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L’oggetto del desiderio


                      
Il primo oggetto d’amore, il primo desiderio, il primo odio, la prima rabbia distruttiva, la prima aggressione, la prima curiosità esplorativa, il primo universo è per ogni bambino, maschio o femmina che sia, la madre.
La crescita, poi, a partire da una condizione simbiotica condurrà ad una  graduale distinzione tra l’io e l’altro, all’individuazione, al riconoscimento del confine, alla progressiva conoscenza di sé ed alla interiorizzazione di tale immagine attraverso i vari meccanismi di identificazione descritti e studiati con le più diverse prospettive dalla psicologia.
Fatto sta che tra gli elementi di conoscenza del sé corporeo , acquisiti già nell’infanzia,  sono da includere le parti genitali.
Molto presto i bambini capiscono di essere maschio o femmina e quindi di somigliare in questo al papà o alla mamma. I modelli di relazione ed i ruoli familiari sono pertanto fondamentali nel definire ciò che culturalmente differenzia i due sessi.

La differenziazione dei sessi e quindi la riproduzione sessuata sul piano biologico serve a favorire le varie ricombinazioni genetiche in modo da consentire poi, per selezione naturale, la sopravvivenza e lo sviluppo di quegli individui che presentano caratteristiche di migliore adattabilità all’ambiente.
Sembra che la specie umana abbia una corteccia cerebrale particolarmente sviluppata (ci credereste?) rispetto ad altre specie animali, sicché i linguaggi e quindi le culture, le religioni, le ritualizzazioni, le diverse organizzazioni sociali hanno finito in molti casi per prevalere sugli aspetti naturali ed istintuali.

Nella nostra cultura l’appartenenza ad uno dei due sessi comporta lo sviluppo di una serie di caratteristiche di cui solo una piccola parte possono essere riconosciute come “naturali” ovvero legate alla struttura fisica, all’assetto ormonale ed al temperamento.
Le differenze naturali tra maschio e femmina, nella nostra specie riguardano la statura, la massa muscolare, la distribuzione dei peli, il grado di sviluppo delle ghiandole mammarie e naturalmente i genitali interni ed esterni.
Tra le caratteristiche naturali si può ancora includere una maggiore aggressività nel sesso maschile, che in quello femminile non risulterebbe compatibile con la gravidanza e l’allattamento.

Per descrivere le differenze culturali tra maschio e femmina nella nostra civiltà sarebbe necessario un trattato: questa semplice considerazione contiene molti significati.
Per caratteristiche culturali intendo ciò che la famiglia e la società si aspettano rispettivamente da un uomo  e da una donna.
 Il rigetto del tipo di aspettativa sociale è uno degli elementi che possono essere alla base di ciò che continua ad essere indicato come “disturbo della identità di genere”.

Il processo attraverso il quale viene costruita la identità personale comporta, nel migliore dei casi il riconoscimento realistico e la accettazione delle proprie caratteristiche psicofisiche. Da questo punto di vista l’età criticamente cruciale è proprio l’adolescenza.

È abbastanza naturale per tutti, compresi gli adulti non essere del tutto soddisfatti di sé, il che, se contenuto entro limiti accettabili, rappresenta un dato abbastanza positivo, costituendo uno stimolo a migliorarsi e continuare ad evolvere nella crescita.

Gli adolescenti, sperimentandosi per la prima volta in una identità diversa da quella conosciuta nell’infanzia, vivono molte insicurezze e naturalmente temono di non piacere e non riuscire ad essere adeguati nel loro nuovo ruolo sociale.
In questo periodo della vita viene affrontato anche il rapporto con l’altro sesso (questo sconosciuto) vissuto appunto come “il diverso, l’altro da sé, l’estraneo”: tutto ciò che ha costituito la precedente esperienza del giovane può giocare una parte nel determinare scelte e preferenze che vengono espresse.
Sembra che la omosessualità, come pratica esclusiva, sia frequente quando siano mancati il modelli di identificazione dello stesso sesso (es.: una ragazza cresciuta tra soli fratelli e viceversa), quando tali modelli, pur risultando presenti, siano riusciti ad essere, per vari motivi, inaccettabili, quando vi sia stato un potente imprintig nel corso di esperienze sessuali precoci vissute con patner omosessuale, etc.



Contesto e modelli di identificazione vissuti nella propria esperienza personale costituiscono anch’essi un elemento capace di condizionare la definizione di identità di genere di un individuo.

Sessualizzazione precoce ed abusi subiti possono risultare determinanti.

La “omosessualità latente” viene considerata una condizione diffusa e fisiologica nel senso che pulsioni omosessuali si ritiene che siano sempre presenti in tutti i soggetti.
Esperienze omosessuali sono frequenti nell’adolescenza, ma non tutti i soggetti sviluppano poi un comportamento esclusivamente omosessuale.
L’intensità del rifiuto espresso contro l’omosessualità manifesta è spesso da correlarsi alla forza necessaria alla inibizione e rimozione delle proprie pulsioni omosessuali latenti.
In effetti per tutta la vita l’altro sesso resta un po’ l’estraneo, la persona diversa più difficile da comprendere e che perciò, in qualche modo, incute una sorta di diffidenza e timore per “lo/a straniero/a”.

La paura dell’altro diverso con l’angoscia di contaminare o perdere la propria identità, per essere fagocitati o controllati, rappresenta un’altra delle condizioni che possono predisporre alla omosessualità.

In alcune culture i due sessi restano, comunque separati in due mondi, generalmente l’universo sociale e l’universo familiare per uomini e donne rispettivamente, per tutta la loro vita.
Fino a non molti anni addietro questo avveniva anche nel nostro paese.

Nella filosofia cinese dello yin e yang il primo rappresenta la recettività o la passività ed il secondo la forza attiva.
Yin-femminilela notte
la luna
il nascosto
il versante in ombra
la passività
il riposo, l'inerzia
le energie distruttrici
la debolezza
mezzanotte
il molle
il negativo
il vuoto, il cavo
la Terra (destrogiro)
i numeri pari
la Morte
la Donna 
Yang-maschile 
il giorno
il sole
il manifesto
il costone soleggiato
l'attività
il movimento, la forza
le energie vivificanti
la forza
mezzogiorno
il duro
il positivo
il pieno
il Cielo (sinistrogiro)
i numeri dispari
la Vita
l'Uomo


Nella cultura occidentale l’identità maschile deve rispondere a certi standard di forza, competitività ed anche superiorità (ovvero capacità di controllo) rispetto all’altro sesso, viceversa la femminilità viene identificata con la gentilezza e la remissività.

 Malgrado la società si sia considerevolmente evoluta ed i ruoli familiari, come la famiglia stessa, siano, a loro volta, in crisi di identità, queste concezioni profondamente radicate e rinforzate da secoli di storia, religioni etc., restano, di fatto, la pietra di paragone sulla quale si continua a confrontare la maggior parte delle persone.

Spesso nelle relazioni omosessuali vengono comunque riprodotti i ruoli “maschile” e “femminile” così come di solito culturalmente definiti.

Quest’ultimo aspetto può comportare da parte del “ruolo maschile” la scelta di persona più giovane, meno colta, più sprovveduta e dominabile ovvero sconfinare nella inclusione di aspetti di tipo sadomasochistico all’interno della relazione.

 Gli aspetti di perversione presenti nelle relazioni omosessuali sono sovrapponibili a quelli eterosessuali, la frequenza e la intensità di tali aspetti nella popolazione omosessuale rispetto a quella eterosessuale è da studiare.

Le condizioni di  anomalie fisiche congenite con alterazione o ambiguità nella definizione sessuale possono indurre insicurezze profonde difficoltà nella costruzione della identità personale e quindi costituire un fattore  di orientamento per la scelta omosessuale.

In tutti i casi una equilibrata integrazione tra aspetti somatici e psichici dovrebbe consentire a ciascuno di accettare i propri colori, la propria statura, i propri lineamenti, le proprie capacità, i propri limiti ed in una parola la oggettività del proprio sé (sesso incluso): quando ciò non avviene vi è un conflitto interiore ed una sofferenza, che può tendere ad essere proiettata all’esterno e vissuta con rabbia, rivalsa, rivendicazione o, viceversa, sofferta interiormente come auto svalutazione e depressione.

Soffrire non è una buona cosa …

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