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Una mela al giorno …


              
(scienza & coscienza: la corruzione nelle amministrazioni pubbliche)
      

La leggenda della scienza narra che Isaac Newton abbia scoperto la legge gravitazionale in un momento di relax, riposando sotto un albero ed osservando la caduta al suolo di una mela, staccatasi dall’albero.
È possibile che sia andata proprio così, dato che, rilassandosi, nei momenti in cui l’attenzione non è concentrata su qualcosa di specifico ed il pensiero non è intenzionalmente indirizzato ad un argomento, la mente si sgranchisce in libertà, al di fuori della rigida regola della concatenazione logico causale ed il tutto fluisce in rivoli di cosiddetto “pensiero divergente” dove le associazioni mentali nascono da percezioni esterne e/o interne che possono utilizzare canali  associativi casuali ed insoliti fino a giungere nei casi fortunati a figurare nuovi percorsi, delineando possibilità ancora sconosciute.
Questo è  il magma del pensiero confuso alla percezione da cui nascono l’intuito e la creatività.

La leggenda religiosa, biblica narra invece che fu la mela, “il frutto della conoscenza”, l’oggetto del desiderio “proibito” di Eva ed Adamo. L’infido rettile tentatore lusingò la donna con la promessa di un orizzonte sconfinato e divino: avrebbe conosciuto e riconosciuto il bene ed il male rendendosi sapiente come Dio stesso. Quello fu il peccato originale, fonte di ogni sofferenza dell’umanità, dato che la conoscenza del male dovette risultare niente affatto piacevole.
 E, tuttavia, l’orgoglio umano non si è affatto ridimensionato e chi desidera provarlo non ha altro da fare se non intervistare la gente domandando quanti sarebbero disposti a rinunciare alla propria intelligenza in cambio di un po’ di ottusa felicità.


La leggenda metropolitana
 moderna indica New York come “la grande mela”, capitale dell’occidente e sempre in primo piano per movimenti culturali, economia, tecnologia, e via dicendo.


Il maiale e la mela
La mela piace tanto ai maiali che possono consumarne tranquillamente quintali.
Guai lasciar libero un maiale tra alberi di mele: la povera bestia ne sarà felice e, di certo, le mangerà tutte, facendo scempio nel frutteto, né le si potrebbe dar torto, visto che la sua specie ha optato per “un po’ di ottusa felicità” e le mele perciò se le è ben meritate.
 Voi obietterete che il maiale non diventerà sapiente e perciò non vale la pena di nutrirlo a quel modo, ma il vantaggio del maiale sta proprio in questo: lui non lo sa!
  Ma gli uomini sì: che l’hanno fatto a fare questo peccato originale se no?

Allora perché molte persone si comportano come se non riuscissero a vedere oltre la propria fame?

La corruzione delle amministrazioni pubbliche, di cui sempre più si parla (senza riuscire a sradicala, peraltro), ha costi enormi che riguardano l’intero paese, l’efficienza e la qualità dei servizi, legata alle risorse disponibili (o indisponibili, visto come si spreca il denaro pubblico) ed alla motivazione degli operatori: motivazione davvero difficile da sostenere quando ci si sente svalutati, sfruttati e defraudati. In queste condizioni infatti il disinvestimento, la presa di distanza emotiva resta l’unica strategia efficace alla  sopravvivenza ed è necessario adattarsi.
Perché distruggere l’ambiente indispensabile alla nostra vita, inquinare le amministrazioni e danneggiare le istituzioni che garantiscono la civiltà in cui siamo nati e viviamo?
Certo nel clima di arrivismo rampante che si respira oggi, tutti coloro che assumono questi comportamenti si sentiranno furbacchioni all’avanguardia, ciascuno di loro si comporta come una cellula cancerogena che tende a moltiplicarsi all’infinito sottraendo nutrimento e risorse all’organismo e non sa che, destinando quell’organismo a morte certa, condannerà sé stessa e la propria progenie alla stessa fine, perché non ha la capacità di vivere autonomamente.

Quale ottusa presunzione anima corrotti e corruttori? Credono davvero di essere più furbi? Di essere superiori agli onesti sfruttati? Ma lo sanno che quando tutto va a rotoli saranno i primi a soccombere, essendo abituati più a rubare che a lavorare ed adattarsi?
Più che di etica si tratterebbe di lungimiranza e allora ci si chiede:

“sicuro che l’hanno assaggiata tutti la mela?”

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