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La CGIL non firma



Si vuole dare impulso alla produttività ed alla crescita del paese: il risanamento non può passare solo per le misure di taglio drastico della spesa e questo lo si diceva da un pò, ora sembra che il governo voglia occuparsene. Il problema, naturalmente è come. Chi dovrà fare cosa, chi dovrà sacrificare cosa,  a chi tocca sobbarcarsi l'onere di trainare il paese in salita.
Susanna Camusso rifiuta di sottoscrivere l'accordo per la produttività firmato da tutte le altre parti sociali: la sua obiezione consiste nel fatto che vi sarà una riduzione del salario reale dei lavoratori, a parte il rifiuto di Monti a detassare le tredicesime.

Se la Camusso avesse ragione, la riduzione del salario o del suo potere d'acquisto giustamente si tradurrebbe in una ulteriore recessione. A questo punto è necessario tentare di capire in cosa consiste l'accordo: l'aspetto  che dovrebbe essere gradito ai lavoratori sta nella detassazione dei salari di produttività, la detassazione significa un incentivo più consistente e significa anche che il costo del maggior peso della incentivazione è a carico dello stato, piuttosto che della azienda. I fondi stanziati per questo sono stati portati a 2,1 miliardi.
Un aspetto "preoccupante" per i lavoratori può essere rappresentato dalla centratura sulla contrattazione nazionale per il lavoro: fino ad oggi il compito del sindacato era di garantire la tutela dei lavoratori, si dava infatti per scontato che spettasse ai dirigenti e proprietari di impresa trovare le strategie per produrre e guadagnare il più possibile. Ora sembra che gli obiettivi della contrattazione dovranno anche includere la ricerca di strategie utili all'incremento della produttività. Cosa questo significhi effettivamente per i dipendenti può essere immaginato e sarà verificato.
Le tredicesime invece non potranno essere detassate: Monti dichiara che lo Stato non può permetterselo.

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