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"Io non mi schiero con nessuno!"


"Io non mi schiero con nessuno!". Queste le parole del premier dimissionario, Mario Monti, alla conferenza stampa di questa mattina, quasi al termine di un intervento molto  articolato che ha toccato molti o  tutti i temi caldi della politica italiana.
Come  molti altri italiani ho seguito interamente l'intervento in diretta televisiva, la stampa era ovviamente presente in sala. Prima di toccare alcuni dei punti che mi sembrano cruciali nell'intervento del premier, sento la necessità di soffermarmi sul linguaggio da lui utilizzato: si tratta di un linguaggio formale, corretto e pacato, talvolta venato di cortese ironia  e che non rinuncia ad esprimere opinioni e posizioni precise, molto chiaramente leggibili. Un linguaggio al quale noi non siamo più abituati nella politica, che da diversi anni si avvale spesso degli insulti e delle campagne denigratorie. Un linguaggio che già nella forma, prima ancora che nella sostanza dimostra che Monti non ha la benché minima intenzione di rinunciare a quel prestigioso ruolo "super partes", quella posizione di "terzietà" conferitagli dal capo dello stato al momento dell'incarico terminato definitivamente oggi.
I temi toccati riguardano la libertà di stampa, in primis, senza la quale il primo ministro afferma che non vi è libertà in un paese. La cosa  è evidentemente riferita alla normativa sulla diffamazione a mezzo stampa,  oltre che ai problemi relativi agli inquadramenti contrattuali dei giornalisti.
In secondo  luogo Monti si occupa di spiegare e difendere l'operato del suo governo, rappresentando come la situazione finanziaria del paese sia stata sanata e la nazione abbia acquisito prestigio internazionale all'interno dell'Europa, rendendosi perciò propositiva anche rispetto a riforme importanti sulla regolamentazione dei mercati e sui progetti mirati alla crescita.
Il professore è convinto che l'Italia possa e debba crescere con l'Europa e che quindi, per riuscire ad avere voce in capitolo, ovvero migliorare le linee guida europee in modo tale da favorire anche la nazione italiana, necessita del prerequisito del prestigio e della credibilità in sede europea. Dichiara di essersi occupato esclusivamente dell'aspetto relativo al risanamento economico, essendo questo inizialmente il suo mandato, mentre spetterà al prossimo governo occuparsi dei problemi relativi alla crescita ed alle riforme istituzionali.
Ha citato De Gasperi due volte: la prima all'inizio del discorso, per rappresentare la diffidenza internazionale verso l'Italia da lui incontrata un anno fa e simile a quella del dopoguerra,  quindi la seconda volta proprio a proposito del governo che verrà per mettere in guardia dai rischi di disfacimento di quanto guadagnato faticosamente dagli italiani. "L'uomo politico guarda alle prossime elezioni, l'uomo di stato alla futura generazione".
Chiaramente Monti vuole essere uomo di stato e diffida le forze politiche dal penalizzare gli italiani per guadagnare i voti delle diverse lobby economiche.
Molto garbati i riferimenti a Berlusconi: Monti non dice che Berlusconi è confuso, incoerente,  populista, demagogico e simili, no, Monti dice: "Non seguo la linearità del suo pensiero" in questo blog si era parlato di banderuole impazzite, ma fa sorridere il garbo del premier. Monti non dice che Berlusconi fa promesse demagogiche, ma dice: "chi toglie  l'IMU oggi dovrà raddoppiarla il prossimo anno" e poi potrà chiamarla come vuole, aggiungeremo noi ...
Rigetta l'accusa di essere asservito alla sinistra e d'altro canto i ripetuti richiami a De Gasperi bastano da soli a chiarire la sua posizione politica.
La parte più significativa dell'intervento riguarda "l'agenda Monti" termine non coniato da lui, come egli stesso afferma, ma che ha incontrato il suo favore: un programma di contenuti sul quale il paese dovrà misurarsi.
Le riforme necessarie richiederanno un governo con "le spalle larghe" capace quindi di ampie maggioranze.
Non manca il riferimento alla posizione della CGIL definita  "arcaicamente nobile" per ciò che riguarda i problemi della riforma del lavoro.
Monti dichiara di non volersi sottrarre alle eventuali responsabilità dovessero essergli richieste in futuro dal nuovo governo eletto dagli italiani.
Un intervento nel suo complesso di grande rispetto formale per tutti, ma molto deciso e perentorio in alcuni punti.
Monti non ha rinunciato a spiegare agli italiani che i provvedimenti di riduzione dei costi della politica, ad esempio, hanno incontrato trasversalmente resistenze in tutte le forze di partito, non ha rinunciato a spiegare le resistenze incontrate a destra per la riforma fiscale ed a sinistra per le pensioni, ritenendo comunque che "l'anomala maggioranza" che lo ha sostenuto fosse proprio quella necessaria a permettere che passassero alcuni provvedimenti, per cui auspica che in un democratico clima di alternanza al governo venga anche superata la semplice  contrapposizione tra forze politiche per quei provvedimenti ritenuti necessari al bene del paese. Non manca una galante riverenza alle donne: "la mentalità italiana va cambiata!".
Ora la parola passa ai partiti ed è campagna elettorale.

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