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La storia di questa campagna elettorale potrebbe essere riscritta da uno sceneggiatore di gialli: in effetti  contiene diversi, se non tutti gli ingredienti che non devono mancare ad un thriller che si rispetti.
Inizia  come la serena scampagnata dei protagonisti che non sospettano essere in uno scenario fonte di infidi pericoli: la legislatura volge al termine, il PD porta avanti le sue primarie ... e quindi  con convulsa accelerazione del ritmo, i tre colpi di scena a ripetizione (di quelli con la colonna sonora che strizza lo stomaco ...): la sfiducia recitata nell'oratoria di Alfano al governo Monti, la candidatura a sorpresa di Berlusconi che tutti davano per morto e sepolto, le dimissioni del primo ministro con anticipazione del calendario elettorale (come in ogni serial che si rispetti facciamo il riassunto delle puntate precedenti).
Quando tutto sembra perduto, con i mercati a picco e lo spread ai vertici, Berlusconi isolato dai suoi sostenitori di un tempo e criticato dall'interno del suo partito, cambia idea: vuole candidare Monti.
Monti non si pronuncia. 
Ieri ha partecipato al vertice del partito popolare europeo che preme per la sua candidatura alle elezioni italiane: questa partecipazione è stata letta da diverse parti come un passo politico, che potrebbe preludere ad una candidatura effettiva, ma il  premier dichiara che ha solo risposto all'invito del presidente del PPE, Martens, per spiegare la attuale situazione italiana.
Si dice che Monti non scioglierà la sua riserva almeno fino al voto alle camere per il dl sviluppo, ma intanto rassicura tutti che qualsiasi governo avrà l'Italia, verrà seguita la linea europeista.
Bersani, dal canto suo, è convinto di poter vincere contro Berlusconi, ma probabilmente non altrettanto sicuro, contro Monti: non vede utile quindi la candidatura di Monti, a cui  ritiene debba essere riservato un ruolo di utilità nazionale super partes, garantisce la linea europeista del suo partito, facendo notare che loro sono i primi ad avere appoggiato l'euro, apre alla possibile collaborazione con le aree centriste ed assicura la corretta integrazione dell'area Vendola (SEL) riconoscendone da un lato l'interessante apporto innovativo sui temi dell'ambiente e dall'altro la capacità di gestione in caso di eventuali divergenze.
Il dilemma di Monti a questo punto è delicato: pressato tanto dall'interno, quanto  dagli altri paesi europei, infine deve scegliere se fidarsi dell'offerta di Berlusconi a di quella di Bersani e qui, considerati i trascorsi sia remoti che recenti, la scelta potrebbe non essere tanto difficile ...
Ma ... il seguito nei prossimi giorni!

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