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Destra e sinistra: esistono?



Qualche tempo fa, proprio su questo blog, mi sono chiesta quale significato possa avere oggi collocarsi a destra o a sinistra in campo politico.
Assistiamo da tempo al rimodellamento dei partiti, con relativa modifica delle denominazioni: questo è avvenuto a destra ed a sinistra, ma, fino ad un certo punto, i due territori hanno continuato a distinguersi per l'ideologia ispiratrice.

La destra dalle posizioni più conservatrici fino alle posizioni più estremiste dei radicali (appunto) è ispirata alle ideologie liberiste
Il liberismo propugna le teorie del "libero mercato e della libera iniziativa" personale o privata, limitando il ruolo delle istituzioni statali a funzioni diverse e disimpegnandole pertanto da qualsiasi intervento in campo economico.

La sinistra, parimenti, dai più moderati riformisti (in parlamento) ai più estremi rivoluzionari (che rifiutano il voto) è ispirata alle ideologie socialiste, che invece addebitano allo stato il compito di garantire l'uguaglianza sia economica che sociale dei cittadini. 
Il socialismo non ritiene che la economia rappresenti un'area svincolabile dalla garanzia dei diritti umani e perciò lo stato deve riuscire a regolare e gestire economia e mercati.

Faccio questi richiami schematici per chiarire i precisi punti di partenza di quelle che sono le idee pure, come tali e passare poi al confronto con la realtà attuale.
Nella nostra realtà registriamo frequenti interventi dello stato a supporto economico di questa o quella industria il cui fallimento comporterebbe la disoccupazione degli operai, osserviamo anche l'intervento economico con i cosiddetti "ammortizzatori sociali" a favore dei lavoratori che hanno perso la propria occupazione per difficoltà delle aziende. Oltre a questo negli ultimi anni abbiamo assistito al fenomeno della speculazione selvaggia nei mercati finanziari con la conseguenza che gli stati hanno dovuto imporre austerity e tartassare i cittadini per rimediare ai danni.
In parole povere ha imperato fino ad oggi la logica della privatizzazione del guadagno e della socializzazione delle perdite: perciò tutti sono arrabbiatissimi!
Dove il libero mercato fa i guai deve intervenire lo stato a coprire le falle economiche, tartassando i cittadini.
La cosa non sembra onesta: tutti ormai riflettono sulla necessità di dare una regolamentazione ai mercati, anche perché le persone e l'ambiente naturale hanno dei limiti, mentre questo liberismo, all'atto pratico, si rivela una entità mostruosa con una fame insaziabile, peggio di un cancro, che divora ogni risorsa esistente scompaginando gli equilibri dell'organismo ospite fino a distruggerlo e morendone quindi a sua volta.
Bisogna prenderne atto: il liberismo è fallito. In campo economico non può vigere la legge della giungla, mentre pretendiamo di essere tanto evoluti e civilizzati in altri settori. 
Può funzionare finché abbiamo appena conquistato un mondo inesplorato, ricchissimo di risorse rispetto al numero di persone da nutrire, come è avvenuto in Nord America, culla del liberismo rampante.
Proprio lì è iniziata la crisi, poi rimbalzata in Europa ...
Non va meglio per l'ideologia socialista: il socialismo reale, sperimentato in Unione sovietica, è un'esperienza chiusa e fallita anch'essa. Non è giusto retribuire allo stesso modo chi lavora e chi non fa nulla, né offrire parti uguali a persone con diverse esigenze: quale motivazione spingerebbe allora l'individuo ad agire ed a dare il meglio di sé?

Le considerazioni che vado qui mettendo a punto, credo siano patrimonio comune di conoscenza della maggior parte degli italiani, ma a volte accostare un pochino i tasselli ci aiuta a formarci una visione d'insieme meglio articolata.

In Italia,  in Francia ed in Spagna sopravvivono le parole "destra" e "sinistra". Che significato hanno?

La storia della lingua ci insegna che alcune parole cambiano il loro significato nel tempo, spesso neanche perché cambi proprio il significato letterale della parola in sé, ma perché alcune connotazioni, già presenti nel significato originario della parola, finiscono per assumere il valore preponderante che quindi sostanzia interamente il senso di quella stessa parola, cambiandone di fatto l'intero significato.
Il fenomeno è ben noto in medicina, dove spesso ci si sforza di cambiare parole, che originariamente designavano semplici patologie, perché  ormai hanno assunto valore dispregiativo ed insultante.

Chiediamoci dunque oggi quali sono queste connotazioni che definiscono i significati delle parole in questione.
Storicamente la sinistra sta dalla parte dei lavoratori ed in generale dei più deboli rispetto alle dinamiche della economia e della società: ne tutela i diritti e li protegge dallo sfruttamento.
La destra sta dalla parte degli imprenditori e dei ricchi, considerati più capaci appunto perché hanno saputo conquistare la ricchezza, il che (va ricordato) era ideologia rivoluzionaria ai tempi del conflitto tra nobiltà e borghesia (la superiorità come conquista e non come eredità di sangue).

Queste sono le uniche connotazioni non anacronistiche che ancora oggi sopravvivono nell'immaginario collettivo e che quindi ancora danno senso alla esistenza di due aree politiche con queste rispettive denominazioni.
A ben riflettere non è poco!

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