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Parliamone ...



"Parliamone ..." non è l'esordio di una penosa spiegazione tra innamorati che hanno appena litigato, neanche l'inizio di un litigio tra amici che forse si sono adombrati per un fraintendimento, no: è la risposta di  Ingroia a Bersani che, come Franceschini ribadisce che esiste la matematica della politica!
E questo già lo sapevamo.

La matematica in politica è un concetto suscettibile di essere sviluppato a diversi livelli:
è matematica politica la logica di spartizione di poltrone e potere,
è matematica in politica il continuo gioco di percentuali e sondaggi incluso il calcolo di probabilità relativo al loro essere attendibili in base alle tecniche di randomizzazione utilizzate ed al periodo in cui vengono effettuati rispetto alla scadenza elettorale,
è matematica in politica  la scelta di candidati provvisti di una propria popolarità e capaci di attrarre fette di elettorato,
è matematica in politica il sondaggio di opinione ed il calcolo di quali siano le affermazioni e gli obiettivi più convenienti da pubblicizzare per guadagnare consensi,
è matematica in politica il compromesso più o meno esplicito che si contrae con lobby industriali o professionali per accaparrarsene i voti.

Praticamente per "salire" in politica, per dirla con Monti, meglio essere come minimo laureati in economia, ma anche matematica sic et simpliciter è accettabile.

Ora la domanda da porsi è la seguente: Bersani ed Ingroia hanno un problema con la matematica?

Ad Ingroia non piace il procedimento matematico utilizzato per inserire alcuni personaggi indagati nelle liste del PD?
Ad Ingroia non piace la soluzione proposta di "desistere" senza contropartita in termini di presenze parlamentari?
Ma non è detto che il problema sia puramente matematico: la realtà, si sa, contrariamente alla matematica non è esattamente prevedibile. Il problema potrebbe essere anche di altra natura, mettiamo un cosa del genere: "prima di attraversare guarda a destra ed a sinistra"Guardare negli occhi  e parlare a viso aperto, perché quando Bersani e Franceschini dicono che, specie in alcune regioni, dividere i voti della sinistra significa favorire Berlusconi, a chi   lo stanno dicendo? Lo stanno dicendo agli elettori o a "Rivoluzione civile"? Questo almeno dovrebbero chiarirlo! .

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