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Giovanna Melandri non cambia idea e si difende: non è censura!



L'argomento del contendere è la presentazione del documentario "Girlfriend in coma" a cui la Melandri, presidente del Maxxi (museo nazionale delle arti del XXI secolo) ha negato lo scorso 31 gennaio la presentazione in anteprima prevista per il 13 febbraio  nel museo.
Oggi, dopo le polemiche che si sono scatenate, Melandri conferma il proprio diniego affermando che sarà disponibile ad ospitare la proiezione ad elezioni concluse dal 26 febbraio, ma che è contrario alla linea del museo, mantenuto col denaro dei contribuenti, ospitare manifestazioni culturali connotate politicamente in periodo di campagna elettorale.
"Girlfriend in coma" è un  documentario che tratta il problema del declino dell'Italia, realizzato da  Bill Emmott, giornalista inglese, già direttore dell'"Economist" e da Annalisa Piras.
Qui in Italia nessuno l'ha visto, ma è stato proiettato a Londra, a Bruxelles ed altre capitali, suscitando già molte polemiche, in quanto considerato in qualche misura offensivo, "uno schiaffo" al nostro paese.
Giusto per formarsi un'idea degli argomenti trattati ci basta sapere che  un editoriale del Messaggero di questa mattina titola: "Maxxi, Melandri annulla il documentario anti-Berlusconi: è bufera".

Dunque, senza mezzi termini, anti-Berlusconi: del resto trattando del declino dell'Italia di cosa'altro poteva parlare se non di chi l'ha governata negli ultimi dodici anni (fatte salve le piccole parentesi Prodi e Monti)?

Se l'Italia è in declino dopo ben  tre governi Berlusconi, questa è realtà della storia contemporanea, non immediatamente inquadrabile come "campagna elettorale".
Un piccolo aiuto per capire in cosa consiste questo benedetto documentario ce lo offre il quotidiano Repubblica in questo video:

http://video.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/girlfriend-in-a-coma-il-trailer-del-documentario/118151/116615?ref=NRCT-51728869-2

Emmott grida allo scandalo,  alla censura ed alla stupidità, protesta pubblicamente su twitter e formalmente inviando una lettera alla presidente del Maxxi.
Melandri, che, per inciso, è un personaggio politicamente collocato a sinistra, risponde sostenendo di dover difendere la natura della istituzione culturale del Museo, pur condividendo i contenuti del documentario dall'inizio alla fine, insomma nessuna censura, ma banale rigore istituzionale (sic).
Il ministero dei beni culturali smentisce di avere dato disposizioni al riguardo, anche se consultazioni vi sono state.
Anche una parte della stampa italiana non ha gradito questo genere di scelta: in effetti si tratta di un documentario, un pò come se vietassero un film storico sul fascismo, giacché siamo in campagna elettorale e i fascisti continuano ad esistere ...


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