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Il bambino con "disturbo della condotta"


Bisogna proprio che oggi dedichiamo un pò di spazio a questo argomento, visto che mettere qualcosa su carta a volte aiuta liberare la mente.
Certo perché se siete degli educatori o insegnanti o terapeuti o ancora operatori di servizi, già lo sapete: il bambini e gli adolescenti con disturbo della condotta sono quelli che denudano il verme che è in ciascuno di noi.
Quelli che vi faranno provare rabbia, impotenza, dolore e metteranno a dura prova le vostre capacità di autocontrollo, ma soprattutto quelli che rischiano di farvi perdere la speranza.

Per i non addetti ai lavori, che incidentalmente fossero incappati in questa strana lettura, vado a precisare che "Disturbo della condotta" non è, come potrebbe apparire in un linguaggio comune una dizione  banale come disturbo del comportamento, ma una diagnosi precisa che qualifica nella età evolutiva ciò che nell'adulto verrà designato come "Disturbo dissociale (o antisociale) di personalità".

Il DSM IV (la bibbia, praticamente)  codifica questa diagnosi F91.8, distinguendone la gravità (lieve, moderato e grave) e l'età di insorgenza (ad esordio nella fanciullezza o nell'adolescenza) e recita testualmente: "... spesso innescano un comportamento aggressivo ... possono mostrare comportamento  prepotente, minaccioso o intimidatorio ... ... dare inizio frequentemente a colluttazioni fisiche, usare un'arma che può causare seri danni fisici, essere fisicamente crudeli con le persone o con gli animali ... rubare affrontando la vittima ..."   e avanti di questo tenore.
Questo tipo di disturbo si presenta con percentuali che variano dal 6 al 16% nei maschi e dal 2 al 9% nelle femmine.

Parliamo di bambini  e di ragazzi con meno di 18 anni: chi sono queste persone e perché sono così?
Contesti sociali gravemente deprivati, storie di abusi e maltrattamenti, ma soprattutto storie di abbandono affettivo.
Questi sono quelli che la speranza l'hanno persa, non credono negli adulti e nelle loro regole, né sperano di poter essere amati, perché nel loro mondo l'amore non esiste e non è mai esistito: esistono i bisogni e la sopraffazione, perciò è sempre meglio agirla la rabbia, piuttosto che subirla o lasciarsene corrodere, meglio essere i più forti ed i più furbi, piuttosto che vittime perdenti.
Cosa si può fare? Naturalmente dipende, molto dipende ... prevenzione, interventi precoci, reale presenza dei servizi sociali sul territorio. Quando i giochi sono fatti, quando una persona si è strutturata ... diventa difficile e la nostra strana società sa punire chi non ha saputo aiutare ... chissà forse punire è più economico.

Commenti

  1. Parlando con mia cugina dei suoi studi (scienze della formazione) mi ha consigliato un libro molto interessante riguardo questo argomento, "Il fanciullo difficile" di Alexander S. Neill.
    Il libro è della fine degli anni '20, ma è impressionante come alcune riflessioni possano essere così attuali.

    RispondiElimina
  2. Grazie della tua attenzione, Armonia, e dei tuoi suggerimenti: darò un'occhiata al libro che tu dici. Queste sono situazioni umane rispetto alle quali è obbligatorio porsi con tutta l'umiltà di cui siamo capaci ed essere recettivi rispetto a qualsiasi esperienza ed a qualsiasi insegnamento. Purtroppo nessuno di noi riesce ad essere onnipotente e, per quanto si possa cercare rimediare, a volte la realtà è forte e violenta e travolge i nostri miseri e scalcinati argini. Molti di questi bambini non vengono "salvati" purtroppo ...

    RispondiElimina

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