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Recensione di "Senza patria" di Cesar Balaban

L’opera è un romanzo autobiografico che non tradisce l’aspettativa di una buona lettura, di quelle godute con partecipazione, di quelle che stimolano confronti e riflessioni personali e riescono ad intenerire e commuovere. Uno stile narrativo ricco, ma scorrevole, centrato sul tratteggio di personaggi che vengono presentati e conosciuti profondamente, così come sono, immersi nel loro clima culturale, attraverso una caratterizzazione sapientemente narrata talora lungo tutta la storia e talora in brevi episodi aneddotici. Il tutto filtrato nell’incantevole sorpresa di uno sguardo infantile, scoperto da una curiosità nascosta in silenzio in qualche angolino. Una vena di nostalgica poesia pervade i passi descrittivi nell’immediatezza del contatto con una natura incontaminata. 

"Le stelle, in assenza totale di luci artificiali e di foschia erano una moltitudine: grandi, piccole, brillanti, tenui, distinte o raggruppate (...) fissavo intensamente la volta stellata, sino ad avere l’impressione di abbandonare il mio corpo e di fluttuare verso di essa". 
Questa tematica ritorna in diversi momenti, culminando nel tentativo di trasmettere quella sensazione di eccitazione, un po' di timore, un po' di potenza, che si può vivere durante una esplorazione pionieristica in un luogo disabitato ed inviolato, come sperimentato dal protagonista durante un campeggio con gli scout nei primi anni della sua adolescenza. L’autore presenta i modi di pensare e di educare, propri della sua gente, come gocce di millenaria, ancorché semplicissima saggezza, senza affatto dissimulare l’ammirazione per gli anziani della sua famiglia. Il libro diviene anche depositario delle storie e dei miti familiari conosciuti soprattutto attraverso il racconto dei nonni ed anche di altri adulti. Il "senza patria" cresce in un mondo dove convivono diverse culture che gli è dato conoscere grazie al lavoro ed ai viaggi di suo padre, che spesso conduce con sé il ragazzo. Possiamo conoscere in questo romanzo costumi, mentalità e parti di storia, altrove trascurate. 

La tematica portante in questa narrazione rimane comunque il sentimento di esilio e frantumazione della identità proprio  di un popolo scacciato dalla sua terra, perseguitato e massacrato: un popolo senza terra, eternamente ospite di qualcun altro e perciò obbligato ad adattarsi a costumi non propri. La patria: l’amore ed il rimpianto per la terra natia ed i forti legami familiari, pur presenti ed intensi, restano fuori dall’area di diritto dell’esule, precariamente adattato in terra straniera. L’esule ha l’unica scelta di emigrare ...

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