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Violenza contro le donne: il rapporto dell'OMS

21/06/2013


Ha certamente i toni di una denuncia accorata e vibrante il rapporto, il primo a livello globale, pubblicato ieri dall'OMS e relativo ai dati emersi da una ricerca condotta in tutto il mondo  sulla violenza subita dalle donne .
Risulta che il 35% delle donne subiscono abitualmente violenza, in effetti più di una donna su tre: nella maggior parte dei casi la violenza  viene agita dal partner (30%).
Il focus della ricerca riguarda la violenza fisica e/o sessuale e l'indagine è stata condotta dall'OMS con la collaborazione della London School of Hygiene & Tropical Medicine e il sudafricano Medical Research Council.

Vengono valutati gli impatti sulla salute fisica e mentale delle vittime:  lesioni fisiche di varia gravità fino alla morte sono  presenti nel 42% delle donne che subiscono violenza, il rischio di soffrire di disturbi depressivi è doppio rispetto alla casistica di donne non maltrattate ed altrettanto vale per l'abuso di alcol, aumenta il rischio di contrarre infezioni veneree o sessualmente trasmissibili (la probabilità sale di 1,5 volte) sono inoltre più frequenti le gravidanze indesiderate e gli aborti ed infine c'è un rischio del 16% maggiore di avere bambini con basso peso alla nascita (small for date).

La conclusione peraltro presente nel titolo del rapporto è che la violenza contro le donne è un problema di salute globale di proporzioni epidemiche secondo le parole di Margaret Chan, direttore generale dell'OMS,  la quale ritiene sia doveroso da parte dei sistemi sanitari di tutto il mondo "fare di più" per soccorrere le donne che subiscono violenza.
Vengono quindi fornite indicazioni e raccomandazioni utili alla prevenzione e soprattutto all'accoglienza delle donne che hanno subito violenza e che pertanto si  rivolgono ai servizi sanitari per le cure necessarie: nella maggior parte dei casi queste persone non rivelano l'origine delle lesioni o dei disturbi per i quali richiedono gli interventi medici. Da questo punto di vista vengono raccomandate una specifica formazione del personale sanitario, condizioni di contesto che garantiscano la riservatezza ed infine la possibilità di efficaci raccordi con altre strutture cui i casi possono essere rinviati..



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