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La prima colazione fa bene al cuore

29/07/2013


Che le sane abitudini igieniche giovino alla salute è cosa nota da tempo, non per nulla si parla di abitudini igieniche sane, appunto, ma forse, malgrado le raccomandazioni di medici di famiglia, cardiologi e via dicendo, molta parte del pubblico fa fatica a sentire da quell'orecchio, sicché da un pò di tempo è tutto un fioccare di ricerche che dimostrano i benefici del sonno, dell'esercizio fisico e così avanti.
Oggi è la volta della prima colazione:  tutti sanno già che è importante e raccomandata, che il digiuno prolungato può nuocere all'organismo, ma ora la Harvard University in uno studio curato principalmente dal dott. Leah Cahill (presentato all'Independent),  ha analizzato proprio con precisione scientifica, appunto, l'incidenza delle malattie cardiovascolari considerate in rapporto alla variabile rappresentata dalla abitudine o meno di fare colazione al mattino. Il dato emerso è davvero notevole: l'incidenza di malattie cardiache nei soggetti che non fanno colazione al mattino aumenta di ben il 27% rispetto a quanto osservato nel gruppo di persone che hanno invece  l'abitudine di mangiare la mattina!

Una differenza davvero rilevante! Secondo i ricercatori, saltare abitualmente la colazione, infatti aumenta il rischio di ipertensione, diabete ed ipercolesterolemia, tutti fattori di rischio per le malattie cardiache, in quanto  l'organismo viene sottoposto allo stress di un digiuno prolungato, producendo come meccanismi difensivi appunto l'aumento della pressione sanguigna ed anche, col tempo, una certa resistenza all'azione dell'insulina, il che rischia di favorire l'insorgenza di diabete.
Lo studio è stato condotto monitorando per oltre 16 anni, le abitudini alimentari di 27.000 operatori sanitari di sesso maschile ed età compresa tra i 45 e gli 82 anni.

Una cattiva abitudine invece sarebbe quella di mangiare durante la notte: l'abitudine a fare  spuntini a notte inoltrata, dopo essere andati a letto, è stata correlata  con un aumento del rischio cardiaco di  ben il 55%.
In questo caso infatti l'organismo non riesce ad operare una corretta digestione degli alimenti.

Uno studio analogo è in corso anche sulla popolazione femminile, benché ci si aspetti che possano esistere differenze tra i due sessi.





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