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Ignoranza: la piaga italiana

L'ignoranza, il non sapere ed il non saper osservare o interpretare le informazioni ed i dati che emergono dalla esperienza è sicuramente una condizione di svantaggio che rende facilmente manipolabili e suggestionabili le persone, depauperandole di fatto della capacità di ragionare autonomamente sui dati e di trarne le proprie conclusioni critiche con indipendenza di giudizio.
Vero è anche che la cultura e la civiltà storicamente sono sempre fiorite laddove era stato superato il bisogno di occupare tutto il tempo disponibile per procacciarsi quanto necessario a sopravvivere.
L'ignoranza insomma tende ad essere direttamente proporzionale alla povertà: chi è impegnato a guadagnare l'indispensabile ovvero i cosiddetti beni di prima necessità, difficilmente ha il tempo ed i mezzi per coltivarsi culturalmente. Non stupisce quindi che nel rapporto Istat sul benessere equo e sostenibile, accanto ad un generale impoverimento familiare, vengano registrati dati nel complesso poco confortanti per quanto riguarda il livello culturale medio della popolazione nazionale.

Secondo il rapporto Bes tra il 2011 ed il 2013 sono globalmente migliorati gli indicatori relativi al grado di istruzione della popolazione, ma la crescita risulta molto lenta e ampiamente distante dalle medie europee: nel biennio che va dal 2011 al 2013 gli italiani tra i 25 ed i 64 anni con un diploma medio superiore sono passati dal 56% al 58,2% mentre nello stesso biennio. tra i 30 ed i 34 anni i laureati sono passati dal 20,3% al 22,4%. Molto basso il numero di persone che praticano una formazione continua: tra i 25 ed i 64 anni solo il 6,2%  ha seguito un corso di formazione o aggiornamento nelle  due settimane antecedenti l'intervista, ma il numero aumenta, anche rispetto agli anni precedenti se si considerano invece gli ultimi 12 mesi (il 21,9% nel 2013 a fronte del 13,9 del 2011).

Siamo dunque ben distanti dalle medie europee che per il diploma medio superiore sono del 74,9% e del 40% per i laureati nelle stesse fasce d'età che in Italia registrano rispettivamente il 58,2% ed il 22,4%.
Le indagini Piaac con i test di competenza alfabetica e numerica hanno collocato l'Italia agli ultimi posti, con le medie più basse tra i paesi Ocse.
Aumentano i Neet, vale a dire i giovani tra i 15 ed i 29 anni che non lavorano e non studiano: erano il 22,7% nel 2011 ed il 26% nel 2013. La tendenza è in continua crescita già da diversi anni se si considera che tra il 2004 ed il 2009 oscillava più o meno stabilmente tra il 19% ed il 20,5%.

Il divario tra il livello culturale medio nelle regioni del nord rispetto a quelle del sud si è accentuato con penalizzazione di queste ultime, anche i livelli di competenza acquisita tra gli studenti delle medie superiori risultano mediamente carenti al sud rispetto alle regioni settentrionali del paese.
La formazione continua è più praticata tra i giovani (il 13,2% tra i 25 ed i 34 anni) ma tende a calare parecchio con l'aumentare dell'età fino al 2,2% tra i 60 ed i 64 anni.

Naturalmente una delle variabili capace di incidere più profondamente sulla istruzione e sul percorso formativo dei giovani è la estrazione culturale, valutata in base al titolo di studio dei genitori e quindi al livello economico familiare.

Commenti

  1. L'ignoranza è la forza di uno Stato autoritario. E il nostro Stato ne ha un grande bisogno. Quindi è stato voluto e creato ad arte un sistema per cui le informazioni sono artefatte ( media), le scuole sono scadenti e l'inserimento nel mondo del lavoro è controllato ( raccomandazione). Finchè non cambierà la classe dirigente di questo paese, l'ignoranza sarà la norma e una necessità!

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  2. Per la prima volta da quando ci conosciamo posso sottoscrivere le tue parole precisamente dalla prima all'ultima ... ma certo non ne godo! :-/
    Ciao Fabio, grazie del tuo intervento!

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  3. Per la prima volta da quando ci conosciamo posso sottoscrivere le tue parole precisamente dalla prima all'ultima ... ma certo non ne godo! :-/
    Ciao Fabio, grazie del tuo intervento!

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  4. Tocca a me fare l'avvocato del diavolo, a quanto vedo, perché io sono dell'avviso che il vero malanno dell'umanità non sia l'ignoranza in se stessa, (quasi tutti gli imprenditori di successo non hanno la Laurea, oppure se la sono "comprata" dopo) ma la stupidità. L'ignorante ha solo bisogno di istruirsi, o di fare esperienza e magari sa ammettere i suoi limiti. Lo stupido no. E' presuntuoso, insolente e il più delle volte è pure arrogante. Lo stupido può anche avere una "certa cultura", ed è proprio la consapevolezza di ciò che lo rende dannoso peggio una bomba atomica. :-)

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    1. Ciao Jennaro! Il tuo punto di vista merita molta considerazione, ma per come la vedo io difficilmente lo stupido arriva a possedere cultura ... al massimo può essere istruito ed anche lì ... ci sarebbe da verificare e naturalmente non c'è nulla di peggio della presunzione abbinata alla stupidità ;-)

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    2. .... Se poi il mix è dato da ignoranza, più presunzione, più stupidità, più raccomandazione lavorativa allora è la fine. E purtroppo buona parte dei raccomandati in posti di responsabilità ha tutte queste "qualità".

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  5. Ahi ... Poiana .... la piaga va in gangrena .... :-(( devo solo darti ragione!

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  6. Quello cui stiamo assistendo è un generale livellamento della preparazione generale che va a tendere verso il basso e a ciò si unisce l'idea di una scuola che debba garantire il successo formativo a tutti, inteso come promozione a tutti i costi. Ne derivano un abbassamento delle pretese e un'estrema riduzione e semplificazione dei contenuti. In questo modo si creano individui incapaci di sviluppare un sapere critico, rendendoli facilmente manipolabili e indifesi di fronte a tutta la falsa informazione che ci circonda.

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    1. L'obbligo scolastico per legge in una scuola non ristrutturata per adattarsi alle diverse esigenze degli allievi credo comporti gioco forza un livellamento al basso: è che quando cambia il contenuto bisognerebbe cambiare anche il/i contenitore/i.

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