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Spreco alimentare: il rapporto Waste Watcher 2014

È stato presentato il 7 luglio a Milano, all’EXPO Gate di via Beltrami, il rapporto 2014 sullo spreco alimentare effettuato dall’osservatorio Waste Watcher: malgrado il fenomeno si vada riducendo in Italia, nel 2013 sono finiti nella spazzatura l’equivalente di 8,1 miliardi di euro in cibo buttato via, erano 8,7 miliardi nel 2012.
La media è di 6,5 euro gettati via ogni settimana in ciascun nucleo familiare, corrispondenti a circa 630 gr. di cibo
Attualmente gli italiani hanno guadagnato una migliore sensibilità al problema ed il 63% delle persone ritengono sia prioritario limitare lo spreco alimentare: oggi l’81% degli italiani controlla se gli alimenti scaduti sono ancora buoni prima di decidere di buttarli via.
Dal punto di vista della prevenzione del fenomeno e della educazione dei consumatori è importante naturalmente studiare le cause più frequenti dello spreco. 

Nella stragrande maggioranza dei casi  il cibo buttato via è effettivamente andato a male perché ammuffito o comunque visibilmente deteriorato, mentre nella minoranza  dei casi è stato acquistata una quantità eccessiva di alimenti rispetto all'effettivo fabbisogno familiare.

Da un punto di vista etico lo spreco alimentare è inconciliabile con la realtà a livello mondiale delle morti causate da denutrizione ed infatti la maggioranza delle persone sensibili alla tematica riconoscono per lo più motivazioni di tipo morale.
Sotto il profilo della sensibilità al problema  dello spreco il rapporto 2014 individua alcune diverse tipologie di consumatori:

  • consumatori virtuosi, 22% queste persone riconoscono sia l'aspetto etico negativo legato allo spreco alimentare, sia il danno all'ambiente che può derivarne e quindi sono molto attenti e sciupano pochissimo cibo.
  • consumatori attenti, 27%: hanno le stesse caratteristiche dei primi, ma con intensità leggermente minore, comunque buttano via poco.
  • consumatori indifferenti, 10%, sciupano poco, ma essenzialmente per motivi economici, benché non abbiano sviluppato interesse per i temi etici ed ambientali.
  • consumatori incoerenti, 26%, benché verbalmente dichiarino attenzione ai problemi ambientali e morali legati allo spreco, di fatto poi sono degli sciuponi.
  • consumatori spreconi, 4%, non si sentono coinvolti individualmente nella responsabilità legata allo spreco alimentare, ma ritengono che siano problematiche da affrontarsi solo a livelli  istituzionali e quindi buttano via serenamente il cibo.
  • consumatori incuranti, 11%, non comprendono gli aspetti negativi dello spreco di cibo sia rispetto all'impatto ambientale, sia dal punto di vista etico. 

Commenti

  1. Con tutto il rispetto per queste cifre che sicuramente non sono poca cosa, ma se andassimo a quantificare (per esempio) la sola frutta che ogni anno cade dai nostri alberi perché troppo matura, per non essere stata colta, sono sicuro che questa quantità di spreco farebbe impallidire semplicemente le altre statistiche, visto che poi importiamo la frutta dall'estero... Ciao Clara! :-)

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    Risposte
    1. Non saprei Jennaro: sembra che non sia così, secondo i dati il 22% dello spreco avviene all'interno delle famiglie e solo l'11% avviene nelle reti di distribuzione degli alimenti, quindi è proprio l'educazione familiare l'aspetto più importante, anche i ristoranti incidono per una quota minore.
      Però a pensarci la rete di distribuzione non include ciò che marcisce nel terreno: credo che tu abbia ragione: è proprio l'organizzazione del mercato che favorisce lo spreco. A loro interessa solo che tu compri perché devono vendere: che muoia di fame una persona al minuto nel mondo non potrebbe fregar di meno! :-(
      Ciao, buon pomeriggio e grazie del tuo intervento!

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