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Epidemia Ebola: la roadmap OMS

Oggi a Ginevra l'OMS ha comunicato il suo programma internazionale con l'obiettivo di contrastare l'epidemia di virus Ebola in Africa occidentale fino a domarla nel giro dei prossimi 6-9 mesi.
L'intensificarsi dell'allarme è legato alla osservazione che circa il 40% dei casi segnalati sono delle ultime tre settimane, il che evidentemente depone per una escalation nella diffusione del virus.
La elaborazione del programma OMS si è avvalsa del contributo  delle strutture sanitarie nei paesi colpiti,  di alcuni istituti bancari e di governi che hanno offerto un supporto finanziario ed ancora di organizzazioni come Medici Senza Frontiere e diverse agenzie delle Nazioni Unite.

L'intento è quello di assistere i governi dei paesi coinvolti dall'epidemia nei programmi di intervento mirati ad arginare e limitare i focolai, nonché aiutare i territori a rischio di contagio in quanto vicini e/o confinanti.
Vengono considerati in primo piano le necessità dei centri medici di assistenza ed il problema delle "sepolture sicure".  Il funzionamento e l'efficacia dei piani operativi verrà monitorata dall'OMS in una sezione specificamente dedicata. Le forniture dei dispositivi necessari alla protezione degli operatori sanitari ed altre attrezzature verranno soddisfatte con il sostegno della banca mondiale.

Fino ad oggi l'epidemia è stata considerata contenibile in quanto, benché si tratti di una grave patologia emorragica con una mortalità del 90%,  si trasmette soltanto per  il contatto diretto col sangue e/o i fluidi corporei di persone infette e sintomatiche: un contagio pertanto ritenuto facile da evitare come sicuramente lo è in condizioni igieniche controllate ed ottimali, che però non sono quelle su cui può contare il tessuto sociale delle regioni colpite ... perciò l'estensione dell'epidemia sembra procedere velocemente.

Due giorni fa, il 26 Agosto, il Ministero della Salute in Congo ha denunciato la presenza di un focolaio, rivelando che tra il 28 luglio ed il 18 agosto sono stati segnalati 24 casi sospetti di cui 13 letali.
Il contagio, secondo quanto riferito dall'OMS sarebbe stato originato da una donna incinta che aveva macellato della cacciagione procurata dal marito: la donna poi ricoverata in una clinica di Isaka Village è morta l'11 agosto, ma diverse persone (un medico, due infermieri, un altro degente, un igienista ed infine il personale della sala mortuaria)  esposti al contagio hanno contratto a loro volta la malattia, al momento gli 11 sopravvissuti dei 24  contagiati sono in isolamento.
Attualmente  le aree infette sono Guinea, Liberia, Nigeria e  Sierra Leone a cui da due giorni si è aggiunto il Congo, sono oltre 3.000 i casi segnalati di cui 1.552 decessi, ma queste cifre potrebbero rappresentare solo la punta dell'iceberg se si considera il numero di casi non diagnosticati e pertanto non registrati nelle statistiche.

La malattia si manifesta  con febbre, astenia, mialgie, cefalea e mal di gola, seguiti da vomito e diarrea, eruzione cutanea, alterazione della funzionalità epatica e renale ed emorragie interne ed esterne. Le persone affette possono rimanere contagiose anche dopo due mesi dall'inizio della malattia, mentre il periodo di incubazione (dal contagio alla comparsa dei sintomi) può variare da 2 a 21 giorni.
La diagnosi di certezza è possibile con test di laboratorio (isolamento del virus, test immunologici) l'ospite naturale del virus è il cosiddetto pipistrello della frutta, ma anche altri animali possono essere ospiti occasionali del virus. L'Ebola, comparsa per la prima volta in Africa nel 1976, ha  fatto registrare in passato focolai di infezione abbastanza limitati, mentre quella attuale sembra l'epidemia più grave ed estesa cui si sia assistito fino ad oggi.

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