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Suicidio: 800.000 vittime ogni anno

Molte reticenze e pregiudizi hanno impedito fino ad oggi di affrontare la tematica del suicidio come problema di salute, peraltro diffuso su tutto il territorio mondiale.
Oggi per la prima volta l'OMS si occupa in modo diretto anche di questo: secondo i dati rilevati dalla Organizzazione mondiale della salute sono 800.000 ogni anno le persone che muoiono per suicidio e questa è la seconda causa di morte tra i giovani di età compresa fra i 15 ed i 29 anni a livello globale.
Le maggiori probabilità di gesti suicidi tuttavia,  interessano le persone di età superiore ai 70 anni con una frequenza tripla nel sesso maschile rispetto a quello femminile nei paesi a reddito più elevato.
Particolarmente vulnerabili risultano essere gli uomini che hanno superato la cinquantina.

Sotto il profilo statistico il suicidio è un problema universale che coinvolge soprattutto i paesi a reddito medio e basso, dove si concentrano il 75% di tutti i suicidi a livello mondiale.

Oggi è la prima volta che l'OMS pubblica un proprio rapporto sull'argomento nella prospettiva anche della prossima giornata mondiale di prevenzione del suicidio che si terrà il 10 settembre p.v.

Il problema che ci si pone è come e cosa fare per prevenire i suicidi: attualmente  gli strumenti utilizzati più comunemente per uccidersi sono alcuni veleni, come i pesticidi, l'impiccagione e le armi da fuoco.
Alcune valutazioni effettuate in paesi come l'Australia, la Nuova Zelanda, il Canada ed il Giappone dimostrano che il più elementare provvedimento, consistente nella limitazione all'acquisto di armi o veleni letali è già per sé sufficiente a ridurre il numero di morti per suicidio.

Solo in 28 paesi nel mondo esistono  piani d'intervento nazionali e specificamente mirati alla prevenzione dei suicidi: sotto il profilo preventivo, oltre a non rendere facilmente disponibili le armi e gli strumenti più comunemente usati per uccidersi, si ritiene abbia molta importanza anche la comunicazione di massa: i media dovrebbero essere sensibilizzati in tal senso ed evitare di dare grande risonanza mediatica ai casi di suicidio, astenendosi inoltre dall'entrare nei dettagli relativi ai mezzi ed alle tecniche utilizzate per morire.
Naturalmente la maggiore responsabilità spetta alla presa in carico sanitaria e psicologica dei soggetti a rischio, rispetto ai quali è imprescindibile la diagnosi, quanto più precoce  possibile ed un attento follow up indirizzato soprattutto ai soggetti che abbiano già effettuato tentativi di suicidio, essendo proprio questi coloro che più facilmente cercheranno di ripetere il tentativo fallito in precedenza.

Un ruolo centrale nella prevenzione è anche quello giocato da tutte le istituzioni che si occupano del benessere sociale dei cittadini, garantendo anche standard di istruzione ed occupazione ed infine, ma certo non ultimo è necessario anche l'impegno dei Dipartimenti di Giustizia, questi ultimi verosimilmente vengono chiamati in causa dall'OMS soprattutto in rapporto alla frequenza di suicidio nelle carceri.

Nel programma di salute mentale dell'OMS per il periodo dal 2013 al 2020, uno degli obiettivi fissati è di ridurre la mortalità per suicidio del 10% entro il 2020, estendendo una offerta di servizi specifici e competenti nei paesi aderenti.

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