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Grillo in versione western: "per un pugno di voti"

Ebbene lo confesso: ho letto il fatto quotidiano, rainews e Repubblica per documentarmi sulla sfuriata di Grillo contro gli immigrati, poi, visto che ho incontrato numerose trascrizioni virgolettate del post pubblicato sul blog di Beppe Grillo, com'era ovvio, sono andata ad infoltire la numerosa schiera dei suoi lettori ed ho letto l'originale: Grillo vuole che gli immigrati clandestini vengano respinti, sono troppi e portano malattie, quanto ai profughi possono essere accolti, purché siano poi liberi di girare in altri paesi europei.
Una delle espressioni che mi ha maggiormente colpita è:

  • "per un pugno di voti" secondo Grillo infatti le politiche sulla immigrazione giocate in un annoso quanto sterile conflitto fra destra e sinistra, sono una scenografia messa in opera a beneficio dei rispettivi elettorati: tutto si fa per un pugno di voti e di certo l'espressione non è scelta a caso, ma richiama il capolavoro western di Sergio Leone intitolato: per un pugno di dollari. Chi può dimenticarlo? L'espressione, sapientemente scelta da un consumato uomo di spettacolo è destinata a rimanere impressa nella mente di chi legge, sintetizzando in due parole quanto la classe politica oggi al potere possa essere ritenuta avvicinabile  con accostamento analogico ai componenti della banda che si ammazzavano per un pugno di dollari appunto, di certo mossi esclusivamente dai propri personali interessi. Ora non ha davvero importanza cosa realmente si faccia, se lo si fa per un pugno di dollari o di voti: non si può certo andare contro diritti e doveri fondamentali come l'umanitarismo o l'obbligo di soccorso in mare, di conseguenza non è opportuno discutere sui contenuti, meglio screditare processando le intenzioni egoistiche ed in mala fede di chi parla ed agisce per un pugno di voti.
L'altra espressione che pure mi ha colpita e, confesso anche questo, fatta sorridere è:
  • "è tempo di affrontare (...) non come un tabù" insomma secondo Grillo il nodo immigrazione è un tabù da rompere ed  è certo un atto di coraggiosa ribellione riuscire a rompere i tabù, tuttavia in questo Grillo non si è dimostrato accorto, in quanto benché rompere un tabù sia storicamente un atto giovanile e rivoluzionario, dopo Poletti col suo tabù dell'articolo 18, la parola ha acquisito l'incoercibile tendenza ad assumere un significato leggermente diverso nel senso lato e c'è parecchia gente che va sacramentando che i suoi tabù ormai se li è rotti abbastanza. Insomma se oggi andate alla Fiom a parlare di tabù rischiate di passare un brutto quarto d'ora.
A parte questo, se è vero che i politici parlano per un pugno di voti ed è vero che di fatto Grillo è un politico, ne consegue allora che Grillo parla per un pugno di voti (ineccepibile sillogismo aristotelico, ndr) e non c'è dubbio che questo atteggiamento verso gli immigrati incontri il favore di buona parte dell'elettorato della destra tradizionale e di quella leghista: vien quasi da pensare che si annusi aria di elezioni in giro!

Dei tabù è meglio non parlare per puro spirito di autoconservazione e quanto ai profughi ed i clandestini ... arrivano persone raccolte in mare e salvate da situazioni di emergenza, tutti sono in fuga da fame e guerre nel migliore dei casi: come distinguere profughi da clandestini?
Una cosa veramente sensata invece è l'idea di ricontrattare in sede UE la possibilità dei profughi di varcare le frontiere all'interno dell'Unione. Siamo o non siamo una unione senza frontiere?
Oltretutto è evidente che l'Italia da sola non può materialmente riuscire ad assorbire tutto il flusso migratorio: vogliamo ufficializzare questa realtà o lasciare che ci tirino pure le orecchie in sede europea per la mancata registrazione di richiedenti asilo?

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