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Aumenta l'occupazione (precaria) per la mezza età

Aumenta l'occupazione in gennaio 2015: si tratta di una tendenza già registrata in dicembre 2014 e che quindi persiste positiva: in gennaio 2015 abbiamo 22 milioni e 320.000 occupati, praticamente senza variazioni rispetto alla crescita di cui si era già parlato in dicembre 2014, ma con la registrazione di aumento tendenziale, in quanto nel confronto con lo stesso periodo dello scorso anno, l'aumento è dello 0,6% quindi con 131.000 occupati in più rispetto a gennaio 2014.
Riportando il dato al tasso di occupazione (ovvero il rapporto tra il numero di occupati ed il numero totale della fascia di popolazione di riferimento) l'aumento tendenziale è dello 0,3% e quello congiunturale dello 0,1.


In questo mese la disoccupazione segna una riduzione dello 0,6% rispetto al mese precedente, ma un aumento dello 0,2% nel confronto tendenziale, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Il contemporaneo aumento sia dell'occupazione che della disoccupazione è possibile, tenendo conto di una serie di variabili che includono la variazione di percentuale di popolazione cosiddetta inattiva ed il turn-over in entrata e uscita dalla fascia d'età 15-65 anni considerata forza lavoro potenziale.
In gennaio il tasso di disoccupazione è del 12,6% riducendosi quindi di 0,1 punto percentuale rispetto a dicembre 2014 e riportandosi ai livelli di gennaio 2014.

Gli inattivi (coloro che pur essendo in età lavorativa non hanno cercato lavoro nei due mesi precedenti l'intervista e comunque non occupati, né in cerca di lavoro, come gli studenti ad esempio) si riducono dello 0,1% rispetto a dicembre 2014 e dell'1,3% rispetto a gennaio 2014.
Il tasso di inattività si stabilisce al 36% con una riduzione tendenziale dello 0,4%.

Al di là di questi dati mensili, gli altri dati riportati ieri dall'Istat, relativi al 4° trimestre 2014 ed alle medie dell'anno 2014 in effetti sono quelli già analizzati nei mesi scorsi: il 4° trimestre 2014 ha visto una crescita del numero di occupati, ma l'incremento di occupazione che ha segnato un  + 0,7% ha riguardato soprattutto gli ultracinquantenni. Considerando la cosa per fasce d'età, la situazione è questa:

  • 15-34 anni, gli occupati diminuiscono dello 0,2%
  • 35-49 anni, gli occupati calano addirittura del 2,3% 
  • oltre i 50 anni invece l'occupazione aumenta del 5,8%
Si tratta dunque di un aumento che riguarda la mezza età, ma non le forze lavoro giovani e questo dato è così eclatante che meriterebbe un'analisi attenta.
Ma quale è il tipo di lavoro che va aumentando?

  • Lavoro a tempo pieno: un modesto + 0,2%
  • Lavoro part time (involontario per il 64,1%): + 3,2%
  • Lavoro con contratti a termine: + 6,6%
  • Lavoro con contratti di collaborazione: + 8,9%
In altre parole c'è un invecchiamento ed una precarizzazione della forza lavoro, mentre persistono e si accentuano le disparità territoriali: l'aumento di occupazione è dello 0,7% al nord, dell'1,3% al centro e dello 0,3% al sud.
Un quadro di questo genere suggerisce che persone di una certa età che oggettivamente valutano di non  poter trovare facilmente migliori opportunità di impiego, accettino contratti di lavoro anche part time, a termine o comunque sia, pur di reinserirsi nel mondo del lavoro: ma questa ovviamente sarebbe una illazione e la cosa merita uno studio più approfondito. Per quale motivo si riducano gli occupati tra i giovani ed aumentino invece dalla mezza età in su, andrebbe analizzato nel reale con indagini appropriate.
Sempre nel 4° trimestre del 2014 la disoccupazione aumenta di un rilevante + 6,5% il fenomeno riguarda soprattutto il centro ed il sud ed il 60,3% di questi disoccupati cerca lavoro da un anno o più.

Nella valutazione delle medie annuali per il 2014 l'Istat segnala un aumento dell'occupazione dello 0,4% globalmente rispetto al 2013. Si riduce l'occupazione a tempo pieno dello 0,2% mentre aumenta il part time del 3,1% al contempo aumenta la disoccupazione del 5,5%.

Dati di questo genere suggeriscono quanto meno cautela nelle valutazioni: il mercato del lavoro sta cambiando ed il senso del cambiamento è in parte già leggibile nei dati riferiti.








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