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L'importanza della... distrazione

Vi è mai capitato di arrovellarvi su di un problema difficile da risolvere senza riuscire in alcun modo a trovare una risposta, finché avete deciso di alzarvi dal tavolo e fare altro e che poi invece la soluzione si sia figurata limpidamente nella vostra mente, mentre vi sembrava di non starci affatto pensando?
Certo: questo potrebbe dipendere dal riposo che vi siete concessi (la prestazione migliora con l'allenamento e peggiora con la fatica) e dal fatto che il vostro intuito ha la buona abitudine di soccorrervi, quando la vostra logica si è arenata, ma a quanto pare, c'è anche qualcosa in più.

Secondo i risultati di una recente ricerca, condotta da un gruppo di studiosi di diverse Università (Princeton University, Università Humboldt, Centro Bernstein ed Università di Milano-Bicocca) la concentrazione selettiva su di un esercizio o attività, con esclusione quindi di altri stimoli ed informazioni "distraenti", talvolta preclude la possibilità di individuare una migliore strategia di risoluzione dei problemi, assumendo altre informazioni utili dall'ambiente. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Neuron e si spera possa fornire informazioni utili nel trattamento dei disturbi dell'attenzione.

La sperimentazione è stata condotta su gruppi di volontari umani che sono stati invitati a giocare su di uno schermo premendo un pulsante in base alla posizione dei quadrati che venivano presentati nell'immagine: l'istruzione di gioco riguardava quindi la posizione, ma l'esercizio conteneva anche un'altra chiave risolutiva più efficace e fondata sul colore, dato che alcune posizioni erano associate sempre a determinati colori. La strategia fondata sul colore era la più veloce ed efficiente: solo alcuni dei soggetti l'hanno individuata e nel momento del cambio di strategia, i ricercatori, che intanto studiavano l'attività cerebrale dei probandi con la risonanza magnetica, hanno potuto registrare specifici segnali dalla corteccia prefrontale mediale nel momento in cui si realizzava un cambiamento spontaneo della strategia adottata.
In passato era già stata individuata l'area cerebrale che elimina la distrazione (corteccia prefrontale laterale) ed anche studiata l'attività cerebrale nel cambiamento di percorsi di fronte ad un errore, in questo caso invece si tratta del passaggio da una modalità già funzionale ad una di maggiore successo ed efficacia.
Secondo i ricercatori la corteccia prefrontale mediale si è sempre attivata alcuni minuti prima che il cambio di strategia venisse effettivamente agito ed avrebbe pertanto il compito di prefigurare il percorso ed i risultati della nuova strategia. Inoltre la sperimentazione dimostrerebbe la capacità della mente di continuare a ricevere e processare alcune informazioni di base dall'ambiente, anche quando l'attenzione è selettivamente convogliata e concentrata su di uno specifico oggetto.

Commenti

  1. A me capitava spesso qualcosa del genere da ragazzo, quando andavo a scuola e dovevo imparare le poesie a memoria. La sera leggevo e rileggevo la stessa strofa ma non riuscivo a memorizzarla, o almeno lo credevo. Poi andavo a dormire e la mattina successiva ricordavo e ripetevo il tutto come una "locomotiva"... è la stessa cosa?

    ^_^

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  2. Questa però è un'altra cosa Jennaro: è l'effetto positivo del sonno sulla memoria, cosa della quale credo di avere scritto in un altro post... aspetta vedo se lo trovo te lo linko.. eccolo:
    http://chaos-lasfinge.blogspot.it/2014/06/studiare-prima-di-addormentarsi.html
    quest'alto discorso invece riguarda l'importanza di distrarsi ogni tanto, almeno nella misura in cui questo serve a raccogliere altre informazioni dall'ambiente in modo da intuire migliori strategie di risoluzione dei problemi....
    La cosa è sicuramente reale: in alcune prove ad esempio dove bisogna individuare la parte mancante di un disegno, se il soggetto ritiene di avere capito il criterio (magari sbagliato) continua ad usarlo nel corso della stessa prova allo stesso modo... troppo concentrato sull'individuare la parte secondo il suo criterio, piuttosto che interrogarsi sull'esistenza di altri criteri....
    Notte Jennaro

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  3. Ah, ecco, adesso mi è più chiaro.
    Notte anche a te, grazie!

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  4. Così come è successo a Jennaro, anch'io ho vissuto un'esperienza simile avuta dopo una bella dormita. Solo che non si è trattato di "ricordare" ma di "risolvere": il giorno prima fui assillato da un serio problema tecnico; andai a letto con la speranza che l'indomani avrei risolto in qualche modo la questione. Ed è quello che successe: il mattino seguente, appena svegliatomi, ebbi l'"illuminazione" e sbloccai in tempo per la consegna. Ho memoria di quella circostanza, come di una lezione da non dimenticare.

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  5. Credo che una qualche esperienza simile sia capitata almeno una volta nella vita alla maggior parte delle persone: in realtà il sonno è risaputo che faciliti memoria attenzione ed apprendimento, ma forse consente anche una revisione e riorganizzazione dei dati, così risveglia l'intuito. Il sonno è fondamentale per il nostro benessere e funzionamento psichico.

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