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Le "scatole nere" del Germanwings

A partire dal 24 marzo, la data del grave disastro aereo della compagnia Germanwings, che ha causato la morte di 150 persone, tra passeggeri e personale di bordo, compresa una intera scolaresca di ragazzini, in rientro da una visita di scambio culturale, si è detto e si è scritto molto di come sia potuto accadere un dramma così assurdo e surreale.
Sono ancora in corso le operazioni di recupero dei poveri resti delle vittime sulle Alpi francesi dove l'aereo si è praticamente frantumato nello schianto ed in parte completato l'esame delle famose "scatole nere" che hanno registrato quanto è accaduto a bordo durante il volo fino all'impatto mortale.
Ma i segreti non sono solo quelli usciti dalle scatole: subito dopo il disastro abbiamo ascoltato le cronache che davano notizia di una salute perfettamente buona del copilota Andreas Lubitz, responsabile della strage, ma ci è stato subito chiaro che qualcosa non tornava ed infatti a distanza di poche ore sono state gradualmente diffuse le rivelazioni dei disturbi psichici, classificati come ansia e depressione, di cui Lubitz soffriva da tempo ed infine anche dei problemi visivi (non è chiaro se di natura psicosomatica o fisica) che gli erano stati di recente diagnosticati e che con ogni probabilità avrebbero finito per compromettere la sua carriera.

Non sono mancate le analisi psichiatriche della personalità di Lubitz:
Paolo Crepet sull'Huffington post parla di malvagità, piuttosto che di follia e nella stessa direzione vanno le dichiarazioni rilasciate a Panorama da Emilio Sacchetti, presidente della Sip, che parla di "narcisismo maligno"...
Il fatto è che noi siamo portati a considerare follia o cattiveria tutto ciò che esula dalla nostra capacità di comprensione ed in verità sembra difficile uscire da questo binomio obbligato: se non è pazzo, allora è malvagio e viceversa.
Esistono, è vero, azioni cattive che producono il male ed anche la morte di altre persone: per fare un esempio  (fra i tanti possibili) le grandi multinazionali dell'industria alimentare che hanno acquistato immense aree di terreni agricoli per le proprie produzioni nei paesi in via di sviluppo, condannando le popolazioni residenti alla denutrizione cronica e spesso alla morte per fame, hanno certamente compiuto un'azione malvagia che ha prodotto ben più di 150 vittime (dovremmo aggiungere diversi zeri) ma non hanno condannato se stessi.
I proprietari ed i dirigenti di quelle società non solo sono sopravvissuti, ma si sono arricchiti e godono del rispetto sociale, nessuno li biasima infatti.
Quello che ho appena portato è un esempio di cattiveria, intesa come azione cattiva che uccide la gente: chi ha compiuto atti di questo genere, non possiamo giudicare se sia cattivo, potrebbe non essere stato del tutto consapevole delle conseguenze oppure poteva non avere alcuna rilevanza emotiva per lui la vita di gente del tutto anonima e sconosciuta, poco più di un numero su un bottone.
Proprio quei bottoni e leve di comando con cui ha avuto a che fare Andreas Lubitz negli ultimi istanti della sua vita: ma lui ha condannato anche se stesso, è morto con gli altri esattamente frantumato in mille pezzi proprio come gli altri.
Era cattivo? Era pazzo? Sicuramente ha compiuto un gesto incomprensibile per noi.

In realtà dubito che sia utile o abbia qualche senso cercare di tracciare il profilo della personalità di Lubitz ora che lui stesso ed altre 149 persone con lui sono morte, ma ha senso interrogarsi sul come sia possibile che una persona possa vivere un malessere così profondo e devastante (follia, cattiveria o quid di umana imprevedibilità che la si voglia dire) senza che nessuno intorno a lui se ne accorga e se ne occupi...
Ha senso chiedersi cosa c'è di patologico nel presumere di poter consegnare l'onnipotenza nelle mani di una sola persona, perché un sistema di chiusura della cabina di pilotaggio come quello che ci è stato descritto dalle cronache in questi giorni, significa esattamente questo: consegnare nelle mani di una singola persona il diritto (sia pure temporaneo) di vita e di morte di altri individui.
Può un essere umano essere in grado di gestire questa onnipotenza?
Non è forse nello squilibrio e nella pesante asimmetria del rapporto fra un onnipotente e coloro che gli sono affidati la chiave patologica dell'accaduto?
Qualcosa di gravemente malato e cattivo c'è di sicuro, ma avvolgervi solo le spoglie di Lubitz non è la risposta...
La logica del profitto impone di minimizzare i costi ed ottimizzare i guadagni: solo ora si è capito che non è solo importante impedire ai malintenzionati l'accesso alla cabina di pilotaggio, ma anche non consentire mai che un pilota resti completamente solo in quella cabina, forse occorrerà qualche unità di personale in più....


Commenti

  1. non capisco il titolo, non si parla di scatole nere...

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    1. Hai ragione: nel mio intendimento era un titolo generico dove "scatole nere" era una metafora come oggetto concreto utilizzato come simbolo del concetto di "segreti e rivelazioni", ma ora che mi ci fai riflettere, visto che queste scatole nere come oggetti concreti esistono per davvero e se ne è parlato parecchio, una persona può aspettarsi di leggere proprio specificamente di quelle... l'ho scritto di getto senza pensarci ed immaginavo la vignetta per sé potesse risultare esplicativa... forse dovrei virgolettare scatole nere o sostituirlo con la parola rivelazioni: come la vedi? A proposito puoi firmarti: sono in grado di tollerare le critiche, anzi di considerarle una risorsa preziosa... :-)

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    2. Dimenticavo: grazie per avermelo segnalato. Buona giornata :-)

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