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Il mistero della mamma scomparsa (parte prima)

Cominciava ad imbrunire, ma Marco non sembrò accorgersene: nessun richiamo proveniente dalla porta di casa gli ricordava che era quasi ora di cena, né che avrebbe dovuto lavarsi prima di sedersi a tavola, così, intento a giocare con le formichine, che si divertiva a stuzzicare con un ramoscello, lui non se ne accorse. Il cortile era avvolto nel silenzio, si sentivano solo i primi grilli cantare ed il bambino continuava a ripetere lo stesso gioco di intralciare la lunga fila di formiche.
Gianni era scappato via già da un pò: abitava dall'altra parte del paese e la mamma gli aveva dato un vecchio orologio da taschino per insegnargli a che ora rientrare, ma la casa di Marco era invece ad uno sputo e sua madre si limitava a sgolarsi per chiamarlo quando era ora: per abitudine Marco la faceva tribolare un poco prima di obbedire al richiamo e di certo non avrebbe pensato possibile rientrare senza aver litigato almeno un pochino con la mamma.

La luce andava spegnendosi nel cielo prima rossiccio, poi violaceo ed infine sempre più scuro, finché fu notte e sparirono anche le formichine o almeno il bimbo non riusciva più a vederle: ebbe un sussulto ed alzò gli occhi al cielo. Si erano affacciate le stelle, erano tante nell'aria limpida: Marco si guardò intorno e si accorse che la mamma non aveva acceso la solita luce della sera sulla soglia, in giro non vi erano altre luci, perché la loro era una casa isolata, un pò fuori dal paese, c'era molto spazio per giocare, ma non si vedevano le luci delle altre case.
Il bimbo ebbe paura: era una situazione assolutamente nuova e non sapeva cosa aspettarsi, né cosa stesse succedendo: in quel punto ormai aveva capito che era tutto troppo strano.
Non era sicuro di potersi orientare al buio, ma piano piano, col cuore in gola cominciò ad avviarsi nella direzione di casa o almeno così gli sembrava...

Forse era la paura, ma gli sembrò che al buio la casa fosse molto più lontana di quanto ricordava: finalmente intravide il muro, ma gli sembrò quello del retro: Marco era un bambino abbastanza sveglio per i suoi otto anni e cominciò a camminare rasente al muro, pensando che comunque in qualunque punto della casa si era imbattuto, così facendo sarebbe comunque arrivato alla porta d'ingresso prima o poi.
Non vide nessuna luce accesa all'interno, era tutto buio e cominciò a sentirsi impaziente, girato l'angolo trovò la finestra del soggiorno: era spalancata, vi si arrampicò senza difficoltà e saltò all'interno dal davanzale. Era ancora tutto buio, non si sentivano voci, né rumori da nessuna direzione. Per istinto trattenne il fiato in gola, avrebbe voluto correre all'interruttore, fare luce, chiamare la mamma, urlare, ma qualcosa glielo impedì: cominciò a muoversi silenziosamente con cautela, cercando di rimanere nascosto, come aveva visto fare in alcuni film.
La casa sembrava vuota: Marco si diresse in cucina, anche quella era al buio, ma con la poca luce che entrava dalla finestra si accorse che c'erano due sedie rovesciate, una bottiglia doveva essere caduta a terra ed il pavimento era imbrattato dai vetri rotti e macchiato di qualcosa di scuro, ma non c'era nessuno neanche in cucina. Marco si accovacciò in un angolo del pavimento e sentì le lacrime scorrergli sulle guance: era completamente smarrito e non sapeva cosa fare.
Tremava come una foglia nell'angolino buio fino a quando fu sopraffatto dallo stordimento e cadde in una specie di sonno nero e senza sogni.

La mattina successiva suo padre rientrava da uno dei suoi viaggi di lavoro: faceva il camionista e spesso doveva assentarsi da casa per due o tre giorni di seguito, quando c'erano viaggi lunghi da affrontare. Il sole era già alto quando l'uomo varcò la soglia di casa: anche lui ispezionò con apprensione l'appartamento, ma riuscì solo a ritrovare il piccolo Marco, ancora accoccolato nel suo angolino ed assonnato. Alla luce del sole la cucina era un macello...


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