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Stepchild adoption: chi ha diritto a cosa

Si parla molto oggi di step child adoption con toni accesissimi e creazione di tifoserie (specie sul web spicciolo) pro e contro: la polemica è rinfocolata da quanto avvenuto di recente nell'iter parlamentare della legge italiana che riguarda la regolarizzazione delle coppie omosessuali e la normativa relativa alle adozioni. La stampa oggi dà notizia della posizione contraria di una trentina di parlamentari del PD sulle adozioni per coppie gay.
L'argomento viene trattato dettagliatamente su il fatto quotidiano ed ecco  scatenarsi in rete le tifoserie con reciproche accuse di bigotteria, razzismo, squadrismo e chi più ne ha...

Entrare nel merito e parlarne è come infilarsi in un vespaio, il che comporta che difficilmente ne usciremo illesi... però di fronte alle semplificazioni ed alle mistificazioni che si ascoltano in giro, almeno qualche riflessione è necessaria.

La foto di questo post non è stata scelta per caso: si tratta di una foto che gira in rete da  parecchio tempo ed illustra la genitorialità di una coppia omosessuale. Il bambino è appena nato. Dall'inquadratura che viene offerta è stata tagliata la partoriente: si tratta evidentemente di una coppia di uomini gay che hanno affittato un utero da una persona di sesso femminile e, come da contratto, si prendono il bambino. Ora la pratica di compravendita dei bambini (ancorché illegale) non è proprio qualcosa di nuovo in questo mondo, con o senza inseminazione artificiale, ma di per sé non rientrerebbe tra quelle cose che segnano le magnifiche sorti e progressive della nostra umanità.
Anche se in Italia il cosiddetto utero in affitto non è legale ed anche se non è su questo che verte il confronto di questi giorni, tanto vale parlarne ora, perché comunque è una pratica usata altrove e che di conseguenza ci tornerà per importazione.

La persona che cede in affitto il proprio corpo (non solo l'utero: perché trascurare tutte le altre modificazioni psicofisiche che accompagnano la gravidanza? Perché ignorare anche che nella parte tagliata della inquadratura c'è una montata lattea?) evidentemente, esattamente come chi mette in vendita un rene, al 99,(9) periodico percento lo fa per fame: chi non possiede che la propria nuda vita ed il proprio corpo non ha altro da vendere in questo nostro mondo dominato dalle logiche di mercato e di consumo.
Quella donna ha bisogno di soldi per sopravvivere e non conosce altro modo di procurarsene.

Qualcuno ci ha insegnato che la libertà è libertà dal bisogno (a costo di apparire vetero marxista) dunque la parte tagliata della inquadratura non ha avuto una reale libertà di scelta (alla faccia dell'autoderminazione, per chi se ne ricorda: il corpo è mio e lo gestisco io!).
Come ho avuto modo di spiegare in un precedente post la collocazione oggettiva di un individuo in una fascia di emarginati e/o discriminati non è condizione sufficiente a rendere quello stesso individuo un rivoluzionario e pertanto solidale con altre fasce di discriminati e capace quindi di lottare insieme per la emancipazione di tutte le categorie socialmente deboli: voglio dire che non esiste solo l'omofobia, amici miei, esistono anche il classismo ed il sessismo!

Qualcuno vorrebbe cortesemente spiegarmi per quale ragione al mondo io dovrei riconoscere ad un omosessuale ricco il diritto di sfruttare fisicamente e dico fisicamente, pertanto contro i più elementari diritti umani, che sanciscono il diritto alla vita ed alla salute, una donna povera, che non ha avuto una reale possibilità di scegliere? Dite che ha firmato un contratto?
Se io firmassi un contratto con un magnate dell'industria col quale mi impegno a farmi ammazzare e donare il mio cuore, nel caso il magnate dovesse averne bisogno per un trapianto, in cambio di un congruo vitalizio (finché dura) sarebbe regolare?
La vita di una persona o anche di due, può essere mercificata in questo modo?
Lo so: offriamo il tempo della nostra vita a chi ci paga per il nostro lavoro, ma possiamo rescindere un contratto, possiamo riprendere il nostro tempo, possiamo scegliere un lavoro che ci piace.
La vita no, il cuore no, il figlio no. Quale diritto? Il diritto di chi? Il diritto del denaro?

Ma noi non parliamo di questo, dell'utero in affitto intendo (benché il timore è che infine si vada a parare proprio a questo con la storia della stepchild adoption): parliamo di un'altra cosa, ovvero del diritto del coniuge gay  di adottare il figlio/a del compagno/a.
Bene, esistono molti bambini che non crescono con i loro genitori naturali: crescono con uno solo dei genitori (single o accompagnato in omo o etero) con i nonni e/o altri familiari, ma anche con persone con le quali non hanno alcun vincolo di sangue.
All'interno di questi nuclei familiari, che per inciso sono sempre esistiti e sempre esisteranno, le persone che si occupano di allevare i bambini non sempre, ma spesso per necessità, devono possedere un decreto di affidamento del minore, cosa che gli conferisce diritto di scegliere le scuole, firmare documenti e tante altre piccole cose indispensabili nel quotidiano di chi si fa carico di accudire ed educare minori.
In cosa differisce l'adozione? L'affidamento di solito è a termine (ma anche no) suscettibile di controllo da parte dei servizi sociali ed inoltre non implica diritti patrimoniali ed ereditari: il minore affidato non eredita dagli affidatari, salvo specifiche disposizioni testamentarie.
Quello che di fatto può accadere è che uno dei membri della coppia abbia un figlio naturale (nato in una relazione precedente od occasionale ovvero concepito con una inseminazione artificiale) questo è il genitore riconosciuto (padre o madre) del bambino, se questo genitore è omosessuale o lo è diventato in seguito alle vicende della propria vita, l'altro membro della coppia gay può o no adottare questo bambino?

Questo giuridicamente è possibile per le coppie eterosessuali laddove l'altro genitore naturale non abbia riconosciuto il figlio: ad esempio se un uomo sposa una ragazza madre, può, col benestare di entrambi, affiliare, ovvero adottare il figlio della moglie. Se invece uno dei due (moglie o marito) ha già un figlio  riconosciuto dall'altro genitore naturale, la cosa non è possibile, se non in certe situazioni particolari ed attraverso procedure ben lunghe e complesse.

Nelle coppie omosessuali almeno uno dei genitori naturali deve essere rimosso: cosa abbastanza facile ed anonima, se si dispone di banche del seme, ma certo ben più complessa e differente se si pensa ad una gravidanza... Sarà l'idea dell'invidia del ventre (concetto anti-freudiano da contrapporsi all'invidia del pene) che ora mi sta facendo sorridere, ma è un fatto che con tutta questa prosopopea sulla diversità, poi uno debba andare a negare proprio la differenziazione dei sessi.
Non possiamo scegliere il colore degli occhi, possiamo usare lenti a contatto colorate, non possiamo scegliere la nostra statura, possiamo fare interventi di allungamento od accorciamento delle ossa, non possiamo scegliere il nostro sesso: possiamo decidere di amare una persona dello stesso sesso o anche effettuare interventi che modifichino l'aspetto dei nostri genitali esterni ed il nostro assetto ormonale: siamo liberi di farlo, è una nostra scelta, ma siamo liberi di scegliere solo per noi stessi, non anche per gli altri.

I bambini non hanno voce: quando nascono non sanno ancora parlare e di solito si prendono i genitori che gli capitano. Non sempre sono un padre e una madre.
Per fare un esempio, crescere con una madre ed una zia, magari perché il papà è morto o se ne è andato via, nel vissuto del bimbo piccolo non sappiamo se ed in quale misura possa essere o meno diverso dal vivere con una coppia di donne lesbiche: i bambini percepiscono la qualità del legame e soprattutto l'affetto che lega tra loro i membri della propria famiglia, ma in generale crescono bene in ambienti sereni ed accoglienti  comunque e chiunque sia ad occuparsi di loro.
Chi è chiamato a dare voce ai bambini deve cercare di collocarli in situazioni ottimali sotto ogni profilo e di solito non è sufficiente dimostrare di essere in grado di mantenerli: non basta essere eterosessuali e non basta neanche essere gay per ottenere la patente di buon genitore.





Commenti

  1. Ciao bella,
    Con tutto che io non sono d'accordo con l'adozione alle coppie omosessuali, almeno finché ce ne saranno tante valide eterosessuali e soprattutto sapendo come vanno queste cose nel nostro Paese, ti dirò che trovo ineccepibile il tuo post. O meglio, un appuntino da fare lo avrei, ma non ne usciremmo più e comunque è questione di idee, non cambierebbe comunque niente.
    Buona notte

    Poiana

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