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Una cena con Fedor Dostoevskij

Ecco il mio secondo contributo all'iniziativa di parole di contorno: insomma lo avevo promesso che avrei invitato anche Fedor Dostoevskij per una cena ed in verità un po' ne sono emozionata. Come vi ho già confidato l'altra volta, si tratta di un autore, per il quale nutro un particolare affetto. Se devo essere del tutto sincera, non è l'unico autore russo che ammiro: trovo anzi che gli scrittori di quella terra sconfinata e gelida (come io me la figuro nella mia immaginazione) investano buona parte del loro tempo nelle esplorazioni introspettive, risultando di solito profondi conoscitori della natura umana, benché, non per essere di parte, Fedor li batte tutti! Voi vi immaginerete che io sarò disposta ad ogni sforzo (compresa la zuppa) pur di compiacere un autore che amo ed ammiro così incondizionatamente, ma... le cose invece  non stanno affatto così.

Prima che cominciate con i vostri rimbrotti, datemi almeno la minima possibilità di dimostrare che molti di voi la pensano e si comportano esattamente come me: non è forse vero che anche voi tendete ad essere più indulgenti e concilianti (ma diciamolo pure: noncuranti) con persone del tutto estranee e distanti, mentre pretendete molto di più da coloro che sentite vicini e sui quali avete investito i vostri affetti e le vostre aspettative? Ecco: volevo dire appunto questo. Se non si trattasse di Fedor potrei tranquillamente preparargli la sua fetida zuppa di salsiccia e cetriolini, ma difficilmente condividerei con lui il pasto. Invece questa sera ho intenzione di indossare l'abito migliore, sfoderare il più affascinante dei sorrisi e... guardarmi bene dall'offrire zuppe ed alcolici: insomma gli chiederò un piccolo sacrificio e mi aspetto (pure) che non gli pesi eccessivamente.

Accontenterò Fedor solo per le scaloppine di vitello ed i dolci, che mi risulta fossero alimenti abituali nella sua dieta, ma gli proporrò anche un primo piatto semplice ed adatto al clima delle nostre latitudini: auguriamoci che gradisca! Il mio primo piatto sono semplicemente maccheroni con salsa di pomodoro fresco e basilico, seguito da scaloppina al formaggio o nella variante al vino bianco con contorno di carote o insalatina e per finire preferirò dei dolci secchi, biscotti e dolcetti, perché già so che lui ne farà incetta per sistemarseli tra gli scaffali ed i cassetti dello studio, dove li consumerà di gusto tra una intuizione artistica e la stesura di una pagina del suo ultimo romanzo.

Ecco i maccheroni al sugo: in in tegamino facciamo soffriggere uno spicchio d'aglio fresco in olio di oliva, quando l'aglio è dorato aggiungiamo la passata di pomodoro, portiamo ad ebollizione ed aggiungiamo qualche foglia di basilico fresco. Lasciamo che il sugo si ritiri sulla fiammo: in genere non richiede tempi di cottura così lunghi, circa 15 minuti di media per il pomodoro fresco. A parte cuociamo la pasta in acqua bollente salata, coliamo e condiamo col nostro sugo: possiamo spolverare con una grattata di parmigiano e decorare con qualche foglia di basilico fresco. Si tratta di un primo semplice e tentatore, nel senso che sarà difficile astenersi dalla scarpetta, dopo aver finito la pasta!

Come pietanza offrirò la scaloppina, anzi per fare bella figura, ne ho preparato due varianti: la scaloppina al vino bianco con contorno di insalatina  di rucola e pomodorini ed una scaloppina al formaggio, che servirò con carote al burro e prezzemolo.

Ecco la scaloppina al vino bianco: noi prendiamo la fettina e la infariniamo, poi la facciamo rosolare nel burro e quando è rosolata ci versiamo due-tre dita in un bicchiere di vino bianco che lasceremo evaporare a fiamma viva, copriamo, smorziamo la fiamma e lasciamo cuocere ancora un po' finché la carne sia tenerissima. Intanto lavate la rucola e tagliate i pomodori, salate e condite con un filo d'olio di oliva extravergine. Noterete che la farina cuocendo col vino si addensa in una salsetta ricca e gustosa (purché il vino sia buono) e  non malignate sulla mia promessa iniziale di non usare alcolici: l'alcol evapora a 60°C e non ve ne sarà traccia nella nostra pietanza, ma resterà l'aroma del vino, con un profumo ed un gusto particolari, che mi auguro siano graditi. Quello che dovete sapere è che Fedor Dostoevskij diversificava i suoi pasti in base al suo umore: si dice che preferisse la scaloppina di vitello quando era melanconico ed invece se si trovava di buon umore preferiva invece formaggi, caviale ed altri alimenti. 

Ora naturalmente io non so di quale umore sarà Fedor alla mia tavola, ma per lasciargli completa libertà di scelta sul broncio o meno da tenere, ho pensato di preparare anche la scaloppina al formaggio: per questa non infarino la fettina, ma la cuocio direttamente nel burro dorandola sui due lati, quindi l'arricchisco con una fettina di emmental, copro e lascio che il formaggio fonda. Le carote le ho lavate, bollite affettate e quindi passate al burro in un tegamino con un pizzico di sale ed un po' di prezzemolo tritato. Personalmente preferisco la variante al formaggio, ma questo lo lascerò scegliere a lui.


Ed eccoci arrivati al dolce: il nostro amico aveva dedicato alcuni cassetti della sua libreria ai dolci, per questo ho pensato di offrirgli alcuni dolci secchi, che possono stare per un tempo ragionevole fuori dal frigo e possono essere consumati con il the, da lui particolarmente amato e curato in ogni dettaglio. Ho pensato alla crostata di crema ed ai dolcetti per le cui ricette vi rimando ai vecchi post già pubblicati al riguardo. Buon week end a tutti!

Commenti

  1. Cara Sfinge,
    mi fai felice: doppio ospite, doppia felicità!!
    E certamente Fedor non avrà di che rimpiangere zuppa e vodka, il tuo è un menu seducente...e per di più con dolcetti di scorta!:-D
    Grazie mille per la nuova, anche se annunciata, sorpresa:-)
    Marilena

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a te Marilena: la tua simpatica iniziativa mi fornisce il pretesto per tornare a parlare di ricette: è una cosa che mi piace perché la uso come scusa per fare la chiacchierona ;-)) Buon week end cara!

      Elimina

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