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La cannella: un rimedio per potenziare la memoria

Quando Ludwig Feuerbach affermava che l'uomo è ciò che mangia, di sicuro esprimeva una intuizione destinata a raccogliere nel futuro conferme scientifiche: ai suoi tempi (1804-1872) la cultura religiosa imponeva una netta scissione tra spirito e materia e non c'è dubbio perciò che il filosofo abbia fatto arrabbiare parecchia gente, ma oggi quotidianamente scopriamo nuovi benefici e/o danni per la salute (ivi inclusa quella mentale) di determinati alimenti o stili dietetici piuttosto che altri. In questi giorni si parla della cannella, già conosciuta per i suoi effetti benefici sull'organismo, grazie alle sue proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, di regolazione digestiva e metabolica, nonché per i suoi benefici effetti sul sistema nervoso centrale. 

Uno studio recente, condotto presso la Rush University Medical Center e pubblicato sul Journal of Pharmacology Neuroimmune dimostra un miglioramento della memoria e delle capacità di apprendimento nei topi in seguito all'assunzione di polvere di cannella. Come osservano gli sperimentatori, si tratta in realtà di una sostanza usata in medicina fin dall'antichità. In questa sperimentazione l'alimento è stato aggiunto alla dieta di topi che avevano dimostrato una carenza della memoria spaziale: dopo solo un mese di assunzione continuativa sono stati ottenuti miglioramenti, definiti sorprendenti dagli stessi studiosi. I tempi di apprendimento delle posizioni nel labirinto si sono praticamente più che dimezzati! La dose somministrata agli animali da laboratorio corrisponderebbe per la specie umana circa a mezzo cucchiaino di polvere di cannella al giorno (3 grammi) precisano i ricercatori, per chi volesse verificarne l'effettiva efficacia...

La sostanza responsabile di questo drammatico miglioramento delle capacità mnemoniche sarebbe il sodio benzoato, un composto chimico con proprietà antiinfiammatorie ed antiossidanti e capace di stimolare la crescita di cellule nervose sane: la somministrazione di cannella risulta preferibile a quella del sodio benzoato perché la sostanza naturale funziona con un meccanismo a lento rilascio ed inoltre è meno facilmente degradabile, sicché ne bastano dosi inferiori. Si prevede una prossima sperimentazione umana, per verificare se l'effetto osservato sui topi sia riproducibile nell'uomo, sia nel decadimento senile sia nei bambini con apprendimento lento: non dovrebbero nascere problemi etici, non risultando al momento particolari controindicazioni.





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