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La violenza di genere: emergenza sociale

Si è  concluso qualche ora fa il Convegno scientifico dell'Istat, tenuto oggi dalle 10,00 alle 17,30 a Roma presso l'aula magna di via Cesare Balbo, sulla violenza contro le donne in Italia: i dati presentati in effetti sono stati pubblicati da tempo, ma l'occasione riveste notevole valore culturale e di sensibilizzazione su di una materia urgente quanto trascurata nel nostro paese. La tavola rotonda conclusiva del Convegno infatti, ha riguardato appunto le risposte istituzionali ad una situazione drammatica. I dati sono quelli resi noti dall'Istituto di Statistica nel giugno 2015 (riferiti al 2014) sulla violenza di genere e nel novembre 2016 (ancora riferiti al 2014) sullo stalking e sono cifre agghiaccianti che è utile richiamare alla memoria:
  • il 31,5% delle donne tra i 15 ed i 70 anni ha subito qualche abuso fisico (inteso come maltrattamento) o sessuale (stupro o molestie). Parliamo di una donna su tre e quindi di un fenomeno diffuso capillarmente. Una su cinque è vittima di maltrattamento (20,2%) ed un altro 21% qualche forma di violenza sessuale, di queste 652.000 sono state stuprate e 746.000 sono state vittima di un tentativo di stupro.Nei casi più gravi di abuso  sessuale i responsabili sono per lo più gli stessi partner attuali o ex (62,7%) mentre in caso di molestie è più frequente che gli autori della violenza siano sconosciuti (76,8%). Una donna su dieci ha subito la violenza prima dei 16 anni...
  • Tra le separate e le divorziate il rischio aumenta: una donna su due (51,4%) in questo caso ha subito abusi fisici e/o sessuali.
  • Una donna su cinque tra i 16 ed i 70 anni (21,5%) ha subito atti persecutori da parte di qualche ex partner ed una su dieci (9,9%) un vero e proprio stalking nelle sue forme più gravi.
  • La violenza psicologica riguarda 8,3 milioni di donne: svalutazione, sottomissione, umiliazione ed insulto come pane quotidiano...
  • Il fenomeno è trasversale e riguarda tutti gli strati sociali ed i livelli culturali.
Nulla di tutto questo può cambiare senza una trasformazione culturale ed educativa: gli uomini hanno interiorizzato come valore dal quale dipende la propria autostima la necessità di essere non solo più forti, ma proprio superiori alla donna e le donne hanno introiettato a propria volta la remissività e la dolcezza come imperativi della immagine femminile e come caratteristiche indispensabili per ottenere il consenso sociale, anche o forse soprattutto nell'ambito dei rapporti familiari più vincolanti e significativi.

Commenti

  1. Giusto! Per cambiare la situazione cambiare la mentalità. L'idea che la donna è proprietà, è inferiore.
    Intanto incominciamo a non chiamarli più femminicidi. Perchè se è vero che non donne apparteniamo al genere femminile, mi pare che questo femminicidio si traduca molto facilmente in: uccisione di una femmina, quindi discriminante.
    Se non va bene omicidio, almeno Donnicidio. Siamo donne oltre che femmine.
    Poi, strappiamo i capelli a quelle madri, e ne conosco qualcuna purtroppo, che dicono al figlio maschio che lui è più importante di quelle femminuce lagnose che ci sono all'asilo o a scuola.
    Buon ultimo, non lasciamoci intimorire e facciamo gruppo forte e numeroso. Che sappiano che se qualcuna cede, altre sanno combattere

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    1. Credo sia una mentalità molto difficile da estirpare Patricia, ma naturalmente lottiamo e sogniamo ^_^

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