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Soros: l'interprete contemporaneo dell'antica leggenda del complotto giudaico

Si sente parlare spesso di George Soros, il famoso finanziere, filosofo e filantropo, inviso alla destra politica che lo accusa di essere il grande burattinaio della globalizzazione finanziaria e non soltanto. Soros ha regalato una fortuna del suo patrimonio personale ad Enti benefici ed Associazioni umanitarie ed è pertanto imputato di essere il principale finanziatore delle cosiddette Ong e del diabolico disegno della famigerata "sostituzione etnica": lo spauracchio agitato in aria dalle destre xenofobe a caccia di consensi popolari, estorti instillando paura.

Si tratta in effetti di una nuova versione del famoso "complotto giudaico": una vecchissima leggenda che sembra continui a circolare fin dall'epoca medievale. I "Protocolli del Savi di Sion" un falso diffuso dai servizi segreti dello zar di Russia, nel 1903, ne è la teorizzazione sistematica. Secondo questa atavica credenza il popolo ebraico trama ai danni di tutti gli altri popoli e nazioni del mondo per acquistarne il dominio. Soros sembra essere diventato l'attore moderno di questa antica leggenda e gli si addebita il mostruoso proposito di voler tirare le fila degli eventi e stabilire il destino dell'umanità.

Ho cercato di comprendere le teorie complottiste ed il loro fondamento, leggendo qualcosa in un blog  che mi è sembrato esserne un fautore convinto: a dire il vero lo scritto  era alquanto confuso, nel senso che partiva dall'enunciare la teoria e le accuse e proseguiva poi ad elencare, in forma frammentaria e slegata, le circostanze da cogliere come indizi a supporto del castello accusatorio. Dopo questa istruttiva lettura ho cercato di capire chi è effettivamente questo Soros, documentandomi sulla sua  biografia e su cosa ha combinato nella sua vita per essere marchiato di tali infamie.

L'idea è che si dovrebbe partire dall'analisi dei fatti, in base ai quali formulare ipotesi: le ipotesi andrebbero poi verificate. Insomma, di solito si procede così: partendo dai fatti, immaginando il genere di collegamenti logici compatibili con quella specifica successione o costellazione di eventi e quindi con ragionamento di tipo induttivo, estraendone le cause o i principi generali sottesi. Le ipotesi interpretative non sono già vere solo perché le abbiamo pensate, ma di norma dobbiamo riuscire a comprovarle.

Quando partiamo invece da una teoria o meglio un dogma, accettandolo a priori come verità e tentiamo di cogliere indizi nella realtà che avvalorino il nostro dogma, allora  siamo in un sistema paranoide. Non è che pretendo di insegnare a qualcuno i metodi scientifici, né presumo di distribuire in giro strumenti logici ed interpretativi della realtà e delle storie, dico solo di diffidare di un discorso che non propone ipotesi, ma solo verità. 

Soros in realtà è nato con un cognome diverso: Schwartz, palesemente ebreo, dato che la sua era proprio una famiglia di origine ebraica residente in Ungheria: il  finanziere è nato infatti a Budapest nel 1930 ed è sopravvissuto alla occupazione nazista. La sua famiglia e lo stesso giovane George all'epoca rimasero in Ungheria, comprando dei documenti che ne attestavano l'appartenenza alla religione cristiana. Erano benestanti e potevano permetterselo ed anzi sembra che abbiano aiutato anche diverse altre famiglie perseguitate.

Soros però è emigrato in Inghilterra pochi anni dopo per sfuggire al nuovo regime filosovietico del suo paese: ecco una buona occasione per darvi un esempio di quella faccenda delle ipotesi cui accennavo prima. In base ad una semplicistica generalizzazione si potrebbe  dedurre da quanto fin qui narrato che i nazisti fossero più facilmente corruttibili dei comunisti, si potrebbe anche dedurre che al giovane George, malgrado le persecuzioni subite, piacessero più i nazisti che i comunisti. Beh! Magari fosse così semplice! Intanto il ragazzo era cresciuto tra il '44 ed il '47  e poteva muoversi in maniera più autonoma rispetto alla sua famiglia e poi non è difficile immaginare che vi siano state tante altre circostanze o  variabili, di cui non siamo a conoscenza, che possono aver condizionato questa scelta.

Bene, dopo gli studi di filosofia ed economia, quest'uomo è partito dalla gavetta: per qualche tempo ha lavorato anche come venditore di souvenir, poi, ha inoltrato richiesta a tanti istituti bancari ed è riuscito finalmente a farsi assumere in una banca di Londra:  da qui ha iniziato la sua carriera finanziaria. Le sue teorie si fondano sulla idea della riflessività, applicata alla finanza: i movimenti dei mercati cioè sarebbero, secondo tale teoria, molto influenzati dalle aspettative e dai pregiudizi degli investitori. Le informazioni, le notizie più o meno attendibili che circolano nel mondo finanziario sarebbero capaci di condizionare notevolmente l'andamento dei mercati. Soros perciò non solo è uno scommettitore fortunato, ma anche un astuto manipolatore che ha fondato diverse società e fondi di investimento, accumulando una fortuna che non è possibile spendere nel corso di una sola vita.

Nel 2017 questo finanziere possedeva un patrimonio di oltre 25 miliardi di dollari e nello stesso anno ne ha regalati 17 in beneficenza: gli sono avanzati 8 miliardi, con cui si presume riesca a sbarcare il lunario decorosamente. Dal 1956 vive negli USA. Naturalmente si è interessato di politica: in gioventù ha studiato filosofia e sicuramente poi ha nutrito l'ambizione di contribuire con il proprio pensiero all'orientamento ed allo sviluppo dell'umanità, come tutti i filosofi ed i grandi di un'epoca.

Perché infatti, un uomo così ricco regalerebbe due terzi del suo patrimonio in beneficenza? Certo, potrebbe avere intuito che la vita umana ha una durata limitata e che la forma più elevata di narcisismo non è il potere della ricchezza, ma la capacità di lasciare al mondo la propria traccia, potrebbe essersi sentito in colpa per scorrettezze operate in passato pur di accumulare denaro ed avere desiderato di costruirsi una immagine eroica di sé, piuttosto che grettamente avida ed egoista, ma... sono solo ipotesi. Ciò che invece non appare coerente nei fatti con le teorie complottiste è semplicemente il fatto che tutto ciò che Soros ha fatto lo ha fatto alla luce del sole: le donazioni ed i destinatari delle stesse non sono particolarmente segreti, così come non lo è la sua filosofia umana,  politica ed economica, sulla quale anzi egli è stato autore e coautore di diversi saggi e libri.

A questo punto vale la pena di rivedere, dal vocabolario la definizione del termine "complotto": secondo il dizionario Treccani si tratta di una
"Cospirazione, congiura, intrigo ai danni delle autorità costituite". 
Ora avere  delle idee di per sé non è un complotto, lottare con i mezzi di cui si dispone per affermare le proprie idee non è un complotto: può essere guerra, se fatta con le armi, può essere conflitto ideologico se fatto attraverso l'informazione e/o il sostegno ai gruppi culturali ed agli attivisti che condividono in tutto o in parte le stesse posizioni ideologiche, ma non complotto. Il complotto per sua definizione è una trama ordita nell'ombra o quanto meno le cui finalità vengono nascoste e dissimulate.

Vediamo quindi quali sono queste idee (dichiarate per iscritto) del nostro personaggio: sul piano politico Soros è un fautore della società aperta, globale i cui principali nemici sarebbero nella sua concezione, tanto le ideologie nazionaliste e fasciste, quanto quelle comuniste, ma non soltanto. Ai giorni nostri il predominio dei mercati sulla vita politica e culturale, sarebbe anch'esso il nemico della utopia di una società aperta. Soros ritiene che gli attuali equilibri mondiali non rendano giustizia ai paesi in via di sviluppo ed inoltre, vista la sua storia personale, è contrario ad ogni forma di discriminazione etnica: ad esempio negli anni '70 è intervenuto in Sudafrica a sostenere economicamente chi veniva discriminato ed escluso dagli studi per l'apartheid ed ha finanziato gruppi di dissidenza in diversi paesi sempre in linea con i propri ideali.

Tutto quello che si legge è stato fatto alla luce del sole e con scopi dichiarati di carattere umanitario e/o ideologico. Ha contrastato l'elezione di Trump, finanziando la campagna elettorale della principale avversaria negli USA, ma pare gli sia andata male, così come per alcuni paesi dell'Europa centro-orientale.   Ora la domanda che dovremmo porci è: ci saranno altri scopi, occulti e non dichiarati, che ispirano la condotta di questo benefattore? Perché il finanziamento, dichiarato all'ufficio delle imposte di gruppi dissidenti o di campagne elettorali, ancora non configura la congiura in senso proprio.

Spieghiamoci: arricchirsi come è riuscito a fare lui, richiede un certo relativismo morale ed una considerevole attitudine a trarre vantaggio dalle situazioni di incertezza  e/o crisi, di conseguenza non sto qui a difendere l'operato di questa persona, ma solo faccio uno sforzo di comprensione anche delle tante contraddizioni che emergono nel leggere la sua biografia. In realtà in politica Soros si è rivelato un profeta meno fortunato di quanto non lo sia stato in campo finanziario: i fattori in gioco in questo campo sono molteplici e complessi perfino più di quanto non lo siano quelli meramente economici.

Secondo la teoria complottista gli scopi degli interventi e dei supporti economici forniti alle varie Associazioni ed Enti benefici non è tanto quello di aiutare persone in disagio afflitte dalla povertà, quanto invece quello malevolo di nuocere ai popoli occidentali, favorendone l'appiattimento in basso non solo economico, ma anche culturale e civile con i paesi del terzo mondo. L'ultimo obiettivo di tali manovre sarebbe quindi quello di produrre destabilizzazione, incertezza, abbassamento del costo del lavoro nel mondo occidentale ed eliminazione dei privilegi secolari rispetto alle nazioni in via di sviluppo. La situazione che si verrebbe a creare dovrebbe, sempre secondo il contorto ragionamento dei complottisti, favorire alcune lobby finanziarie e soprattutto le persone ricche e potenti, riducendo le masse ad una marea di schiavi senza diritti.

In contraddizione con questa interpretazione tuttavia, restano i numerosi e generosi interventi benefici elargiti da Soros per sollevare dalla povertà diversi gruppi e popolazioni, come ad esempio il contributo a Millennium Promise, un progetto a favore dei villaggi africani, nel quale sono stati investiti nel 2006 ben 50 milioni di dollari.

Quello che non si comprende è perché l'assenza di frontiere dovrebbe ridurre la gente in schiavitù: fino ad oggi la storia dimostra al contrario che sono i confini e la necessità di difesa o espansione degli stessi a portare fame, guerre e schiavitù, ma a parte questo la crisi economica mondiale che in questi anni ha attanagliato il mondo occidentale è legata a problemi intrinseci alla struttura organizzativa sociale ed economica di questa parte del mondo. Siamo di fatto una massa di schiavi e da anni la forbice sociale si approfondisce sempre più: diritti e servizi vengono tagliati, i giovani cercano fortuna altrove oppure muoiono di disoccupazione e lavoro nero.

Le grandi multinazionali già delocalizzano le proprie aziende laddove la manodopera costa meno e questo corrisponde a scegliere avidità ed egoismo in nome di un maggiore profitto in omaggio al dio denaro. Lo stesso egoismo che spinge la gente a voler chiudere i confini per il timore di doversi spartire quel pezzo di pane, che comunque e malgrado tutto, continua ad essere disponibile in questa parte del mondo. A quanto pare, noi gente comune non siamo affatto migliori di chi ci sfrutta e risparmia sulla sicurezza del lavoro ad esempio, lasciando che le persone ne muoiano: se il denaro sta prima di tutto, se il denaro viene prima della vita umana, allora possiamo lasciare che le persone anneghino in acqua ed anche che i lavoratori muoiano per pochi spiccioli, senza tutele, né diritti: il padrone preferisce risparmiare sulla sicurezza e tenersi in tasca quei soldi ed i popoli occidentali preferiscono non rischiare un impoverimento per salvare la vita a chi annega.

Questo è quello che succede se il mercato ed il denaro valgono più delle persone: per questo ritengo che un aspetto pericoloso ed inaccettabile della ideologia di Soros stia nella sua concezione di uno "Stato minimo". Certamente è criticabile Soros, ma se dobbiamo criticarlo, cerchiamo argomentazioni serie: cosa è dunque questa idea dello Stato minimo? L'idea è quella di uno Stato liberale, che favorisca al massimo l'iniziativa privata, limitandosi a garantire pochi diritti essenziali e non intervenendo in nessun altro aspetto. Questa concezione è diametralmente opposta a quella di Stato sociale, dove ai cittadini vengono assicurati molti più diritti e servizi pubblici.

Giusto solo per notarlo: qualunque struttura statale può diventare "minima" se la politica è corruttibile e di fatto corrotta dalle lobby finanziarie e dai ricchi di turno. Questo implica che chi vuole contrastare l'idea di Stato minimo deve designare come propri rappresentanti persone di grande statura morale, non solo realmente preparati, ma incorruttibili. Solo la politica infatti, può anteporre la persona umana al denaro, solo la politica può stabilire una scala di valori e di priorità differente, mentre per la  gente comune questo è più difficile: la fame è fame e la cultura umanistica fiorisce laddove i problemi di sopravvivenza sono stati superati.  Oggi sarebbe difficile sostenere che i problemi di sopravvivenza del popolo italiano siano superati: le conseguenze infatti sono quelle che abbiamo sotto gli occhi.


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