La guerra ignorata: 1,25 milioni l'anno di morti sulle strade
Cifre che sgomentano, ma non si tratta di lotte armate o calamità naturali: sono i numeri della grande guerra dell'asfalto, i morti per incidenti sulle strade, il prezzo pagato dall'umanità per contrarre gli spazi e le distanze nei tempi brevi sufficienti a percorrere le strade con i moderni mezzi di trasporto.
Secondo la stima dell'Oms ancora oggi abbiamo 1,25 milioni di cadaveri ogni anno sulle strade del mondo: si tratta dei dati del Global Status Report sulla sicurezza stradale 2015 diffusi dal sito della Organizzazione Mondiale della Salute pochi giorni fa.
Anche in questo settore il tributo più elevato per numero di vittime è quello pagato dalle popolazioni meno abbienti nei paesi più poveri: nell'ultimo triennio il numero di morti per incidenti si è ridotto in 79 nazioni, ma è aumentato in altri 68 paesi, mentre la quantità di autoveicoli in circolazione va incrementandosi dappertutto.
Gli incidenti sono effettivamente diminuiti laddove sia stata migliorata la viabilità del territorio e siano state emanate legislazioni mirate a migliorare la sicurezza stradale con specifiche normative, quali limiti di velocità nell'abitato e nelle aree extra-urbane, obbligatorietà nell'uso di casco e cinture di sicurezza, divieto e sorveglianza per i casi di guida in stato di alterata lucidità e vigilanza (uso di alcol e sostanze) ed infine regolamentazioni ad hoc per la sicurezza nel trasporto di bambini e minori.
Nei paesi a basso reddito si verificano il 90% dei decessi dovuti ad incidenti della strada, a fronte del 54% dei veicoli in circolazione nei medesimi territori rispetto al resto del mondo.
I soggetti più vulnerabili ed esposti sono i motociclisti che da soli rappresentano il 23% delle morti per incidente, la seconda categoria a rischio sono i pedoni con un tributo del 22% dei decessi conseguenti a sinistri stradali, i ciclisti che perdono la vita per incidenti sono il 4% del totale.
La fascia d'età maggiormente esposta è quella compresa tra i 15 ed i 44 anni: il 48% dei morti sulle strade hanno questa età, nel 73% dei casi si tratta di individui di sesso maschile.
L'uso della cintura di sicurezza riduce il rischio di morte in caso di incidente del 40-50% per gli occupanti dei sedili anteriori nelle autovetture, la sorveglianza sulla guida in stato di ebbrezza attraverso punti di controllo può ridurre la mortalità da incidenti conseguenti all'alcol fino al 20%, il corretto uso del casco riduce la mortalità del 40% ed il rischio di lesioni gravi del 70%.
Il rapporto è stato elaborato raccogliendo i dati da 180 paesi, si inscrive in una serie di iniziative previste per la sicurezza stradale nel decennio 2011-2020 e precede la prossima Conferenza per la sicurezza stradale, programmata a Brasilia il 15 e 16 novembre di quest'anno: la tematica è anche considerata tra gli obiettivi per uno sviluppo sostenibile, con la prospettiva di ridurre drammaticamente queste inutili morti entro il 2030.
Secondo la stima dell'Oms ancora oggi abbiamo 1,25 milioni di cadaveri ogni anno sulle strade del mondo: si tratta dei dati del Global Status Report sulla sicurezza stradale 2015 diffusi dal sito della Organizzazione Mondiale della Salute pochi giorni fa.
Anche in questo settore il tributo più elevato per numero di vittime è quello pagato dalle popolazioni meno abbienti nei paesi più poveri: nell'ultimo triennio il numero di morti per incidenti si è ridotto in 79 nazioni, ma è aumentato in altri 68 paesi, mentre la quantità di autoveicoli in circolazione va incrementandosi dappertutto.
Gli incidenti sono effettivamente diminuiti laddove sia stata migliorata la viabilità del territorio e siano state emanate legislazioni mirate a migliorare la sicurezza stradale con specifiche normative, quali limiti di velocità nell'abitato e nelle aree extra-urbane, obbligatorietà nell'uso di casco e cinture di sicurezza, divieto e sorveglianza per i casi di guida in stato di alterata lucidità e vigilanza (uso di alcol e sostanze) ed infine regolamentazioni ad hoc per la sicurezza nel trasporto di bambini e minori.
Nei paesi a basso reddito si verificano il 90% dei decessi dovuti ad incidenti della strada, a fronte del 54% dei veicoli in circolazione nei medesimi territori rispetto al resto del mondo.
I soggetti più vulnerabili ed esposti sono i motociclisti che da soli rappresentano il 23% delle morti per incidente, la seconda categoria a rischio sono i pedoni con un tributo del 22% dei decessi conseguenti a sinistri stradali, i ciclisti che perdono la vita per incidenti sono il 4% del totale.
La fascia d'età maggiormente esposta è quella compresa tra i 15 ed i 44 anni: il 48% dei morti sulle strade hanno questa età, nel 73% dei casi si tratta di individui di sesso maschile.
L'uso della cintura di sicurezza riduce il rischio di morte in caso di incidente del 40-50% per gli occupanti dei sedili anteriori nelle autovetture, la sorveglianza sulla guida in stato di ebbrezza attraverso punti di controllo può ridurre la mortalità da incidenti conseguenti all'alcol fino al 20%, il corretto uso del casco riduce la mortalità del 40% ed il rischio di lesioni gravi del 70%.
Il rapporto è stato elaborato raccogliendo i dati da 180 paesi, si inscrive in una serie di iniziative previste per la sicurezza stradale nel decennio 2011-2020 e precede la prossima Conferenza per la sicurezza stradale, programmata a Brasilia il 15 e 16 novembre di quest'anno: la tematica è anche considerata tra gli obiettivi per uno sviluppo sostenibile, con la prospettiva di ridurre drammaticamente queste inutili morti entro il 2030.
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