Lontano (poesia inedita fuori concorso)
foto di Vin.cen. |
Quello di cui parla Pirandello è una sorta di morte virtuale: partire per sempre è la metafora usata per spiegare la morte alle menti inesperte ed infantili, la cui immaginazione non può contenere nulla che non sia stato percepito, menti dunque che non possono comprendere la morte, perché in nessun caso essa può appartenere all'esperienza di una persona viva. Ma nel romanzo di Pirandello non si tratta propriamente di morire: in fondo Mattia Pascal si è trovato involontariamente ad essere creduto morto dai suoi compaesani, anche se questa circostanza poi gli ha offerto la possibilità di diventare od inventarsi una persona nuova, lontano dal ruolo e dai doveri sociali (peraltro anch'essi non voluti) che si era costruito nei suoi luoghi di origine...
E diciamo la verità: chi di noi non ha veramente mai pensato di andare via, liberarsi dagli abiti stretti che ci sono stati cuciti addosso da parenti, familiari, amici, colleghi di lavoro, vicini di casa. Abiti, maschere e ruoli che spesso sono distanti da chi noi sentiamo di essere, ma che, nostro malgrado, ci hanno in qualche modo intrappolato per una fortuita (o sfortuita, mi sia concesso il neologismo) concatenazione di eventi... Così mi è tornata in mente la vedova Reece, personaggio dell'Antologia di Spoon River e la sua citazione di Pope, il poeta: "Recita bene la tua parte: in questo consiste l'onore". E insomma da questo guazzabuglio di pensieri ho segnato anch'io una traccia di versi, la mia poesia...
LONTANO
Lontano,
un tuffo nel vuoto.
Sole che non tocca
orizzonti.
Tracannato in un fiato,
sputato in un respiro urlato.
Lontano:
gergo indecifrabile
di vacui sconosciuti,
disperse lande di sentieri.
Via... lontano:
dissolversi nella distanza,
levigare la memoria,
lentamente.
La tempesta di vento
sulle dune del deserto
ridisegna profili di monti
nel nuovo paesaggio.
Ma il fluire dell'onda
corrode
le incisioni scolpite
nella roccia.
Alle spalle brandelli
di ragnatele.
Trappole di attese.
Silenzi sospesi
al soffitto.
Parole che non hanno volato.
Cadute in terra per caso:
note discordanti
guizzanti nelle reti.
Specchio spazzato,
spezzato:
scintille raccolte
negli incavi.
Inventando l'ignoto,
un altro:
l'altro che sono...
lontano.
Bellissima Sfinge!
RispondiEliminaLontano per essere se stessi e finalmente ritrovarsi. Sodisfatti? Felici? Sicuri? O forse soltanto ritrovare in posti nuovi, nuovi volti quella parte di sè nascosta sotto metri di cerone, sotto pesanti maschere che agli altri piacciono ma a noi stan strette?
Grazie della dedica! 😚
Ti condivido e aggiungo questo link nella pagina I regali dei lettori.
Buona... splendida serata Patri
Grazie mille Patricia! :-) L'argomento era intrigante... meritava!
EliminaMa che bel modo di ordinare questo guazzabuglio di pensieri, i miei complimenti!
RispondiEliminaSi ha la sensazione di ascoltare un complesso armonico di suoni e contenuto.
Ciao Sfinge, arrivo dal blog di Patricia.
Ciao Sciarada: ben approdata su questo scoglio sperduto. Grazie per il tuo apprezzamento!
EliminaBella e musicale nel suo genere. Complimenti.
RispondiEliminasinforosa
Grazie Sinforosa... mi chiedevo sulle parole: "parole che non hanno volato" o parole dalle ali tarpate? Ma sono due significati diversi: non lo hanno fatto, ma avrebbero potuto oppure non avrebbero potuto in nessun caso... Beh, buona notte!
EliminaTi ho condivisa su google +, dovevo chiederlo prima lo so, ma sono stata istintiva, spero non ti dispiaccia.
RispondiEliminaBuon fine settimana!
Ma no, Sciarada: il blog è pubblico e se lo condividi mi fa piacere... dunque grazie!
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