L'autunno torrido: disoccupazione e deflazione
Ipse dixit: "Se i sindacati vogliono un autunno caldo, già l'estate non è stata un granché ...."
Così con la sua abituale battuta scanzonata pochi giorni fa il nostro premier rispondeva ai sindacati, assicurando comunque che "noi andiamo avanti".
Bisogna riconoscere che probabilmente da un punto di vista psicologico, questo è appunto lo spirito giusto per affrontare le cose quando il mondo ti crolla addosso: bisogna sentirsi più forti per riuscire effettivamente ad esserlo! Anche sotto il profilo psicologico tuttavia, se le cose vanno male è utile essere disposti a mettere in discussione alcune scelte ed interpretazioni della realtà volendo realmente sperare di poterne cambiare il corso.
Bene è probabile che dal punto di vista politico valgano proprio le stesse regole, quello che invece è certo è che l'autunno sarà non solo caldo, ma torrido sotto ogni profilo climatico, politico ed economico.
L'Italia entra ufficialmente in deflazione: con questo termine si intende in economia un calo dei prezzi che fa seguito ad una contrazione della domanda e secondo i dati Istat che riporto testualmente:
"l'indice dei prezzi al consumo al lordo dei tabacchi aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente e diminuisce dello 0,1% rispetto ad Agosto 2013"
Ora è questa riduzione dello 0,1% nel confronto tendenziale che fa gridare alla deflazione, che non si vedeva in Italia dal 1959! Dall'analisi dei dati risulta comunque che la flessione dei prezzi al consumo riguarda essenzialmente le forniture energetiche, al netto delle quali sale invece l'inflazione allo 0,4% dallo 0,3% di luglio, mentre l'indice armonizzato dei prezzi al consumo si riduce in termini sia congiunturale che tendenziali dello 0,2%.
A fronte di questo appaiono molto preoccupanti i dati relativi alla disoccupazione: nel 2° trimestre di quest'anno si registra una riduzione dello 0,1% degli occupati (quota corrispondente a 14.000 lavoratori in meno in un anno) situazione dove il prezzo viene pagato pressoché esclusivamente nel sud della penisola mentre la percentuale di occupati aumenta nel nord e nel centro, sono inoltre penalizzati i giovani con un -4% nella fascia 15-34 anni ed un -1,6% per i 35-49 anni, mentre aumenta l'occupazione delle persone con età superiore ai 50 anni (+5,5%). Diminuiscono gli occupati a tempo pieno, mentre aumenta il part time forzato.
Aumentano i disoccupati (+2,2%) sempre in questo secondo trimestre, benché venga segnalato che il ritmo di crescita della disoccupazione sta rallentando: la quota percentuale corrisponde a 69.000 persone in più in un anno, di cui il 62,1% cerca lavoro già da oltre un anno. Il tasso di disoccupazione è del 12,3% con maggiore penalizzazione per le donne (13,4%) ed il meridione (20,3%).
Sembra si annunci effettivamente un autunno bollente: la riduzione dei prezzi al consumo (la deflazione) innesca logicamente un meccanismo per il quale le aziende sono portate a ridurre i costi di produzione (ivi incluse manodopera e salari) per tutelare il proprio margine di guadagno: insomma nulla che possa favorire la ripresa occupazionale ed ancor meno il risanamento del nostro debito (dalla riduzione dei prezzi consegue un calcolo al ribasso del Pil).
Una sola considerazione doverosa è che questa situazione, quest'autunno caldo non l'hanno voluto i sindacati ...
Così con la sua abituale battuta scanzonata pochi giorni fa il nostro premier rispondeva ai sindacati, assicurando comunque che "noi andiamo avanti".
Bisogna riconoscere che probabilmente da un punto di vista psicologico, questo è appunto lo spirito giusto per affrontare le cose quando il mondo ti crolla addosso: bisogna sentirsi più forti per riuscire effettivamente ad esserlo! Anche sotto il profilo psicologico tuttavia, se le cose vanno male è utile essere disposti a mettere in discussione alcune scelte ed interpretazioni della realtà volendo realmente sperare di poterne cambiare il corso.
Bene è probabile che dal punto di vista politico valgano proprio le stesse regole, quello che invece è certo è che l'autunno sarà non solo caldo, ma torrido sotto ogni profilo climatico, politico ed economico.
L'Italia entra ufficialmente in deflazione: con questo termine si intende in economia un calo dei prezzi che fa seguito ad una contrazione della domanda e secondo i dati Istat che riporto testualmente:
"l'indice dei prezzi al consumo al lordo dei tabacchi aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente e diminuisce dello 0,1% rispetto ad Agosto 2013"
Ora è questa riduzione dello 0,1% nel confronto tendenziale che fa gridare alla deflazione, che non si vedeva in Italia dal 1959! Dall'analisi dei dati risulta comunque che la flessione dei prezzi al consumo riguarda essenzialmente le forniture energetiche, al netto delle quali sale invece l'inflazione allo 0,4% dallo 0,3% di luglio, mentre l'indice armonizzato dei prezzi al consumo si riduce in termini sia congiunturale che tendenziali dello 0,2%.
A fronte di questo appaiono molto preoccupanti i dati relativi alla disoccupazione: nel 2° trimestre di quest'anno si registra una riduzione dello 0,1% degli occupati (quota corrispondente a 14.000 lavoratori in meno in un anno) situazione dove il prezzo viene pagato pressoché esclusivamente nel sud della penisola mentre la percentuale di occupati aumenta nel nord e nel centro, sono inoltre penalizzati i giovani con un -4% nella fascia 15-34 anni ed un -1,6% per i 35-49 anni, mentre aumenta l'occupazione delle persone con età superiore ai 50 anni (+5,5%). Diminuiscono gli occupati a tempo pieno, mentre aumenta il part time forzato.
Aumentano i disoccupati (+2,2%) sempre in questo secondo trimestre, benché venga segnalato che il ritmo di crescita della disoccupazione sta rallentando: la quota percentuale corrisponde a 69.000 persone in più in un anno, di cui il 62,1% cerca lavoro già da oltre un anno. Il tasso di disoccupazione è del 12,3% con maggiore penalizzazione per le donne (13,4%) ed il meridione (20,3%).
Sembra si annunci effettivamente un autunno bollente: la riduzione dei prezzi al consumo (la deflazione) innesca logicamente un meccanismo per il quale le aziende sono portate a ridurre i costi di produzione (ivi incluse manodopera e salari) per tutelare il proprio margine di guadagno: insomma nulla che possa favorire la ripresa occupazionale ed ancor meno il risanamento del nostro debito (dalla riduzione dei prezzi consegue un calcolo al ribasso del Pil).
Una sola considerazione doverosa è che questa situazione, quest'autunno caldo non l'hanno voluto i sindacati ...
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