Stepchild adoption: la sentenza del TM romano
Se ne parla da un paio di giorni di questa cosiddetta "storica" sentenza del Tribunale per i Minorenni di Roma, che ha riconosciuto il diritto di adozione ovvero di affiliazione da parte di una omosessuale donna, non madre biologica, che già da dieci anni convive con la compagna, madre biologica della bimba adottata, la cosiddetta stepchild adoption.
Tali e tante sono state le polemiche che mi è capitato di leggere, che mi sento di intervenire con alcune considerazioni senza scherzi, né ironie:parliamo di bambini e parliamo sul serio.
Tali e tante sono state le polemiche che mi è capitato di leggere, che mi sento di intervenire con alcune considerazioni senza scherzi, né ironie:parliamo di bambini e parliamo sul serio.
Le polemiche naturalmente riguardano gli schieramenti politici ed ideologici della cosiddetta destra in contrapposizione alla cosiddetta sinistra (e questo malgrado i funerali di queste aree ideologiche siano già stati celebrati a più riprese, ma tant'è!): in particolare ho letto che secondo alcuni si tratterebbe di una sentenza ideologica, che naturalmente incontra l'opposizione di determinate aree politiche e nella quale addirittura la (solita) magistratura avrebbe in qualche modo, se non proprio scavalcato,
dettato l'agenda al Parlamento.
Riguardo a quest'ultimo punto spezzerò una lancia a favore dei giudici: diciamo la verità, loro non possono farci niente se le persone fanno i ricorsi legali, il loro compito è solo quello di applicare la legge, calibrandola sulla specificità dei singoli e particolari casi e di darsi da fare a disimpegnare le pratiche velocemente, vista la realtà (di grande eco mediatica) della lentezza nell'apparato di giustizia. Passiamo ora al problema ideologico e per quello desidero riferirmi al famosissimo brano biblico dell'Ecclesiaste, il libro di Qoelet:
"Meglio essere in due che uno solo, perché due hanno un
miglior compenso nella fatica. Infatti, se vengono a cadere, l'uno rialza
l'altro. Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi. Inoltre,
se due dormono insieme, si possono riscaldare; ma uno solo come fa a
riscaldarsi? Se uno aggredisce, in due gli possono resistere e una corda a
tre capi non si rompe tanto presto."
Ogni persona dotata di buon senso e timorata di Dio comprende il valore pratico
del contenuto della riflessione espressa nel Qoelet e se andiamo a confrontare
questo principio generale alla situazione particolare della bambina in
questione, dobbiamo prendere atto del fatto che che le due donne vivono
insieme già da dieci anni, cinque anni fa hanno avuto questa bimba con la
fecondazione eterologa praticata all'estero e per la piccola le due madri sono
effettivamente gli unici riferimenti adulti sperimentati ed attendibili.
La bambina
risulta essere perfettamente sana fisicamente e psichicamente.
Si tratta
in sintesi di una famiglia di fatto collaudata e di una situazione che resterà
tale indipendentemente dalla sentenza dei giudici.
Da un punto di vista etico e dal punto di vista del buon senso, il
riconoscimento giuridico della posizione ricoperta dalla madre non biologica,
ha chiaramente un significato di maggiore
tutela del minore conferendo a questa nuova figura di madre i diritti e
soprattutto i doveri di un genitore perché è meglio essere in due ...).
Sul piano legale i giudici hanno infatti semplicemente applicato l'articolo 44 della legge
sull'adozione (n.184 del 04/05/1983 modificata dalla L.149/2001):
secondo la legge italiana i minori possono essere adottati:
a) da persone unite al
minore da vincolo di parentela fino al sesto grado o da preesistente rapporto
stabile e duraturo, quando il minore sia orfano di padre e di madre;
b) dal coniuge nel caso in
cui il minore sia figlio anche adottivo dell'altro coniuge ;
c) quando il minore si trovi
nelle condizioni indicate dall'articolo 3, comma 1, della legge 5 febbraio
1992, n. 104, e sia orfano di padre e di madre;
d) quando vi sia la
constatata impossibilità di affidamento preadottivo.
Insomma i giudici hanno agito
fondandosi sulla legge già esistente e sul proprio buon senso, inoltre hanno
giudicato in merito ad una situazione specifica e particolare, non stabilito
una norma generale: il loro compito non era quello di valutare se è meglio
avere un padre ed una madre piuttosto che due madri, ma quello di decidere se
il minore sarebbe stato meglio tutelato con un solo o con due genitori
giuridicamente riconosciuti in una situazione già esistente come famiglia di
fatto.
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