Solo la felicità è contagiosa
Il clima emotivo di un gruppo sociale e/o di un contesto qualsivoglia di solito si comporta come un aroma (o anche un veleno) disperso nell'aria, che tutti respirano e perciò tende a diffondersi tra le persone che sono in relazione l'una con l'altra: basti pensare alle reazioni di panico nelle folle, anche per falsi allarmi o viceversa al buonumore, specie se accompagnato da risate, che come ormai ampiamente comprovato hanno un elevato coefficiente di contagiosità.
Siamo abituati a pensare che questa cosa in parte la si debba, sul piano cognitivo, ad una sorta di apprendimento legato a comportamenti di imitazione ed in parte a risposte emotive ovviamente condizionate dall'atteggiamento dell'altro: difficile ad esempio continuare a lungo ad essere amichevoli verso una persona che si dimostra ostile...
D'altro canto sappiamo anche che il bisogno di comunicare ed interagire è da considerarsi una necessità primaria in tutti gli individui, paragonabile per potenza e significato al bisogno ed al piacere di muoversi presente nei bambini piccoli: non che quest'ultimo scompaia interamente nella crescita, ma con lo sviluppo del linguaggio, la comunicazione con gli altri e l'esplorazione del mondo vengono gradualmente sempre più convogliate anche in altri canali.
Una rete di relazioni sociali positive, sane e gratificanti per l'individuo rappresenta spesso un importante supporto nella cura di molti mali ed in specie del malessere psichico, ma al tempo stesso siamo anche abituati a pensare che gli "esempi negativi" ovvero le persone pessimiste, ansiose, svalutanti e depresse possano incidere negativamente sul nostro stato d'animo: ora una ricerca svolta presso l'Università britannica di Warwick sembra invece andare in direzione opposta.
Secondo i ricercatori (Frances Griffths e coll.) solo la felicità è contagiosa mentre la depressione non lo è... quanto meno questo è il titolo del lavoro: si tratta in realtà di uno studio limitato a gruppi di adolescenti sui quali è stato effettuato un monitoraggio simile a quello utilizzato per studiare la diffusione delle malattie infettive al fine di studiare la diffusione degli stati d'animo nell'ambito di amicizie tra pari.
Sono stati valutati i dati di 2.000 adolescenti delle scuole superiori degli USA, utilizzando le informazioni rilevate sistematicamente nello studio nazionale longitudinale di salute degli adolescenti e gli individui sono stati classificati in due gruppi in base al tono dell'umore basso o normale, misurato con una specifica scala di punteggio applicata alle informazioni disponibili.
Secondo questa ricerca la depressione non tende a diffondersi, ovvero a contagiare i soggetti appartenenti allo stesso gruppo, mentre per contro, l'avere un sufficiente numero di amici "sani" dimezza le possibilità di cadere in depressione e raddoppia invece le possibilità di recupero dalla depressione: in particolare un minimo di 5 amici sani fa scendere del 50% la possibilità di diventare depressi in adolescenza, mentre occorrono almeno 10 amici sani per raddoppiare le possibilità di recupero di coloro che sono già depressi.
La conclusione dello studio è che favorire in generale la socializzazione fra adolescenti riduce il rischio di depressione in quanto aumenta le possibilità di avere un sufficiente numero di amici sani e, vista la scarsa contagiosità della depressione, non mette a rischio coloro che sono in amicizia con coetanei depressi.
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