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La guerra degli hastag: #chitaceècomplice

Pare si sia scatenata nei social una specie di guerra lanciata in rete dalla rivista musicale RollingStone, che ha pubblicato oggi una copertina arcobaleno sulla quale si legge a grandi caratteri Noi non stiamo con Salvini e poi in piccolo: Da adesso chi tace è complice. Se ne sta parlando in queste ore su facebook e su twitter dove appunto impazza l'hastag #chitaceècomplice. La rivista pubblica un breve articolo che suona come una chiamata alle armi diretta al mondo della cultura e che vorrebbe coinvolgere attori, musicisti e scrittori. 

Sono in molti ad aver fatta immediatamente propria la bandiera arcobaleno contenente il messaggio,  mentre molti altri hanno manipolato l'immagine di copertina e tolto il NON lasciando quindi che la frase suoni: Noi stiamo con Salvini. Ma proprio nel mondo della cultura non tutti sono d'accordo: una voce autorevole, come quella di Enrico Mentana, peraltro presente nell'elenco di creativi ed intellettuali menzionati in coda all'articolo di RollingStone, si smarca clamorosamente dall'iniziativa con un post sulla sua pagina facebook, dove, tra l'altro, il giornalista insinua la possibilità che una tale iniziativa possa essere finalizzata anche all'ottenimento di pubblicità gratuita. Come gli si potrebbe dar torto? Chiunque viaggi in rete sa che il potere di un influencer viene misurato sul numero di click, mi piace e condivisioni dei suoi post e chiunque scriva su di una testata online sa che la validità dei suoi elaborati sarà pesata in base al numero di visualizzazioni e commenti ottenuti. 

Eppure la realtà è complessa e, pur non potendo affatto escludere che motivazioni di tale genere siano state presenti nella scelta editoriale della rivista, personalmente ritengo che sarebbe riduttivo pensare che si tratti solo di questo: magari anche, ma c'è di più. Molti dei post e commenti che da qualche tempo si leggono un po' ovunque nei social network possono indurre realmente un profondo disagio in chi legge: cinismo agghiacciante e fandonie complottiste (utili ad esorcizzare qualche vago senso di colpa) vanno per la maggiore. Gli atteggiamenti (evocativi del "dagli all'untore" di manzoniana memoria) di quelle persone che ormai legittimate dalla destra xenofoba al governo, inveiscono quotidianamente contro gli immigrati, sono un dato allarmante di fronte al quale non solo è difficile restare indifferenti, ma anche mantenere equidistanza.

Intanto il mare continua ad inghiottire altre persone: famiglie, donne, uomini e bambini in numero crescente, in conseguenza del blocco delle imbarcazioni Ong e della chiusura dei porti (non solo quelli italiani). Ecco quelle altre persone sono persone, intendo umane e questo è un dato che sarebbe molto pericoloso rimuovere. Si può discutere delle opportunità e delle scelte politiche, si può ragionare sulla posizione dell'Europa, poco trasparente e soprattutto poco solidale, ma non si può decidere a tavolino della vita e della morte della gente! Questa è una perversione inaccettabile.

E allora quando schierarsi, perché schierarsi e soprattutto: a cosa serve schierarsi? Il momento della riflessione critica, quello che precede l'azione, è un momento in cui non è opportuno, ma anzi potrebbe essere dannoso proprio rispetto alla obiettività ed attendibilità della nostra analisi, trovarci schierati: le destre hanno messo in evidenza la posizione di chiusura europea di fronte all'emergenza umanitaria della immigrazione, un dramma per il quale una sola nazione, tra l'altro in condizioni di fragilità economica come l'Italia, non possiede  risorse sufficienti a farvi fronte. Siamo d'accordo, ma la risposta non è, né potrebbe essere  l'eccidio, né la schedatura e la esclusione sociale delle minoranze e degli stranieri. Mentana scrive che è sbagliata la scelta di una "persona liberamente eletta come bersaglio". La cosa in effetti sembra ripugnante, specialmente per il motivo che nel bene o nel male rischia di puntare un altro riflettore su Salvini, aumentandone l'ambita visibilità, ma il nostro Ministro non morirà per questo, contrariamente ai 1.063 annegati da Gennaio di quest'anno.

Il fatto è che nessuna persona o gruppo di persone dovrebbe essere "eletto come bersaglio" cosa che invece la Lega Nord ha fatto, cavalcando il disagio sociale ed offrendo capri espiatori al malcontento popolare, per scopi puramente elettorali (un po' più abietti della sospettata "pubblicità gratuita" che potrebbe guadagnare il mensile RollingStone).

Ci si schiera dopo il momento analitico, quando si passa ad una fase operativa, quando è necessario intervenire e misurare le forze. Ci si schiera con la consapevolezza che le ragioni non sono tutte da una parte sola, ma ci si schiera, perché al momento di agire è necessario decidere da quale parte stare. La guerra si gioca sul condizionamento della opinione pubblica: condizionamento che alcune forze politiche hanno guadagnato sfruttando tecniche di marketing anche francamente di tipo pubblicitario, per non dire della invasione di fake-news ormai ben  nota nei social. E allora... ma si: facciamo pure un po' di pubblicità gratuita a RollingStone!

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