Riabilitazione dopo il carcere: una necessità per la vita
La carcerazione dovrebbe rappresentare per l'individuo un percorso di maturazione nella prospettiva di un soddisfacente reintegro sociale dopo lo sconto di pena. Con questo non si intende ignorare il fatto che realisticamente alcuni soggetti sono quanto meno molto difficili da riabilitare, né che il periodo di detenzione per chi ha commesso crimini costituisce anche un tempo durante il quale la società viene tutelata dalla reiterazione di atti delinquenziali da parte dello stesso soggetto. D'altro canto se all'uscita dalla prigione l'individuo non ha acquisito la capacità di reinserirsi e se non sono stati affrontati e superati i nodi problematici alla base della condotta delinquenziale, è probabile che la persona in questione riesca comunque a danneggiare altri ed anche se stessa. In effetti in uno studio recentemente pubblicato su The Lancet Psychiatry la mortalità nella popolazione di ex detenuti risulta considerevolmente più elevata che nella popolazione generale, ma questo studio in particolare prende in considerazione tra le variabili correlate al più elevato tasso di mortalità, la presenza di disturbi psichici ed in particolare l'abuso di sostanze.
Lo studio, condotto da Seena Fazel, Zheng Chang e coll., ha preso in considerazione i dati di 47.326 individui arrestati in Svezia a partire dal 1° gennaio del 2000 e rilasciati entro il 31 dicembre 2009: il periodo medio di follow up è stato di 5,1 anni nel corso dei quali sono state registrati 2.874 decessi, corrispondenti al 6% della popolazione considerata. L'elemento che maggiormente incide sulla mortalità in questi casi è l'abuso di sostanze (alcol e/o droghe) in maniera indipendente rispetto ad altre variabili sociali e familiari, mentre questa variabile sembra incidere in misura diversa in relazione al sesso: infatti il 34% dei decessi maschili ed il 50% di quelli femminili erano legati ad abuso di sostanze.
Gli autori concludono che una prevenzione efficace dell'abuso di sostanze potrebbe effettivamente limitare il numero di morti negli ex detenuti, ma questo richiederebbe una presa in carico che vada oltre il rilascio dal carcere. Si tratterebbe quindi di rivedere le modalità di rilascio ed i supporti utili da fornire dopo la scarcerazione.
Lo studio, condotto da Seena Fazel, Zheng Chang e coll., ha preso in considerazione i dati di 47.326 individui arrestati in Svezia a partire dal 1° gennaio del 2000 e rilasciati entro il 31 dicembre 2009: il periodo medio di follow up è stato di 5,1 anni nel corso dei quali sono state registrati 2.874 decessi, corrispondenti al 6% della popolazione considerata. L'elemento che maggiormente incide sulla mortalità in questi casi è l'abuso di sostanze (alcol e/o droghe) in maniera indipendente rispetto ad altre variabili sociali e familiari, mentre questa variabile sembra incidere in misura diversa in relazione al sesso: infatti il 34% dei decessi maschili ed il 50% di quelli femminili erano legati ad abuso di sostanze.
Gli autori concludono che una prevenzione efficace dell'abuso di sostanze potrebbe effettivamente limitare il numero di morti negli ex detenuti, ma questo richiederebbe una presa in carico che vada oltre il rilascio dal carcere. Si tratterebbe quindi di rivedere le modalità di rilascio ed i supporti utili da fornire dopo la scarcerazione.
Commenti
Posta un commento
Allora? Vuoi dirmi che ne pensi?
Grazie per ogni contributo, tieni solo presente che:
* I commenti non inerenti l'argomento del post verranno considerati messaggi personali e privati.
** I commenti contenenti link verranno considerati spam.
*** I commenti contenenti insulti, volgarità e/o attacchi personali a chiunque, non verranno affatto considerati.
I tre generi di commenti sopra elencati non saranno pubblicati o, se erroneamente pubblicati, verranno rimossi appena possibile.
Grazie a tutti per la lettura ed il tempo dedicato al post.
Grazie a quelli che lasceranno una traccia del loro pensiero.