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Il passato (racconto)

Quella notte aveva dormito molto male. Un pensiero fisso l'aveva tormentata. Non era riuscita a scacciarlo in nessuna maniera. "Forse solo abbattendolo a fucilate" pensò. Ma poi sarebbe servito? In fondo il suo passato era ciò che era diventata. 

Ciascuna impronta, anche solo una sensazione trascorsa nell'animo, il sovrapporsi dei ricordi e delle storie, le emozioni stratificate una sull'altra dai tempi dell'infanzia: tutto questo è ciò che siamo, ciò che lei era. La memoria che possiamo conservarne disegna ai nostri stessi occhi la nostra immagine, l'identità, cosa pensiamo di noi stessi e cosa siamo o crediamo di essere... E cosa credeva di essere lei? Da qualche tempo (ma quanto tempo?) le accadeva di sentirsi smarrita: proprio ora per dire, era appena uscita di casa per fare qualcosa, qualcosa che doveva fare, ma cosa? Non riusciva in nessun modo a ricordarsene. Sospirò, continuava a tornarle in mente con insistenza di quella volta, era solo poco più di una bambina, che le era capitato un mancamento: era stordita dal calore, dalla folla e dal forte odore d'incenso, aveva perso i sensi e si era afflosciata al suolo. Che strano la sua mente riusciva a disegnare immagini nitide di ogni dettaglio di quell'episodio, le voci indistinte di chi l'aveva vista e la riconosceva, l'improvvisa sicurezza che nell'angoscia di quel vuoto le diede il percepire il nome di sua madre: "È la figlia di...". Sembrava non riuscisse a ricordare altro se non quella sua prima fioritura, quelle sensazioni forti, vissute per la prima volta, si, era la prima volta che usciva sola ed aveva tante paure allora.

Niente da fare: non le veniva in mente, l'unica era tornare indietro e riprendere ciò che stava facendo (cosa stava facendo?) così forse sarebbe riuscita a ricordarsi cosa le serviva e perché era uscita di casa. Si sentì irritata e rabbiosa, avrebbe picchiato qualcuno: doveva essere colpa di qualcuno se le accadeva questo. L'espressione del viso divenne una maschera arcigna, ma lei dentro di sé si sentiva indifesa come una bambina. La sua mente si andava sgretolando in una sottile sabbia di pensieri, emergevano a tratti brandelli di immagine, che non sapeva collocare sul filo del tempo. Forse era appena accaduto, forse lo aveva sognato, forse era un ricordo dell'infanzia. Era esasperata e confusa. In questo stato d'animo entrò nel negozio con la vetrina scintillante traboccante di giocattoli: avrebbe comprato qualcosa per il suo nipotino, ecco cosa avrebbe fatto. Mentre si rigirava intorno abbagliata dagli oggetti colorati, le si avvicinò la commessa: "Desidera signora?"

Ecco sì, lei era una signora senza dubbio, però non seppe rispondere alla domanda, guardava la ragazza con i suoi occhi vuoti, un po' impauriti e poi fu quasi presa dal panico. Uscì in fretta automaticamente, senza rendersene conto del tutto: voleva tornare a casa e riprese a camminare. Dopo aver vagato per circa un'ora si sentì molto stanca: c'era una panchina dall'altro lato della strada, attraversò con una certa attenzione, anche se non c'erano le strisce e ne fu finalmente soddisfatta. Questo riusciva a farlo bene. Il guaio era che ormai erano diventate tante le cose che non sapeva più fare, non che non sapesse proprio farle, ma più che altro finiva per dimenticare le cose a metà poco dopo averle iniziate. 

Se ne vergognava terribilmente, questa storia la faceva sentire inutile ed incapace, ma ora era solo davvero tanto stanca: le sarebbe piaciuto trovarsi a casa, chissà cosa aveva lasciato e perché era uscita. Magari per il fatto di non avere riposato bene quella notte si sentì sopraffatta dalla stanchezza e finì per distendersi su quella panchina, come fosse stata una barbona, forse lo era... la sua casa, quella immagine della sua casa era davvero una cosa di questa mattina? Si appisolò mentre imbruniva.

Il post è dedicato alla mia amica Patricia, che ha scritto l'incipit (la parte iniziale in marrone nel testo) ed alla sua iniziativa #insiemeraccontiamo. 


Commenti

  1. Prima di tutto ti ringrazio di cuore della dedica! :*)
    Quanto al tuo finale è struggente e commovente. Pieno di dolorosa realtà. Purtroppo hai parlato di una verità che conosco e che fa male a chi ne soffre e ai familiari. Momenti tristi e distruttivi per tutti purtroppo.
    Però tu lo hai fatto con eleganza e soavità. Grande!
    Grazie tesoro! Un bacie enorme!

    RispondiElimina
  2. Bellissimo e commovente finale... Complimenti per aver trattato in modo così delicato una realtà che purtroppo porta con sé un dolore terribile sia in chi si ammala che nei suoi familiari...
    Davvero, davvero bello: complimenti! :)
    Lulù

    RispondiElimina

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