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La motivazione: quando il desiderio matura in volontà

Molti di noi hanno o credono di avere degli obiettivi nella vita,  non sempre facili da raggiungere: molta importanza viene riconosciuta alla motivazione, come motore trainante verso una meta. Ma cosa si intende per motivazione? Uno degli errori che comunemente commettiamo è quello di confondere il nostro desiderio con la nostra volontà: il primo passo sarà dunque quello di distinguere tra queste due situazioni (sostanzialmente diverse in alcuni aspetti basilari) perché questo ci aiuterà a comprendere qualcosa in più di noi stessi e di quello che vogliamo veramente.

  • Il desiderio

Il desiderio nasce nello sconfinato magma dell' "Io" come una contaminazione di stralci d'esperienza e costruzione immaginaria: il desiderio per qualche momento può restituirci la gratificazione fantasticata dell'ottenimento e/o del raggiungimento dell'oggetto o della meta che abbiamo sostanziato del nostro investimento affettivo.

  • La volontà

La volontà invece è un conto che teniamo aperto con la realtà, prima di tutto con la nostra realtà individuale e quindi con l'immagine che abbiamo interiorizzato di noi stessi. Da questo deriva che l'immagine di sé e l'autostima rappresentano una parte importante della volontà e pertanto della reale capacità di rendere attuabile e realizzare fattivamente un desiderio: su questa considerazione sono fondate molte tecniche cosiddette motivazionali, che si servono dell'appartenenza a gruppi di consenso e supporto e/o di relazioni educative strutturanti, capaci di fornire modelli di identificazione, nonché di incidere appunto sull'autostima e sulla costruzione del sé.
  • L'esame di realtà

Per illustrare questi concetti ed introdurne altri di pari importanza, utilizzerò la metafora del muro: supponiamo che io debba attraversare un muro, se la mia cognizione è che si tratta di una parete d'acciaio di 3 metri di spessore, io non proverò neanche a sfondarlo, al massimo potrei provare a scavalcarlo o aggirarlo, ma al contrario se la mia cognizione è che si tratta di un sottile cartongesso, senza dubbio comincerò a prenderlo a pugni ed a calci ed in breve mi aprirò un varco. Da questo esempio si comprende come la mia motivazione ad agire utilizzando una determinata strategia piuttosto che l'altra e più in generale la motivazione ad agire comunque in qualsiasi modo, è legata in primo luogo alla mia analisi di realtà, intesa come realtà esterna (quanto è robusto il muro) e realtà individuale (di quali strumenti io dispongo, quanta forza, quanto ingegno, quali utensili). Nel caso la mia analisi di realtà non fosse corretta su uno o entrambi i versanti esaminati, il raggiungimento dell'obiettivo diventerebbe poco probabile (sia chiaro: non impossibile, non è escluso infatti, che magari scambiando l'acciaio per cartongesso, a furia di calci, io finisca casualmente per trovare un canale di aerazione che mi consente l'attraversamento, ma, diciamo la verità, è improbabile).

Un corretto esame di realtà è quindi cruciale nel consentire la maturazione di un desiderio in volontà e nel sostenere quindi la motivazione. Di solito noi siamo portati a compiere  errori nell'esame di realtà, errori che possono riguardare la valutazione di noi stessi, di quelle che sono le nostre risorse, abilità e potenzialità e/o errori che riguardano l'analisi della realtà esterna: la scelta di percorsi e strategie che falliscono il target, abitualmente sono la conseguenza di un esame non corretto. Una delle cause più frequenti di insuccesso riguarda proprio la conoscenza di noi stessi, di quello che veramente vogliamo in rapporto alle nostre capacità di ottenerlo.

  • Lo scoraggiamento

La realtà si comporta come un'amante esigente, la sua domanda infatti di solito è: cosa sei disposto a fare per avermi? D'altro canto noi a volte imbrogliamo noi stessi: quando non ci sentiamo all'altezza di un obiettivo desiderato, invece di riconoscere ed affrontare i nostri personali problemi di autostima, possiamo scoraggiarci e preferiamo pensare che non abbiamo più voglia di quella cosa. Come diceva Leopardi in riferimento all'amore: "Nonché la speme, il desiderio è spento". Questo è solo un modo per fingere che non ci importi nulla nel tentativo di evitare la cocente delusione dell'insuccesso. Si tratta di un meccanismo disfunzionale e controproducente: difatti se non ci importa nulla, non faremo nulla, se non faremo  nulla, non raggiungeremo il nostro scopo e se non raggiungeremo il nostro scopo ci convinceremo sempre più di essere delle nullità incapaci, rendendo sempre più profondo l'errore nell'esame della realtà di noi stessi con la conseguenza di assottigliare sempre più le nostre possibilità di successo, riproducendo l'immagine del classico serpente che si morde la coda.

  • Le tecniche motivazionali
Le tecniche motivazionali sono uno strumento che va ad inserirsi in un punto del circolo vizioso per il quale l'insuccesso (che evidentemente anche lui dimostra un certo istinto di sopravvivenza) tende a riprodursi e perpetuarsi: ne esistono diverse e personalmente ritengo che va bene tutto quello che funziona (purché il gioco valga la candela, ovvero non faccia più male di quanto bene può raggiungere). Da questo punto di vista suggerisco di guardarsi soprattutto dalle persone e gruppi che manipolano la fragilità emotiva altrui per guadagnarsi un ascendente sull'altro, crearne la dipendenza ed ottenerne infine vantaggi economici (cartomanti e spacciatori fanno essenzialmente questo, ma non sono soli: anche alcuni gruppi di psedo-training psico-e-qualcosa lo fanno). La condizione ottimale naturalmente sarebbe quella di giungere ad una sufficiente conoscenza di sé tale da poter gestire autonomamente la propria motivazione, ma quando invece, è necessario affidarsi a qualcuno è bene stabilire limiti di tempo, spazio e spesa. Insomma diamoci da fare e... buona fortuna a tutti!


Commenti

  1. la volntà di certo è l'aspetto fondamentale per raggiugere i nostri obiettivi ma come dicievi tu l'esame di realtà è il punto di partenza senza il quale si resta fermi. a presto

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    Risposte
    1. Ciao monia: bentrovata. L'esame di realtà richiede una certa lucidità che spesso risulta invece alterata quando siamo coinvolti in un compito dal cui successo dipendono cose importanti come l'idea che riusciamo a formarci di noi stessi. L'aspettativa che nutriamo su noi stessi è rilevante: hai presente la profezia che si autoverifica? Buona serata Monia, a presto.

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    2. Cioè, sarebbe la profezia che si autodetermina in termini strettamente tecnici e spesso... funziona, non sempre in positivo, peraltro

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