Storia dello gnomo cattivo (il resto è noia)
Declamò a gran voce la piccola peste guardando di sottecchi la madre, che lo ricambiò con uno sguardo apprensivo ed implorante. La povera donna si stava dando da fare per preparare la cena e riordinare casa. La sera era sempre così: le cose da fare si accavallavano e lei non ce la faceva proprio a tenere tutto dentro quella sua piccola testolina incorniciata dai riccioli rossicci. Era troppo giovane, ancora più figlia che madre, ma appena compiuti i 18 anni aveva preferito allontanarsi dalla propria famiglia di origine: lei col suo piccolino.
Voleva essere grande ed indipendente: non ne poteva più di sentirsi dire da sua madre cosa fare e cosa no e non voleva che la nonna insegnasse al bambino a non darle ascolto... La nonna! Certo le aveva dato delle delusioni, ma insomma non ne poteva più neanche di sentirsi colpevole verso di lei ed anche verso il piccolo, visto che ogni occasione era buona per rinfacciarle la sua inadeguatezza e la sua irresponsabilità! Incinta mentre ancora andava a scuola: che delusione per i suoi! E quanto risentimento riusciva ancora a percepire nei rimbrotti di sua madre, lei che appena quindicenne aveva dato alla luce quel bel fagottino che ora, grazie alle troppe coccole della nonna, sempre pronta a spalleggiarlo, le dava i tormenti.
Così Lucia andava pensando tra sé mentre si affaccendava affannosamente per riuscire a fare tutto il necessario: magari stava esagerando a vedere le cose in nero. Possibile che fosse arrivata perfino ad essere gelosa del suo bambino col quale la sua severa mamma, nonna del piccolo, era invece sempre dolce (fin troppo) ed al quale continuava a dare ragione contro di lei? Che stupidaggine!
Con la mente ingarbugliata da questa matassa di pensieri e malumori e le mani indaffarate in altro, non si accorse neanche che la piccola peste, indispettita dalla noncuranza della mammina, aveva preso ad armeggiare con le chiavi di casa ed era riuscito ad aprire la porta.Raggiunse il bambino di corsa col fiato in gola, quasi in fondo alle scale, mentre la cena bruciava nel forno:
-Adesso basta davvero!- urlò afferrandolo per un braccio e spingendolo piangente sulla scalinata. Era furiosa per davvero ed una volta dentro, gli intimò di restare chiuso in cameretta e non farsi vedere né sentire, poi si lasciò andare esausta ed avvilita sul divano. Forse aveva davvero ragione sua madre: non poteva farcela! Non riusciva ad organizzarsi, girava in tondo come una trottola inconcludente ed alla fine tutti avevano qualcosa da rimproverarle.
Non volle piangere, ma sentiva il bisogno di sfogare la rabbia ed ancora una volta riuscì a trattenersi: lo faceva spesso. Giulio era troppo piccolo per prendersela con lui, era capriccioso, ma a tre anni che si può pretendere? Si alzò ed aprì il forno restando a contemplare con disperata rassegnazione la cena bruciata: mica te lo regalano il cibo: lei stava facendo i salti mortali per poter guadagnare il minimo indispensabile, poi preparare e poi... questo. Bene: avrebbero saltato la cena, così sarebbe stata una bella lezione! Rifletté con la rabbia dello stomaco vuoto, proprio come una bimba stizzita.
Giulio intanto, rinchiuso in camera e terrorizzato dalla furia di sua madre, cominciò a picchiare sul tavolino con un pezzetto rosso della sua costruzione preferita: -Cattiva, cattiva- lui pensava, arrabbiato con la sua mamma. Aveva un grugnetto così imbronciato che perfino lo specchio a riquadri appeso alla parete si spaventò. Giulio lo guardò di soppiatto e con sorpresa si accorse che quel grugno allo specchio aveva cominciato a fargli certe boccacce... e poi a un certo punto tirò fuori un berretto rosso come il pezzetto di costruzione che lui aveva in mano, se l'infilò in testa e saltò fuori dallo specchio. Il bambino fece un balzo indietro:
-Chi sei? Mamma! Aiuto Aiuto!- gridò spaventato lo scugnizzo impenitente ed a sentirlo urlare a quel modo anche Lucia dalla cucina si impaurì: cos'altro poteva essere successo? Aprendo precipitosamente la porta della stanzetta per fortuna si sentì subito sollevata: Giulio stava piangendo disperatamente fino ad essere diventato quasi viola come un puffetto, ma non c'era sangue, non si era fatto male. Subito corse ad abbracciarlo chiedendogli se fosse caduto ed in quell'abbraccio si calmarono i singhiozzi del piccolo che finalmente riprese fiato, ma si stemperò anche l'amarezza di Lucia forse ancora troppo giovane per fare la mamma, ma non ancora tanto adulta da avere dimenticato la tenerezza e la fragilità puerile, così Lucia cominciò anche lei a piangere, ma in silenzio.
Giulio a spizzichi e bocconi cercava di raccontarle dello gnomo balzato fuori dallo specchio, la mamma era incredula ed alla fine si fecero tante risate, ma siccome avevano saltato la cena e ridere mette appetito, si prepararono due tramezzini col pomodoro ed il formaggio: uno per ciascuno e non diedero niente allo gnomo ingrugnito, perché lui era cattivo e gli piaceva spaventare i bambini e pure le loro mamme. Non c'era dubbio che fosse stato lo gnomo a suggerire a Giulio di scappare di casa ed alla sua mamma di gridare, perché certi gnomi sono così: ci godono a fare dispetti ed a vedere la gente immeschinirsi nella rabbia e nell'umiliazione, perciò non bisogna mai dargli retta.
Capito bambini?
Voleva essere grande ed indipendente: non ne poteva più di sentirsi dire da sua madre cosa fare e cosa no e non voleva che la nonna insegnasse al bambino a non darle ascolto... La nonna! Certo le aveva dato delle delusioni, ma insomma non ne poteva più neanche di sentirsi colpevole verso di lei ed anche verso il piccolo, visto che ogni occasione era buona per rinfacciarle la sua inadeguatezza e la sua irresponsabilità! Incinta mentre ancora andava a scuola: che delusione per i suoi! E quanto risentimento riusciva ancora a percepire nei rimbrotti di sua madre, lei che appena quindicenne aveva dato alla luce quel bel fagottino che ora, grazie alle troppe coccole della nonna, sempre pronta a spalleggiarlo, le dava i tormenti.
Così Lucia andava pensando tra sé mentre si affaccendava affannosamente per riuscire a fare tutto il necessario: magari stava esagerando a vedere le cose in nero. Possibile che fosse arrivata perfino ad essere gelosa del suo bambino col quale la sua severa mamma, nonna del piccolo, era invece sempre dolce (fin troppo) ed al quale continuava a dare ragione contro di lei? Che stupidaggine!
Con la mente ingarbugliata da questa matassa di pensieri e malumori e le mani indaffarate in altro, non si accorse neanche che la piccola peste, indispettita dalla noncuranza della mammina, aveva preso ad armeggiare con le chiavi di casa ed era riuscito ad aprire la porta.Raggiunse il bambino di corsa col fiato in gola, quasi in fondo alle scale, mentre la cena bruciava nel forno:
-Adesso basta davvero!- urlò afferrandolo per un braccio e spingendolo piangente sulla scalinata. Era furiosa per davvero ed una volta dentro, gli intimò di restare chiuso in cameretta e non farsi vedere né sentire, poi si lasciò andare esausta ed avvilita sul divano. Forse aveva davvero ragione sua madre: non poteva farcela! Non riusciva ad organizzarsi, girava in tondo come una trottola inconcludente ed alla fine tutti avevano qualcosa da rimproverarle.
Non volle piangere, ma sentiva il bisogno di sfogare la rabbia ed ancora una volta riuscì a trattenersi: lo faceva spesso. Giulio era troppo piccolo per prendersela con lui, era capriccioso, ma a tre anni che si può pretendere? Si alzò ed aprì il forno restando a contemplare con disperata rassegnazione la cena bruciata: mica te lo regalano il cibo: lei stava facendo i salti mortali per poter guadagnare il minimo indispensabile, poi preparare e poi... questo. Bene: avrebbero saltato la cena, così sarebbe stata una bella lezione! Rifletté con la rabbia dello stomaco vuoto, proprio come una bimba stizzita.
Giulio intanto, rinchiuso in camera e terrorizzato dalla furia di sua madre, cominciò a picchiare sul tavolino con un pezzetto rosso della sua costruzione preferita: -Cattiva, cattiva- lui pensava, arrabbiato con la sua mamma. Aveva un grugnetto così imbronciato che perfino lo specchio a riquadri appeso alla parete si spaventò. Giulio lo guardò di soppiatto e con sorpresa si accorse che quel grugno allo specchio aveva cominciato a fargli certe boccacce... e poi a un certo punto tirò fuori un berretto rosso come il pezzetto di costruzione che lui aveva in mano, se l'infilò in testa e saltò fuori dallo specchio. Il bambino fece un balzo indietro:
-Chi sei? Mamma! Aiuto Aiuto!- gridò spaventato lo scugnizzo impenitente ed a sentirlo urlare a quel modo anche Lucia dalla cucina si impaurì: cos'altro poteva essere successo? Aprendo precipitosamente la porta della stanzetta per fortuna si sentì subito sollevata: Giulio stava piangendo disperatamente fino ad essere diventato quasi viola come un puffetto, ma non c'era sangue, non si era fatto male. Subito corse ad abbracciarlo chiedendogli se fosse caduto ed in quell'abbraccio si calmarono i singhiozzi del piccolo che finalmente riprese fiato, ma si stemperò anche l'amarezza di Lucia forse ancora troppo giovane per fare la mamma, ma non ancora tanto adulta da avere dimenticato la tenerezza e la fragilità puerile, così Lucia cominciò anche lei a piangere, ma in silenzio.
Giulio a spizzichi e bocconi cercava di raccontarle dello gnomo balzato fuori dallo specchio, la mamma era incredula ed alla fine si fecero tante risate, ma siccome avevano saltato la cena e ridere mette appetito, si prepararono due tramezzini col pomodoro ed il formaggio: uno per ciascuno e non diedero niente allo gnomo ingrugnito, perché lui era cattivo e gli piaceva spaventare i bambini e pure le loro mamme. Non c'era dubbio che fosse stato lo gnomo a suggerire a Giulio di scappare di casa ed alla sua mamma di gridare, perché certi gnomi sono così: ci godono a fare dispetti ed a vedere la gente immeschinirsi nella rabbia e nell'umiliazione, perciò non bisogna mai dargli retta.
Capito bambini?
Il bambino agiva nella logica della sua età. La prima colpevole è la nonna che non era stata in grado di educare la madre di Lucia. Non si migliora una persona, non aiutano a crescere i rimbrotti.
RispondiEliminaSono per la diciottenne schiacciata dalla piccola peste, dalla madre e dalla nonna. Inoltre a me piacciono i riccioli rossicci.
Buona cena Inge.
Infatti Gus anche a me piacciono i riccioli rossicci. Buona serata.
EliminaInge, io scrivo in base a una mia valutazione personale che a volte è
Eliminadiversa da quella dell'Admin del post. Può sembrare un dispetto, ma non lo è, e questo mi ha causato l'allontanamento da tre blog. Il tuo sarà il quarto?
Non capisco Gus: innanzitutto buongiorno. Forse ho bisogno di schiarirmi le idee, ma è ovvio che tu commenti secondo le tue valutazioni. In questo caso mi sono solo chiesta se ho distribuito con sufficiente chiarezza i nomi dei personaggi della storia, per il resto ti ringrazio dell'attenzione che mi dedichi. Felice giornata.
EliminaBellissimo racconto. Sfinge, scrivi e trasmetti efficacemente emozioni.
RispondiEliminaUn abbraccio.
Mary
Grazie Mary: benvenuta nel mio blog
EliminaBel racconto Sfinge. Scrivi e trasmetti emozioni in modo efficace.
RispondiEliminaUn abbraccio.
Mary
Grazie... c'è la moderazione nei commenti Mary: non vengono pubblicati istantaneamente. Buona serata
EliminaCara Sfinge, hai portato un esempio macroscopico, l'intelligenza non ha bisogno di grandezza ma di solo saggezza.
RispondiEliminaCiao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Esatto Tomaso, lo penso anch'io. Un caro saluto.
EliminaMa complimenti è una storia davvero molto bella, brava. Buona serata.
RispondiEliminasinforosa
Grazie Sinforosa: è fruibile per i ragazzini :-) Un abbraccio
EliminaUna bella lezione di vita, complimenti per la storia.
RispondiEliminaSereno pomeriggio.
Grazie Cavaliere. Buona serata.
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