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Il compleanno di Lucilla. Seconda parte

Ad occhi chiusi il dondolio della sedia ed il movimento dell'aria le avevano dato la sensazione di essere sospesa, come galleggiando alla deriva in una specie di fluido denso, poi si era trovata in una casa antica con una lunga rampa di scale: dalle scale le veniva incontro una donna molto anziana e male in arnese che la spaventò. In fondo non era che una bambina anche nel suo sogno... e si trovò seduta  in un prato con le gambe molli che non riuscivano più a camminare ed un bricco di caffellatte accanto... 
"Lucilla, Lucilla!"
Qualcuno la stava chiamando e scuotendo con energia: il bricco di caffellatte c'era davvero, caldo e fumante appoggiato sul tavolo. Lucilla aprì gli occhi pigramente: aveva ancora sonno. L'aveva svegliata Maria, la figlia della vicina di casa. Maria era di qualche anno più grande di Lucilla e già andava a scuola da alcuni anni, però le due bambine spesso giocavano ancora insieme e si volevano bene.
"Maria!" esclamò Lucilla "Come sei entrata?"
"La porta era aperta" rispose Maria facendo spallucce.
"Ma che succede? Qui in casa non c'è nessuno!" piagnucolò la piccola Lucilla.
"Mia mamma mi ha detto di portarti il latte con i biscotti: io credevo che a quest'ora tu stessi ancora a letto a dormire. Figurati! Sono andata a cercarti nella tua stanza, mica mi ero accorta subito che eri lì"
"Sì, ma qui non c'è nessuno!" insisté Lucilla. Ci fu una breve pausa e poi:
"Noi ci siamo" disse piano Maria.
"Ma tu lo sai gli altri dove stanno?" 

Lucilla era proprio spazientita: con la scusa di essere più grande Maria aveva il vizio di fare la misteriosa e non era certo la prima volta! C'erano almeno sette o forse otto cose che non le aveva rivelato, ma di cui aveva promesso di parlarle quando sarebbe stata più grande. Credeva forse che lei fosse stupida? Mica tutti i piccoli sono stupidi! Ma questa volta era diverso: non poteva fare ancora quel gioco! La rabbia la svegliò completamente:
"Oggi è il mio compleanno, ho sei anni sono grande e domani andrò a scuola! E voglio sapere subito dove sono papà, mamma e i miei fratelli! Dimmelo subito!"
Lucilla era diventata così rossa che sembrava un palloncino sul punto di scoppiare. Maria invece era talmente impressionata da questa reazione che aveva gli occhi lucidi e la voce tremante quando le rispose:
"Io non posso dirtelo: mia mamma mi ha raccomandato di non dirtelo. Non posso"
"Oh tu invece me lo dirai e anche subito" le ingiunse Lucilla con una voce arrochita nella quale vibrava una nuova ferocia veramente insolita e sorprendente per una bambina di quella età.

Maria fece un balzo indietro: pur essendo più grande, in fondo non era che una bambina anche lei: "Ti ho portato il latte con i biscotti" ripeté "e sono venuta a farti compagnia" aggiunse senza molta convinzione "Mi ha mandato mia mamma per farti compagnia". 
Certo non sarebbe riuscita ad ubbidire a sua madre, rifletteva ora Maria: avrebbe potuto scappare via, ma così non avrebbe fatto compagnia a Lucilla, oppure restare, ma così avrebbe finito per rivelarle quello che invece avrebbe dovuto tacere. Era in trappola e si sentì anche lei veramente arrabbiata:
"Sei solo una piccola viziata!" sbottò arrossendo a sua volta.

Lucilla non rispose, ma la guardava torva con un grugnetto imbronciato e cattivo, poi senza preavviso e senza una parola, infilò di corsa la porta e scappò via. Maria prese a rincorrerla: se la piccola si fosse persa o fatta male sarebbero stati guai seri!
"Ma dove vuoi andare?" Si affannava a gridare la povera Maria.
"Vado a casa tua: tu non sei una vera amica. Voglio parlare con tua madre!"
Maria l'aveva raggiunta:
"Torniamo indietro" le disse, posandole una mano sulla spalla "Mangiamo i biscotti e ti spiego tutto".

A Lucilla sembrò una buona idea e ora che ci pensava, aveva anche fame. Lucilla era così soddisfatta della sua vittoria, che quando furono di nuovo in casa per prima cosa addentò un biscotto offerto dalla sua amica, ma la bocca piena non le impedì di tempestarla di domande. Lucilla sapeva che il prossimo autunno sarebbe nata una sorellina o forse un altro fratellino, chi lo sa e la cosa non le dispiaceva perché così almeno non sarebbe stata lei la più piccola.

Non sapeva però che a volte i bambini cominciano a disubbidire già prima di nascere, così almeno le spiegò Maria e pretendono di nascere prima del tempo. La cosa tremenda è che a volte questi piccoli disubbidienti vengono mandati indietro. Lucilla non riusciva ad immaginare che i suoi genitori potessero essere così severi da mandare indietro il fratellino per una disubbidienza e se ne sentì preoccupata, ma Maria le spiegò che in realtà non sono i papà e le mamme a mandarli indietro questi bimbi, ma viene una specie di vento come il risucchio di un vortice che cerca di prendere indietro il bambino e i papà e le mamme devono combattere per riuscire a tenerselo, perciò si fanno aiutare dai dottori. Tutto era successo di sera tardi quando lei piccola già dormiva: tutti erano corsi all'ospedale ed uno dei suoi fratelli aveva pregato la vicina, la mamma di Maria, di occuparsi di Lucilla, ma senza spaventarla perché non si sapeva se i dottori e la mamma avrebbero vinto la battaglia e se questo fratellino o sorellina disubbidiente sarebbe davvero arrivato/a a casa oppure no.

Lucilla guardava ora Maria con gli occhi spalancati: si immaginava la sua mamma ed il suo papà che  stavano combattendo contro questo potere malefico più terrificante di un drago  e i dottori con armature e spade che lottavano per proteggere la sua famiglia ed il nuovo fratellino o sorellina piccolissimo ed indifeso.
"Quando si farà grande dovrò sgridarlo!" concluse pensierosa.
"Eh... se riuscirà ad arrivare a casa e poi a diventare grande..."
Loro erano piccole e potevano solo aspettare...


Commenti

  1. Il mistero se è svelato non è più un mistero.

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    Risposte
    1. Assolutamente vero: molti misteri perdono tutto il loro fascino quando svelati, però qualcosa resta in sospeso anche nella conclusione.

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  2. In realtà non hai spiegato molto... sono contenta così la tensione rimane costante.

    RispondiElimina
  3. Cara Sfinge, parlando e spesso succede che si dice poco.
    Ciao e buona domenica cin un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A volte si dice quello che si può dire. Buona domenica Tomaso.

      Elimina

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