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Gioacchino mettette 'a legge e Gioacchino murette acciso: il caso di Boris Johnson

Ecco un modo di dire partenopeo perfettamente calzante con le esternazioni di alcuni capi politici dei giorni nostri! "Gioacchino mettette 'a legge e Gioacchino murette acciso" che tradotto in volgare fiorentino sta a significare: "Gioacchino impose la norma per la quale lui stesso venne giustiziato". In senso metaforico il proverbio mette in guardia i potenti dall'imporre regole severe che poi essi stessi non possono o non riescono a rispettare. 

Questo è stato appunto il caso di Boris Johnson, fatto oggetto nelle ultime settimane di ironia nei social di tutto il mondo: si ricorderà infatti che appena due settimane fa il primo ministro britannico, pur di evitare i gravi danni economici che la quarantena sta purtroppo producendo non solo in tutta Europa, ma nel mondo intero, aveva deciso di non attuare alcun provvedimento restrittivo, puntando invece al raggiungimento della immunità di gregge. L'immunità di gregge, perseguibile attraverso una diffusione epidemica incontrollata, è apparso da subito ed allo stesso Johnson un obiettivo raggiungibile solo al prezzo di un enorme numero di vite umane. La cosa fino a quindici giorni fa non sembrava tuttavia scalfire la convinzione del primo ministro conservatore e nazionalista, che anzi aveva cinicamente esortato la popolazione a prepararsi  a perdere molte delle persone care.

Poi circa una settimana fa è risultato positivo il principe Carlo e poi ancora tre giorni fa, il 27 marzo, si è diffusa la notizia della positività dello stesso Johnson al Covid-19. Sia chiaro: noi gli auguriamo una veloce e perfetta guarigione. Non vogliamo il male di nessuno, anche perché si dice sempre a Napoli di un certo genere di persone: "si l'accire torna a nascere" (inutile ammazzarli perché rinascono) ed infatti non c'è dubbio che rinascano in quanto "A mamma de sciemi è sempa prena" (la madre degli imbecilli è la donna più fertile del mondo) purtroppo vorrei aggiungere, ma tant'è. Fatto sta che malgrado i suoi ottimi propositi il premier britannico si è dovuto ricredere: gli inglesi ringraziano.

Ma torniamo al nostro proverbio: Chi era dunque quel Gioacchino di cui si parla nell'aforisma? Si tratta in effetti di un detto fondato su di una esperienza storica di cui il popolo ha conservato memoria: Gioacchino Murat fu re di Napoli dal 1808 in seguito alla nomina da parte di Napoleone Bonaparte, di cui aveva sposato la sorella Carolina. Fece tante cose a Napoli di cui alcune molto gradite al popolo, altre meno e tra l'altro promulgò la legge che condannava a morte i traditori. Nel 1814 Murat firmò un accordo di alleanza con l'Austria nemica di Napoleone, tradendo quindi il suo imperatore. Dopo diverse vicende, Murat venne arrestato e poi fucilato il 13 ottobre del 1815 a Pizzo Calabro, dove era sbarcato col progetto di riprendersi il Regno di Napoli, ormai già in mano borbonica.

Ad essere sincera il detto che io ho sempre ascoltato dai nonni era: "Gioacchino mettete 'a legge e Gioacchino murette 'mpiso" ma bisogna riconoscere che la tradizione orale ha evidentemente rimandato una immagine che ha finito per essere distorta dal passaparola popolare. L'infamia dell'impiccagione infatti era riservata ai delinquenti comuni, ma ad un militare ed ex sovrano come Gioacchino Murat fu invece concessa una morte onorevole e perciò venne passato per le armi. Si vede che l'essere condannati a morte e giustiziati, nell'immaginario della povera gente doveva significare proprio impiccagione, come probabilmente capitava di quei tempi a tanti altri poveretti non blasonati: questo potrebbe spiegare l'imprecisione storica contenuta nell'aforisma. Volendo essere invece più sottili, si potrebbe diversamente interpretare la parola 'mpiso, che letteralmente significa impiccato, in senso lato, traducendola col significato generico di giustiziato.

Commenti

  1. Io non capisco come l'Inghilterra abbia potuto dare tanto potere a uno scimunito pericoloso.

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    1. Eh... anche in casa nostra se ne vedono di tanti colori...

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  2. Non conoscevo questo detto, ma mi sembra appropriatissimo al caso di specie.
    E sì, auguriamo a Boris lunga vita, ma confesso di aver goduto alla notizia della sua positività.
    Quanno ce vó ce vó!

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    1. Molti hanno parlato di Karma :-D ma io sono all'antica. Serena serata Claudia!

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  3. Cara Sfinge, spesso perdiamo tanto tempo per parlare delle cose inutili.
    Ciao e buona settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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  4. Gli anglosassoni... pur avendoci vissuto per piu' di un anno in Inghilterra non sono mai riuscita a capirli del tutto. Boris Jhonson, è stato votato, democraticamente, e loro in Europa in fin dei conti ci sono sempre stati mal volentieri. Hanno trovato il "traghettatore", che adesso è malato, ma queste persone risorgono sempre, piu' forti di prima. Lunga vita a Boris, quindi.
    Un saluto
    Anna

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    1. Certo il temperamento e la logica anglosassoni sono ben diverse dalle nostre: anche la lingua infatti contiene differenze essenziali che sottendono un'altra struttura di pensiero. Boris può campare cento anni: non è lui che crea il problema, ma quelli che votano questi personaggi. Gli inglesi si ricrederanno riguardo all'Europa, anche se dirlo adesso che siamo in ginocchio suona strano.

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  5. Un modo di dire particolarmente attuale !

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    1. Infatti: mi è sembrato il più appropriato al caso!

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