Morti per lavoro: l'emergenza che non fa rumore.
Quante persone sono morte per causa di lavoro quest'anno, nei primi due mesi del 2020? Secondo l'Osservatorio Indipendente di Bologna (fonte seria, ma non ufficiale) siamo ad 86 morti per cause di lavoro ed altri 97 morti in itinere, ovvero mentre si recavano o rientravano dal luogo di lavoro. La pubblicazione più aggiornata da fonti istituzionali invece, è quella diffusa dall'Inail il 28 febbraio con un report riferito al solo mese di Gennaio 2020.
Dal documento messo online dall'Inail risulta che solo in Gennaio 2020 sono rimasti uccisi sul posto di lavoro 33 persone ed altri 19 sono morti in itinere con una tendenza in crescita rispetto allo stesso periodo del 2019 sia per i primi che per i secondi. Si muore sul lavoro quindi con un ritmo superiore ad una persona al giorno. Se su questa media aggiungiamo febbraio e paragoniamo le cifre con quelle dell'Osservatorio di Bologna, ci rendiamo conto che le stime risultano diverse rispetto a quelle ufficiali: non sappiamo se e come l'Osservatorio fruisca di altre fonti utili al computo di eventi mortali, che possono per vari motivi sfuggire alle statistiche ufficiali, ma anche restando esclusivamente nei limiti di queste ultime, ci rendiamo conto che morire sul lavoro è un fatto abituale e quotidiano nel nostro paese. Una situazione alla quale siamo ormai assuefatti e che passa sottotono: nessuno protesta, nessuno pretende mascherine (e neanche caschi, guanti, visiere, imbracature o rispetto delle elementari norme di sicurezza) nessuna attività viene sospesa... ci scappa al massimo un giorno di sciopero sindacale per un morto.
Queste vite perse sono unità che non si riducono ai numeri di una statistica, ma sono persone umane con le loro famiglie, le preoccupazioni, i progetti i sogni e le ambizioni di ciascuno. Queste vite perse sono anche capitale umano, se proprio dobbiamo accantonare l'idea di dignità della persona e considerarla invece esclusivamente per la sua funzione produttiva. Un capitale che stupidamente e ciecamente va perduto per risparmiare in impianti di sicurezza e/o in contributi contrattuali di un lavoro stabile che riconosca diritti: praticamente come se un contadino lasciasse morire di stenti il suo mulo per risparmiare sulla biada. Nessun contadino analfabeta è mai stato stupido fino a quel punto, ma lo è diventata la nostra cosiddetta civiltà, con la connivenza della politica corruttibile e spesso corrotta fino a questo punto.
Le morti per lavoro non occupano le prime pagine dei giornali: se ne è parlato appena un pochino negli ultimi giorni dopo la pubblicazione dei dati Inail. Oggi è già passato, è notizia già vecchia, ma oggi è domenica: già solo ieri sono morti un operaio di 44 anni a Bellusco, in Brianza, cadendo in un forno spento ed un altro a Cuneo dopo alcuni giorni di agonia in Ospedale, un uomo di 59 anni colpito da una lastra di ferro. Oggi è domenica: lavora meno gente e fino a quest'ora pare che almeno per oggi tutti riusciranno a tornare a casa.
Cara Sfinge, quanta verità ce in questo chiarissimo post!!!
RispondiEliminaCiao e buon inizio della settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Che tristezza Tomaso: sono verità tristi purtroppo. Felice settimana anche a te.
EliminaUna piaga che spesso passa in secondo piano.
RispondiEliminaSerena notte.
Fin troppo spesso Cavaliere ed un motivo ci sarà.
EliminaSu questa barbarie una volta avevo una rubrica.
RispondiEliminaDa allora non si è visto nessun miglioramento.
Sarebbe un'ottima idea riprendere quella rubrica Gus: qualcuno deve parlarne.
EliminaMe ne sono occupata diverse volte.
RispondiEliminaLe morti bianche sono una vera piaga.
Dovrebbero fare molto più rumore. Hai fatto bene a diffondere questi dati allarmanti.
Un problema è che con la precarietà del lavoro e la ricattabilità dei lavoratori le morti sono in aumento. Hai fatto bene ad occupartene Claudia: sono temi fondamentali che non possono e non devono passare sotto silenzio.
Elimina