Repressione e polizia
La polemica che è nata in seguito ai recenti scontri tra polizia e manifestanti, il 12 novembre a Napoli in occasione del no Fornero day e poi il 14 a Brescia ed a Roma nel corso dello sciopero generale di studenti e lavoratori contro le politiche governative, merita una riflessione.
Le manifestazioni esprimono evidentemente la protesta contro il governo e la sua politica, ma sono manifestazioni autorizzate e pertanto è riconosciuto ai partecipanti il diritto di manifestare pacificamente.
La presenza della polizia dovrebbe garantire l'ordine pubblico ed il rispetto dei limiti consentiti, tuttavia la polizia , per definizione, rappresenta il braccio armato dello stato, cioè delle stesse istituzioni contro le quali è stata organizzata la manifestazione.
Se ne deduce facilmente che le parti sono schierate su fronti contrapposti e se un poliziotto volesse unirsi al corteo, dovrebbe spogliarsi della divisa ed abbandonare il ruolo che essa simbolizza (checché ne dica Grillo).
La polizia nel fronteggiare le manifestazioni, di norma, si limita a seguire le indicazioni che giungono dall'alto, le quali a loro volta possono variare a seconda dei timori più o meno fondati relativi alla pericolosità dei manifestanti. Qui a Napoli, ad esempio, la maggiore repressione osservata il 12 novembre è parsa verosimilmente legata alla necessità di tutelare l'incolumità del ministro Fornero, poco simpatica agli studenti e la cui figliola aveva già ricevuto una lettera intimidatoria, oltre che all'esigenza di non sfigurare di fronte all'ospite straniera.
Il 14 invece i ragazzi hanno pacificamente occupato la stazione ed i binari senza che nessuno li respingesse. Evidentemente le direttive erano diverse.
Che nell'ambito di un indicazione repressiva ed a scontro aperto singoli poliziotti possano eccedere è grave perché, proprio per la divisa che indossano, dovrebbero riuscire a non travalicare mai il confine dell'area del diritto di ogni cittadino, ma, d'altro canto, è anche inevitabile dato che il poliziotto è vincolato al rispetto delle disposizioni ricevute e può provare paura o rabbia come chiunque altro.
La cosa ingiusta sta nel fatto che chi ha indicato una repressione più o meno indiscriminata, risultando peraltro in contraddizione con se stesso, essendo la manifestazione autorizzata, resterà al suo posto ...
Con questo non giustifico chi ha insistito nel picchiare a sangue qualche ragazzino che stava fuggendo o era già steso a terra ... in questo entra la responsabilità personale ed umana del singolo, che sarebbe giusto poter identificare e che, tuttavia, non è l'unico responsabile ...
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