Crescere …
Questa parola se riferita ad un oggetto fisico implica un’idea di aumento ed estensione, vale a dire un cambiamento che riguarda le dimensioni ed è caratterizzato da una espansione che può avvenire con diverso ritmo e velocità.
Se la parola è invece riferita ad un organismo vivente la si intende sempre come un cambiamento orientato su di una linea progressiva e, generalmente, mirato al raggiungimento della maturità riproduttiva dell’organismo stesso.
Quando parliamo di crescita nella specie umana ci riferiamo ad una struttura concettuale complessa che include la maturazione psico affettiva e quella fisica. Ora io comincerei a considerare la cosa partendo dall’analisi del fenomeno nella sua forma più elementare. Dobbiamo considerare in questo punto di prospettiva le parole chiave: cambiamento e progresso.
La crescita, infatti, implica diversi cambiamenti, più o meno visibili, caratterizzati (nel migliore dei casi) da una direzionalità orientata in senso evolutivo, ovvero mirata al progresso, aumento e miglioramento: mi ripeto nel sottolineare una cosa apparentemente così scontata, perché quando ci si riferisce alla crescita come cambiamento non sempre ci si ricorda di aggiungere che il cambiamento dovrà consistere in un arricchimento con acquisizione di una struttura più articolata e complessa, capace di funzionare autonomamente in settori per i quali in precedenza risultava dipendente da altri. Tutto questo naturalmente se si tratta di un processo di crescita sano e sufficientemente equilibrato.
La crescita psichica ed affettiva comporta la conquista di spazi mentali e relazioni sociali estese oltre il nucleo familiare, analogamente a quanto avviene per la crescita fisica che implica anche, ma non soltanto, un aumento di dimensioni del corpo. L’aumento delle dimensioni è possibile quando vi sia uno spazio disponibile entro il quale l’espansione possa aver luogo: ciò significa che ogni momento di crescita può realizzarsi quando è disponibile uno spazio vuoto, ovvero una distanza ed un distacco da altri oggetti.
Detto altrimenti dobbiamo concludere che la crescita avviene attraverso successivi distacchi e separazioni: si cresce separandosi ed individuandosi gradualmente rispetto ad altri. Molti disturbi della crescita riguardano un disagio generato nei tempi e nelle modalità di ciascuna separazione. Nel peggiore dei casi il cambiamento può invertire direzione ed andare nel senso della regressione e/o del deterioramento (è un cambiamento anche quello!).
Alcune delle più importanti separazioni, a partire da quella che si realizza con la nascita, si accompagnano a vissuti di fatica, dolore e disorientamento. Perché una separazione rappresenti una condizione utile alla crescita sono necessarie alcuni semplici presupposti che riguardano essenzialmente tempi e modalità: è necessario attendere il momento giusto per favorire il distacco (che comunque in nessun caso risulterà indolore) vale a dire il momento in cui la persona che cresce sia in grado di occupare lo spazio disponibile, iniziando a funzionare in maniera indipendente in una determinata area: un distacco troppo precoce può essere vissuto come abbandono e concretamente comportare arresto della crescita ad uno o più livelli e regressione, un distacco troppo tardivo può essere vissuto come soffocante svalutazione e sortire risultati simili. Tra gli estremi della patologia esiste tuttavia uno spazio sufficientemente ampio a consentire la riflessione e ad elaborare una separazione accettabile e funzionale. Tempi e modalità risultano strettamente correlati: se la modalità è disfunzionale difficilmente i tempi riusciranno a rispettare un “range” fisiologico. La modalità è legata al tipo di relazione e riesce ad essere abbastanza rassicurante se fondata sulla sicurezza e fiducia reciproca. Vissuti di inadeguatezza, apprensioni, ansie e via dicendo si diffondono nell’ambiente come gli odori ed i pollini così che tutti coloro che sono prossimi ne respirano con l’aria e se ne impregnano. E la crescita è un processo continuo nella vita che riguarda l’infanzia, l’adolescenza, la genitorialità, la maturità ed, a dire il vero, una relazione parentale, educativa o terapeutica che non trovi il proprio sbocco naturale in una qualche forma di svincolo (quando è il suo momento) non è una relazione sana. Anche i terapeuti devono continuare a crescere … il che è sempre meglio, sennò si invecchia!
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