Gentilezza ed empatia
Alcuni di noi hanno creduto che, condividendo la comune disgrazia dell'epidemia Covid, avremmo tutti sviluppato maggiore solidarietà e gentilezza verso il nostro prossimo: secondo questo ottimistico teorema per tutti sarebbe stato più facile immedesimarsi nell'altro e sviluppare quindi empatia, perché tutti ci siamo trovati e ci troviamo nella stessa barca in balia di questa tempesta epidemica. Personalmente sono stata sempre scettica rispetto a questa speranza espressa da tanti ai tempi dei cori dai balconi: la distanza forzata e la mancanza di abbracci avrebbero potuto aiutarci a comprendere l'importanza dei rapporti umani ed inoltre i vissuti di vulnerabilità da parte di ciascuno di noi avrebbero potuto aiutarci a recuperare il valore della socialità e della solidarietà intese anche come mutuo soccorso.
La realtà purtroppo sembra avere smentito queste aspettative: da giorni nei social non si parla se non degli hater scatenati in rete perfino contro i morti e chi li commemora. La gentilezza non è da tutti e neanche la capacità di elaborare la sofferenza, rendendola un'occasione di crescita, è da tutti. Abitualmente nel mondo animale è esperienza comune osservare come le situazioni di stress e dolore tendano ad incattivire i soggetti rendendoli più insofferenti ed aggressivi. Anche noi di norma diventiamo più irritabili se siamo stanchi ed abbiamo mal di testa. Perché dunque ci aspettavamo che una sofferenza condivisa potesse renderci più empatici ed ingentilire i nostri comportamenti sociali?
La specie umana o quanto meno alcuni esemplari di questa specie in effetti potrebbero fare eccezione, perché se è vero che una sofferenza non elaborata invelenisce ed incattivisce è anche altrettanto vero che la sofferenza, se elaborata adeguatamente, umanizza e rappresenta una occasione di crescita. Quando è che la sofferenza ingentilisce? Quando riusciamo ad utilizzarla per migliorare la consapevolezza dei nostri limiti, accettandoli emotivamente e migliorando quindi la nostra tolleranza sia verso noi stessi che verso gli altri (i cui limiti siamo sempre riusciti a vedere benissimo, n.d.r.).
La sofferenza è una occasione di crescita quando ci permette di conoscere e sperimentare noi stessi in situazioni diverse ed inedite, consentendoci così di ampliare la nostra area di consapevolezza. Per funzionare in questo modo il dolore non dovrebbe superare una certa soglia: il livello di soglia è soggetto a variabilità individuale ed è a sua volta dipendente in parte dalle capacità critiche e cognitive ed in parte dagli assetti strutturali emozionali della nostra personalità. Superata la soglia è abbastanza probabile che i malesseri possano tracimare e che nel migliore dei casi noi possiamo cominciare a funzionare come un colapasta, lasciando passare dai numerosi buchi tutto quello che entra, senza riuscire a trasformarlo.
Cosa è dunque la gentilezza chi, quando e come riesce ad essere gentile?
- Per gentilezza, nella sua accezione più comune, si intende un modo di porsi garbato, rispettoso ed amabile verso il proprio prossimo: non solo con buona educazione (che può essere impeccabile, ma fredda) bensì un modo di fare nelle relazioni umane che implica accoglienza e comprensione dell'altro e probabilmente ha molto a che fare con l'empatia.
- La gentilezza quindi riguarda i sentimenti di una persona: sentimenti che si dimostrano nobili ed elevati proprio attraverso la cortesia ed il rispetto espressi verso altre persone. Questi comportamenti positivi lasciano trasparire qualità morali come bontà d'animo, amore per il prossimo e capacità empatiche.
- Nei tempi antichi per gentilezza si intendeva nobiltà: indubbiamente i nobili erano riconoscibili dalle condotte bene educate e dalla generosità che, in quanto ricchi, potevano permettersi.
- La gentilezza è una qualità delle persone che stanno bene e vivono bene, non più nel senso antico perché sono ricche, benestanti ed hanno ricevuto una buona educazione, ma in un senso diverso che è soprattutto riferito ad un buon equilibrio interiore.
Le persone gentili non sono quelle che non soffrono, perché in un modo o nell'altro tutti nella vita affrontiamo il dolore, le persone gentili sono quelle che sono capaci di elaborare la propria sofferenza piuttosto che vomitarla semplicemente su qualcun altro. Probabilmente questo mio discorso non ha molto a che vedere con gli hater che scorrazzano impunemente in internet, perché è probabile che molti di loro siano prezzolati per condizionare l'opinione pubblica, ma riguarda invece gli aspetti diseducativi che impattano sulla platea di ascoltatori e lettori meno avveduti. Le persone gentili hanno delle opinioni, ma in genere riescono ad esprimerle senza insultare e senza offendere nessuno.
In questa società, la gentilezza latita.
RispondiEliminaSerena domenica.
Purtroppo è così.
EliminaLa sofferenza nell'uomo che già è insoddisfatto non può che incattivirlo.
RispondiEliminaTu hai cultura e sensibilità, scrivi racconti e poesie e senti il bisogno di amare e di essere amata. Per questo ti aspettavi qualcosa di meglio dagli altri.
Sei una bella persona. Resta così e non cambiare.
Grazie per i tuoi apprezzamenti Gus: cambiare alla mia età non è facile, però alcune cose cambiano comunque, altre invece no. Ci sono moltissime persone di gran lunga migliori di me sotto ogni aspetto: possiamo credere nell'umanità.
EliminaLa gentilezza è merce sempre più rara, sebbene io nella mia vita abbia incontrato molte più persone gentili che non, molto sta anche come noi ci poniamo nei confronti dell'altro. Conta più una stilla di miele che non un barile di aceto, così mi diceva sempre una collega che ormai non c'è più.
RispondiEliminasinforosa
Soprattutto quando è sincera Sinforosa: tra l'altro io adoro il miele
EliminaCara Sfinge, tu hai centrato l'argomento giusto, ora tutti siamo nella stessa barca, e dobbiamo aiutarci a vicenda, sperando di non affondare!
RispondiEliminaCiao e buona domenica, con un abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Cara Sfinge, noto ora che mi hai assegnato un premio per i miei commenti,
RispondiEliminadi questo ti ringrazio, ciò mi stimola ha continuare.
Ciao e buona domenica, con un abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Benedetto Tomaso! Il premio ti è stato assegnato già da lunedì scorso e dura per una settimana, quindi fino a domani: domani verrà nominato il nuovo vincitore della settimana. Buona domenica e felice serata anche a te!
EliminaLa gentilezza in questa società non esiste,tutti sono incattiviti purtroppo!
RispondiEliminaCertamente è rara, ma si incontra ancora in alcune persone Olga.
EliminaLa gentilezza è una delle mie prerogative di vita.
RispondiEliminaE no, non ho mai pensato che questa pandemia ci avrebbe migliorati. Anzi...
Però la solidarietà esiste ed è meravigliosa.
Proprio oggi ho trovato una storia positiva che pubblicherò fra qualche giorno.
Sono gentile e diffondo speranza. Che combo disastrosa. 😅
Lo so Claudia: tu sei una bella persona. Un abbraccio forte!
EliminaDiscorso molto interessante. Credo comunque che in una certa misura la gentilezza sia questione di temperamento. Si può nascere gentili o cattivi. Poi è chiaro le vicende della vita possono farci cambiare.
RispondiEliminaAlcune delle nostre qualità sono, almeno in parte, doni della natura, ma molte di esse possono essere o meno curate e coltivate e questo dipende dalla nostra scelta.
EliminaCiao, adesso adesso ho commentato il post di in amico che parla di solidarietà e empatia nel momento del bisogno, in modo più sintetico del tuo ho fatto la medesima considerazione.
RispondiEliminaLo cercherò Lari. Grazie.
EliminaPurtroppo la gentilezza ormai non è facile da trovare. L'egoismo ha invaso la nostra società e nei momenti duri la questione non può che peggiorare. Nonostante ci sia stata anche molta solidarietà sapevo che saremmo usciti da questa pandemia peggiori di come ne eravamo entrati😔. Per fortuna esistono ancora persone gentili come te❤️
RispondiEliminaIn genere sono gentile ed è molto difficile farmi perdere le staffe, ma quando qualcuno ci riesce... potrebbe vederla diversamente. :-D Grazie Enrica!
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