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Un anticorpo monoclonale contro il Covid-19

Ancora una speranza di cura contro l'infezione da Covid-19 arriva oggi dalla ricerca scientifica con uno studio olandese che, stando ai risultati fino ad ora ottenuti in vitro, avrebbe individuato un anticorpo monoclonale umano capace di bloccare il sito molecolare che il virus usa per legarsi e quindi penetrare nelle cellule. La ricerca è stata svolta presso l'Università di Utrecht che ha pubblicato i risultati fin qui raggiunti su Nature Communications.


In estrema sintesi non si tratta in realtà di uno studio del tutto nuovo, né di un nuovo anticorpo, ma di un filone di ricerca che era stato sviluppato a suo tempo, negli anni 2002/03, per il trattamento della precedente epidemia da SARS CoV ma poi interrotto in seguito alla scomparsa spontanea di quell'agente patogeno. Ora la SARS CoV 2 (il Covid-19) appartiene a quella medesima famiglia di Coronavirus e l'anticorpo individuato per la precedente epidemia sembra funzionare (in vitro, n.d.r.) anche nel caso del CoV 2, bloccandone il sito di aggancio alla cellula.

Si tratterebbe evidentemente di una opportunità molto diversa rispetto al trattamento con siero immune, utilizzato attualmente in alcuni ospedali italiani, in quanto l'anticorpo monoclonale oggetto di studio, può essere prodotto in laboratorio e quindi teoricamente è distribuibile su larga scala,  senza i limiti che comporta l'uso di un siero prelevato dall'uomo. Cerchiamo di capire di cosa si tratta: l'anticorpo individuato è di origine umana e non necessita pertanto di adattamenti particolari per l'uso nell'uomo, era stato studiato per bloccare la diffusione del Coronavirus SARS CoV responsabile dell'epidemia del 2002/03. All'epoca la SARS CoV si rese responsabile di una grave forma di polmonite diffusasi in Cina, con una mortalità elevata, di circa il 10%. Oggi il SARS CoV 2 responsabile dell'infezione Covid-19 presenta alcune analogie strutturali con il suo predecessore, in particolare un epitopo (un sito superficiale di una proteina virale) deputato ad agganciare le cellule viventi ed a permetterne la penetrazione nella cellula. L'anticorpo monoclonale presentato in questo studio era stato pensato per curare l'epidemia di SARS, ma funziona anche con il SARS CoV 2 ,quanto meno in colture di cellule in vitro.

Come d'obbligo gli stessi autori, che pure definiscono la propria scoperta "rivoluzionaria", ammettono che:

"È necessario molto più lavoro per valutare se questo anticorpo può proteggere o ridurre la gravità della malattia nell'uomo" 


La sperimentazione attuale infatti è limitata agli studi in vitro che sono sì suggestivi del meccanismo d'azione dell'anticorpo, ma non ci dicono ancora abbastanza circa quello che potrà essere il suo comportamento in un organismo complesso come quello umano.

Commenti

  1. Bene bene. Bisogna lavorare su tutti i fronti. Il vaccino ha tempi molto lunghi
    e noi abbiamo fretta.

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    1. Speriamo bene Gus: da qualsiasi parte venga, ben venga.

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  2. La ricerca ha un ruolo sempre più di rilievo in Italia e nel mondo.
    In ogni caso, però, i tempi di sperimentazione sono molto lunghi e non possiamo sperare che si arrivi ad una "soluzione" entro pochi mesi.

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    1. Mi auguro che si sbrighino Claudia: non se ne può più.

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  3. Stanno davvero tentando di tutto, il bello di queste ricerche è la cooperazione, il lavorare per un unico obiettivo. Buona serata.
    sinforosa

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    1. Certo Sinforosa, anche se a volte la competizione sembra più forte della cooperazione.

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  4. Cara Sfinge, ecco una piccola speranza, se anche io penso che non sarà facile.
    buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Per ora è una speranza: auguriamoci che si concretizzi.

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  5. Speriamo davvero che la ricerca riesca a trovare al più presto una soluzione a questo grandissimo problema...

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    1. Questo è quello che aspettiamo tutti: per il momento dovremo imparare a conviverci.

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