La storia di Mago nanetto
C'era un
piccolo mago nascosto nello stivaletto rosso di Roberta di quelli con la tunica
turchina, tempestata di stelline luccicanti ed il cappello a cono sempre un po'
stropicciato e rigirato sulle ventitré: gli dava fastidio certe volte
quel cappello, voleva per forza ricadergli sugli occhi, specialmente quando si
accalorava nelle sue chiacchiere fiabesche e nelle sue piccole magie. Lui era
costretto a scostarlo e poi riprendeva a raccontare avventure stranissime, che
per lo più lasciavano la piccola Roberta incredula e dubbiosa. Lei a volte lo
prendeva un po' in giro facendo il verso delle sue intonazioni solenni ed
ostentando un certo scetticismo riguardo alle storie che lui andava
raccontando.
Quel piccolo
mago era buono, tenero e paziente con i bambini, solo che era davvero tanto
piccolo che Roberta poteva tenerlo comodamente nel cavo della sua manina: ora
sarà stata la taglia minuscola, una miniatura, che mal si conciliava con le sue
eroiche narrazioni di draghi e giganti, sarà stato che gli altri maghi, quelli
più alti, lo misuravano dall'alto in basso ed una volta uno di loro, per
canzonarlo, lo aveva guardato attraverso una lente di ingrandimento, magica
naturalmente, facendo convergere su di lui una luce che ne aveva perfino
dimezzato la statura, ma fatto sta che quel maghetto era diventato un po'
borioso e suscettibile e quando si arrabbiava diventava tutto gonfio e rosso, bofonchiava
qualcosa di incomprensibile e correva a nascondersi nello stivaletto dove era
capace di restare rintanato anche per cinque o sei giorni, senza che la povera
Roberta riuscisse a convincerlo ad uscire in nessun modo.
Lei già lo
sapeva: ormai aveva imparato a conoscerlo e quindi un po' ci stava attenta, ma
la tentazione di prenderlo in giro o di fingersi incredula ed impuntarsi a
volte era più forte! Eh sì, era andata così anche l'ultima volta ed
ora il suo mago nanetto non ne voleva proprio sapere di fare capolino dallo
stivale. "Ecco è tutta colpa mia" si tormentava la
bambina "Sono una bimba cattiva: me lo ha detto anche la mamma,
rovino sempre tutto... e pensare che è stato così buono con me mago nanetto a
consolarmi per i miei stivaletti". Pensando queste cose Roberta cominciò a singhiozzare.
Bisogna
sapere che la mamma di Roberta era una donna molto povera: tanti anni fa,
quando Roberta aveva appena pochi mesi, il papà era partito per un paese
lontano in cerca di fortuna, ma purtroppo di lui non erano più arrivate notizie e
la povera donna per sfamare se stessa e la sua piccina aveva dovuto cercare
qualche lavoretto in giro per le campagne della contrada. All'inizio tutto era
stato difficile: Roberta era piccola e la mamma doveva portarla con sé,
cercando di tenerla al coperto in un cantuccio fresco o caldo, secondo la
stagione, ma i padroni borbottavano sempre del trovarsi quella bimba fra i
piedi! Così spesso la pagavano male oppure lei si sentiva costretta a cercare
un altro lavoro. Poi per fortuna Roberta era cresciuta un pochino ed ora la
mamma la lasciava da sola a casa, con un milione di raccomandazioni, si
capisce, e finalmente lei aveva trovato un'occupazione stabile in una fabbrica
lì vicino, dove finiva solo all'imbrunire. Era una fabbrica di scarpe e la
mamma passava tutto il giorno a confezionare con cura tante belle calzature
lucenti e nuovissime, scarpe e scarpette per tanta gente e tanti bimbi
più fortunati di lei e della sua Roberta.
Era andata
così: Roberta possedeva soltanto un vecchio paio di scarpette, di una misura un
po' grande per lei e con qualche piccola lacerazione tra la suola e la tomaia, la
sua mamma infatti, le faceva indossare delle calze spesse e pesanti per cercare
comunque di proteggere i suoi piedini delicati. Un giorno però la macchina alla
quale la mamma lavorava, sputò fuori un paio di stivaletti rossi, che
avevano un imperdonabile difetto: sembravano di due misure diverse. La donna,
costernata, chiamò il controllore, sperando di non venire accusata per la
scarpa malriuscita: nel mostrare gli stivaletti scompagnati, si andava infatti
discolpando: "Le suole le ha tagliate la macchina" diceva "e
io non ho potuto fare nulla!". Per fortuna il capo le credette,
fece fermare la macchina e chiamò un altro operaio, incaricandolo di
regolarla correttamente.
"Che
ne faccio di questi?" chiese allora la mamma di Silvia, "Buttali
via" rispose l'uomo, "Ma se li tengo io" incalzò
ansiosamente la donna "me li decurterete dalla paga?". A
dire il vero quella paga non era proprio un granché, ma comunque il meglio che
la poveretta aveva trovato in giro, solo che non avrebbe proprio potuto
permettersi di pagare quegli stivaletti: c'era da pagare l'affitto, fare la
spesa e comprare il taglio di stoffa per confezionare l'abitino di Roberta, che
continuava a crescere e non ci stava più nei panni vecchi. L'uomo, che poi non
era mica proprio lui il padrone lì, le lanciò un occhiata di sbieco e un po'
imbarazzato a mezza voce concluse velocemente: "Per me sono
buttati".
Naturalmente la donna portò
a casa i preziosi stivaletti e ci lavorò tre intere notti per scollarli,
pareggiare i tagli delle suole, rimodellare le tomaie, incollarli e ricucirli, ma... che soddisfazione! Il lavoro
era davvero riuscito alla perfezione! La piccola Roberta avrebbe avuto un paio
di stivaletti perfetti, identici, nuovissimi e di gran lusso. La mamma era
raggiante nel regalarglieli ed anche Roberta ne era entusiasta, solo che, ahimè,
durarono giusto due giorni: il fatto è che quella volta al ritorno da scuola
non aveva compiti e fu così che decise di andare a giocare in cortile. Si
annoiava a morte da sola in casa, mentre nel cortile passava il tempo a scovare
le cicale, inseguire le coccinelle ed osservare le lunghe file di formiche con
quelle briciole più grandi di loro, che si affaccendavano a far provviste per
l'inverno.
Aveva deciso di far
incontrare due coccinelle, molto graziose e per questo le serviva una bella
foglia larga: ce n'erano alcune proprio nella siepe all'altro lato della
strada. Oh sì,
Roberta ricordava benissimo le raccomandazioni della mamma, ma le sarebbero
bastate appena un paio di quelle foglie... Fu così che fece una corsa e...
inciampò sulla grata della fognatura: lo stivaletto destro si sfilò via come d'incanto
e fu subito inghiottito nel buco misterioso. Non c'era modo di recuperarlo.
Roberta spaventata tornò in fretta a casa, che disperazione! Aveva perso il suo
bellissimo stivaletto e per giunta la mamma l'avrebbe sicuramente sgridata!
Roberta era una bambina
assennata e tranquilla: preparava sempre la tavola e metteva a bollire la
pentola d'acqua sul fuoco quando si avvicinava l'ora del ritorno della mamma. Insomma,benché piccola, sapeva
cavarsela bene, ma era pur sempre una bambina e perciò di fronte a quel
disastro cominciò a piangere come se nulla potesse consolarla: si era tolta ora
anche lo stivaletto sinistro, poggiandolo sul pavimento vicino al suo lettino e
lo contemplava con gli occhioni lucidi e un po' rabbiosi come se si sentisse
tradita. Fu proprio allora, proprio quel giorno che dallo stivaletto sinistro
fece capolino per la prima volta il mago nanetto: aveva un piccolo fiore rosso
con dei puntini neri nella sua mano e senza una sola parola lo porse a Roberta.
Il suo sguardo era stato dolce e struggente quella volta e la bambina, anche se
stupita ed un po' impaurita alla fine aveva gradito il dono. Si erano messi lì
a chiacchierare come vecchi amici e da allora mago nanetto le faceva sempre
compagnia quando non c'era la mamma: spesso la aiutava anche a fare i compiti e
perfino la maestra si era accorta di quanto lei fosse diventata più brava e
precisa nel lavoro e le aveva fatto anche dei complimenti.
Mago nanetto però aveva una
debolezza: non poteva sentir piangere i bambini: quel frastuono gli rimbombava nella
testa ed avrebbe fatto qualsiasi cosa per farla smettere. Roberta sapeva anche
questo, ma non ne aveva mai approfittato perché era troppo orgogliosa e non le
piaceva farsi vedere piangere, però quando il maghetto si impuntava in quel
modo andava a finire sempre così: lei dopo tante insistenze e tanti giorni
arrivava al punto di non poter trattenere le lacrime e mago nanetto, che non
sopportava proprio di sentirla e vederla piangere, a quel punto spuntava fuori
dal collo dello stivaletto con in mano qualche fiorellino colorato, che non si
capiva dove andasse a raccogliere, ma si sa che i maghi fanno le magie e poi
aveva una bella storia da raccontare e Roberta ascoltava incantata col suo
sorrisetto misterioso... e no: almeno per oggi niente dispetti!
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