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I diritti (negati) delle donne

Nascere donna non è un grande affare, anzi, se dobbiamo proprio dirla tutta, è una bella fregatura: voi, donne dico, avete sempre bisogno di dimostrare tutto, ivi incluso il fatto di essere creature senzienti e pensanti ed inoltre sarete sempre colpevoli fino a prova contraria. Per le donne la regola della presunzione di innocenza vale con termini invertiti, ovvero non sono gli altri a dover produrre prove della vostra colpevolezza: gli altri possono dire di voi cosa gli pare ed a voi resta l'onere (ove mai ve ne fregasse qualcosa) di dover dimostrare la vostra innocenza. Va da sé che potreste anche infischiarvene, benché talvolta un minimo di prestigio sociale e di autorevolezza, ne converrete con me, potrebbe sempre tornarvi utile in diversi frangenti della vostra vita.

Ora le donne nella storia sono risultate penalizzate nella vita sociale dal fatto di essere completamente assorbite per lunghi periodi di tempo dal loro ruolo di madri: ruolo che nella nostra cultura non gode di alcun sostegno sociale. La madre è quell'individuo che in età adulta affronta una trasformazione ed una crescita ancora più profonda e radicale di quella vissuta nell'infanzia e nell'adolescenza. Si tratta di una crescita che coinvolge il corpo, che cambia, il sentimento di identità personale, il ruolo sociale, il progetto di vita e, naturalmente, l'emotività e l'assetto psichico globale. A questa evoluzione non tutte giungono preparate e con un equilibrio abbastanza stabile da poter superare la crisi, che inevitabilmente si accompagna al cambiamento. Può darsi che qualcuna di voi ce l'abbia fatta, altre no o non ancora: comunque sarebbero affari vostri

E invece no: non sono affari vostri! Vedete: questi hanno rotto le scatole non per anni, ma per secoli, addebitando alla incapacità delle madri, qualunque disagio rilevato durante l'infanzia, hanno penalizzato le madri, ma anche le donne in generale, in quanto madri potenziali, licenziandole dal lavoro e/o facendogli firmare le dimissioni in bianco all'atto dell'assunzione, hanno colpevolizzato queste persone nei momenti di maggiore fragilità, tenendole sotto giudizio, ma senza aiuto, né supporto di alcun tipo, anzi lasciandole da sole a sbrogliarsela, salvo poi stigmatizzarne gli errori reali o presunti. Come se non bastasse hanno sottratto risorse e sicurezza economica alle famiglie ed ora si preoccupano del calo di natalità... 

Il calo di natalità è un problema sociale rilevante, che (udite, udite) non riguarda soltanto il mondo femminile, ma l'intera società. Colpevoli del calo di natalità sarebbero le donne giustamente: il problema è sociale, ma la colpa è delle donne, secondo una equazione di cui non ci sono stati spiegati i fondamenti logici. Il rimedio? Il ritorno alla società patriarcale, la criminalizzazione dell'aborto, l'arretramento nelle conquiste di diritti, la regressione della condizione femminile alla dipendenza economica dall'uomo e per ultimo il ricatto sui figli, che potrebbero essere sottratti o comunque devastati durante la loro crescita, da regole che piuttosto che tutelare i minori tenderebbero a tutelare il diritto dei padri.

Ora le leggi esistono (o dovrebbero esistere) per tutelare i più deboli: i più forti ed i prepotenti in genere sanno proteggersi da soli ed anzi riescono a prevaricare ed a sopraffare gli altri: quella è la legge del più forte, la legge della giungla appunto, quella che nasce prima delle leggi di una società civile. Attualmente la congiuntura economica e la scarsità di risorse tende a compensarsi attraverso la penalizzazione di alcune categorie sociali discriminate per vari motivi: la discriminazione di genere è profondamente radicata nella nostra cultura e nessuna conquista è scontata: il ddl Pillon presentato lo scorso agosto ed attualmente all'esame delle camere ne è un esempio lampante. 

Care donne, fate un figlio se lo desiderate e se siete in grado di mantenerlo, non vi sposate e rifiutate l'esame del DNA: questo è l'unico rimedio che vi consentirà di conservare la vostra dignità personale e  di non essere ricattabili. Questo è l'unico rimedio che permetterà a tutti di capire che la vita e le scelte delle persone (ancorché donne) devono essere libere per diritto e non oggetto di mercimonio politico (e reazionario per giunta). Il figlio o i figli sono una scelta di vita, ma essi non vi appartengono: appartengono soltanto a se stessi ed il nostro compito non è quello di possederli, ma quello di guidarli verso una crescita serena.  I figli comportano  molti più doveri che diritti, eppure dei doveri non si parla, giacché è scontato che quella parte spetti alle madri: si parla di diritti, ma non i diritti dei bambini, né quelli delle donne, no, i diritti dei padri. E davvero non c'è altro da dire.



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