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Il fantasma della politica

Oggi è una di quelle giornate in cui uno non avrebbe voglia di parlare. C'è poco da dire in verità, magari uno non ha proprio niente da dire e quindi è il momento ideale per parlare di politica.  Questa entità fantasmatica di cui noi, comuni mortali, sappiamo solo che fa arricchire chi la pratica. Una politica divenuta lo spettro di se stessa: il governo del paese, della cosa pubblica, divenuto palcoscenico di personaggi improbabili alle prese con le proprie contraddizioni, ostentazioni, gesti dimostrativi ed incertezze...

Cos'altro è oggi la politica infatti se non l'arte di esercitare le corde vocali senza trasmettere realmente contenuti fruibili culturalmente dagli ascoltatori o anche fruibili comunque, in qualsivoglia forma tout court? Oggi si parla del voto del M5S che nega l'autorizzazione a procedere contro Salvini per il caso della nave Diciotti. Ma dobbiamo fare la faccia sorpresa? C'è qualcuno a cui era sfuggito il senso della votazione online sulla piattaforma Rousseau? 

Ricapitoliamo: i 5 stelle hanno sempre vociato contro l'immunità parlamentare, ne hanno fatto una questione di principio, cavalcando l'onda del malcontento popolare contro i privilegi, dicevano che bisogna difendersi nei e non dai processi, ma poi in questo caso specifico (e diciamo la verità: ogni caso è un caso specifico) non avevano nessun interesse a concedere un'autorizzazione a procedere che avrebbe minato nelle fondamenta l'alleanza di governo, aprendo con ogni probabilità una grave crisi. Il M5S doveva e voleva votare contro questa autorizzazione e scongiurare quindi la crisi di governo: fin qui niente di strano, in campagna elettorale si dicono tante cose, ma si sa, fra il dire ed  il fare... 

Ovviamente i parlamentari pentastellati avrebbero potuto votare secondo l'interesse superiore della stabilità di governo, assumendosene la responsabilità: ad alcuni la cosa non sarebbe piaciuta, ma i rappresentanti vengono eletti apposta per questo, per fare delle scelte con cognizione di causa. Non ci sarebbe motivo di eleggere dei rappresentanti se poi ciascuno di noi  dovesse comunque studiarsi tutte le carte e le leggi per prendere delle decisioni ed assumersi responsabilità al loro posto. 

Sia chiaro: la piattaforma Rousseau non è rappresentativa di nulla e di nessuno, è una organizzazione privata, una attività imprenditoriale gestita sostanzialmente da un singolo, che ha ereditato l'azienda paterna, ben remunerativa peraltro. Sia chiaro: la votazione su quella piattaforma non è soggetta ad alcun controllo esterno ed attendibile, tanto che l'esito del voto era più che scontato dal momento in cui è stata annunciata. Sia chiaro: si è trattato di una farsa la cui utilità, nell'intento degli ideatori, è consistita nello spostare l'oggetto delle recriminazioni provenienti dalla base elettorale recalcitrante alla ragion di stato, dai dirigenti del partito (leggi Di Maio &C) ad altri attivisti (votanti) del movimento.

Li lasciano litigare fra loro: i parlamentari, allegramente e non senza una mirabile faccia di bronzo possono perfino affermare pubblicamente che loro personalmente sarebbero stati contrari, ma... ha votato la base! Ora se uno non vuole assumersi responsabilità deve rinunciare ad un lavoro che ne implichi l'assunzione: cosa accadrebbe se un medico mettesse ai voti i trattamenti da prescrivere ai pazienti? Voi ora protesterete: ma che c'entra? Domanderete voi, per fare il medico ci vuole una specifica competenza! Ecco: proprio qui vi aspettavo, voi siete davvero sicuri che invece per fare politica non sia necessaria nessuna competenza? Ma vuoi vedere che il problema è proprio questo?

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