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Qualcuno volò sul nido del cuculo: la trappola del gioco truccato

Uno dei film che rivedo sempre volentieri, anzi più che rivedere "rivisito", perché non è soltanto bello, ma contiene un messaggio artistico ed umano profondo tale da avere a suo tempo improntato indelebilmente la mia formazione è "Qualcuno volò sul nido del cuculo".
Oggi ho voluto riguardarlo ed  in particolare mi sono annotata mentalmente due frasi:
"A quella piace il gioco truccato"
"Io almeno c'ho provato, voi non ci provate"

pronunciate  in due momenti diversi dal protagonista, un grande Jack Nicholson, che interpreta una persona sostanzialmente sana di mente, magari un pò bizzarra e fuori dagli schemi, ma con una voglia ed una gioia di vivere contagiosi, un leader naturale dotato di grande empatia e di  una profonda sensibilità e solidarietà verso i propri simili. Una persona semplice in fondo, di quelle che agiscono prima di pensare e senza calcolare i propri tornaconti, in breve la vittima ideale del potere istituzionalizzato.

Quella a cui "piace il gioco truccato" è la capo infermiera presentata come una figura rigida ed insensibile, assolutamente incapace di entrare in contatto con l'altrui sofferenza, ma pienamente gratificata dalla propria posizione di potere assoluto verso gli internati: il pretesto della "terapia" di gruppo le fornisce un alibi inattaccabile grazie al quale esercita il diritto di tormentarli quotidianamente frugando nella piaga delle loro radici di sofferenza e focalizzandosi esclusivamente su quelle come se la difficoltà e l'umiliazione che ciascuno subisce nel vedere sciorinati pubblicamente i propri tormenti intimi fosse una punizione, un percorso di espiazione che viene sadicamente inflitto con l'unico e meschino tornaconto di sentirsi infinitamente superiore ed onnipotente.

Il gioco truccato sta nello svilimento del quotidiano, nel non consentire alcun momento di distrazione che non sia l'osservanza della regola e la cupa riflessione sul proprio minus unito all'arrogante consapevolezza di avere sempre e comunque ragione, non perché criticamente si sia effettivamente dalla parte giusta, ma solo perché si è dalla parte di chi è più forte e si gioca con persone in condizioni di fragilità psichica e dipendenza affettiva  ...
Il protagonista affronta nel corso della sua personale vicenda all'interno della struttura psichiatrica tutta la trafila che va dalla somministrazione dei farmaci, all'elettroshock per approdare infine alla lobotomia, quando aggredisce la capo infermiera responsabile di avere deliberatamente indotto al suicidio  un ragazzo colpevole di avere partecipato ad una festa notturna durante la quale ha affrontato e superato le proprie difficoltà di approccio sessuale ...

Ma prima di giungere a questo il protagonista è riuscito  a far vivere ai suoi compagni momenti di vita vera, ad insegnargli a credere in se stessi, a superare in qualche misura alcuni timori legati alla crescita personale ed è riuscito a sbloccare ed a restituire alla vita uno degli internati, il grande capo, l'indiano che simula sordomutismo e deficienza per isolarsi dal mondo: lui il vero amico, quello che avrà il coraggio di liberarlo dal corpo perché non debba vivere una vita inumana da vegetale dopo la lobotomia, quello che infine avrà successo dove lui ha fallito cioè nello scardinare la colonnina dell'impianto idraulico e  nell'usarla per sfondare la finestra e fuggire via dall'inferno!

"Io almeno c'ho provato, voi non ci provate!" è il rimprovero che Nicholson, nelle vesti di McMurphy, aveva  mosso ai suoi amici, che consentivano con la loro paura e la loro dipendenza il perpetuarsi di quest'esercizio disumano di un potere assoluto e totale senza neanche cercare una via di fuga ....
Due morti, scene di una drammaticità sconvolgente, ma il petto gonfio della libertà conquistata del grande capo che si allontana nella pianura verde ...

Commenti

  1. Ho l'impressione di rivivere quel film ogni momento della giornata, non vi saranno elettroshock tradizionali o lobectomie eseguite in laboratorio, Ma esiste un sistema con le loro regole e con milioni di infermiere onnipotenti.che giocano con la diversità degli altri e la dipendenza affettiva e fragilità, con estrema naturalezza. Ho letto in uno dei libri che ho avuto la fortuna di leggere queste testuali parole:" uno guarisce quando si domanda se quelli attorno a lui sono pazzi" Ho avuto anche il modo di capire questa frase un po' strana. E' una semplice domanda, ma costoro si ammazzano e ammazzano per soldi quando uno desidera aiutarli ?"

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  2. Si, Mario il film è tutta una metafora che gira intorno al rapporto col potee all'uso ed all'abuso di potere: McMurphy nella storia è un comune detenuto, uno che ha semplicemente violato una regola, ma sono il suo amore per la vita e la sua intolleranza degli schemi precostituiti a tradirlo, per questo ne viene richiesto il periodo di osservazione in reparto psichiatrico per la eventuale diagnosi ... diciamo un "disturbo del controllo degli impulsi" da DSM perché è certo che se non l'avessero fermato lui quella infermiera sarebbe arrivato ad ucciderla! Aveva sacrificato la fuga e la sua libertà per dare a quel ragazzo l'opportunità di superare le sue paure e sentirsi un uomo e lei riesce a farlo suicidare, minacciandolo di rivelare l'accaduto a sua madre, né si scompone nel vederlo morto in una pozza di sangue, si sa: era un alienato, cose che capitano, una disgrazia! Si, credo che l'avrebbe tranquillamente uccisa ... del resto quante volte si uccide senza sporcarsi neanche le mani?

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