Quando non resta che pregare (poesia)
Succede prima o poi nella vita: ci troviamo di fronte ad una situazione o ad una persona che abbiamo colmato di ogni nostro affetto, qualcosa o qualcuno a cui continua a correre il pensiero in un tremito che percorre velocissimo per mille volte l'oscillazione impercettibile che va dal timore alla speranza e poi ancora torna indietro come il pendolo che scandisce l'orologio della nostra vita per ogni respiro che ancora ci resta.
Ma accade in un punto in cui non possiamo agire, perché non siamo noi a doverlo fare o perché riuscire ad arretrare di un passo è la cosa migliore da farsi al momento o anche perché magari non abbiamo noi i mezzi per fare ciò che vorremmo.
Così quando il nostro tremito diviene intenso e ci scuote fino a farci provare dolore, allora l'unico modo per lenire i brividi, sciogliere i nodi dolorosi o, se vogliamo, ingannare l'ansia allentandola nella ritualità ripetuta di una cantilena suggerita dal cuore, allora non resta che pregare ...
Preghiera
Fate che questo primo sole
sia una promessa,
che questa primavera
sia la nuova stagione
della nostra vita,
che il mio amore per loro
trasmuti nella loro forza.
Nella preghiera l'uomo riconosce i propri limiti e si raccomanda per ampliarli... bella poesia! :-)
RispondiEliminaNon è facile lasciar andare e affidarsi totalmente alla preghiera. Sono d'accordo con te. Un abbraccio :)
RispondiEliminaLa preghiera è una cosa semplice in fondo: è l'espressione intensa di un desiderio, di una speranza e di un affetto e fa bene perché la ritualità della preghiera a volte stempera l'ansia e l'apprensione, ci dà anche la sensazione di avere fatto qualcosa (abbiamo pregato) e ... in qualche modo funziona :-)
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