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Randagi e clochard


Leggevo oggi di questa discussa ordinanza del sindaco di Verona, Flavio Tosi, Lega Nord: nel documento, che è stato firmato martedì dal primo cittadino veronese, viene espresso divieto di offrire cibo ai barboni ed ai senza tetto della città. Per i contravventori è prevista una multa che va da un minimo di 25 euro ad un massimo di 500 euro.
Secondo diverse fonti di stampa il provvedimento è destinato a colpire soprattutto una organizzazione umanitaria: la cosiddetta "Ronda della carità" che si occupava di nutrire i vagabondi presenti nelle strade della città.
In effetti il principio è chiaro ed orientato nella stessa direzione dei diversi divieti che altri Comuni italiani hanno espresso riguardo al dare cibo a gatti e cani, divieti peraltro contestati e considerati non legittimi dai vari animalisti ed ecologisti, che normalmente si mobilitano anche sul piano giuridico per queste evenienze.
Evidentemente quando una persona offre ripetutamente nello stesso luogo del cibo agli animali randagi, ne segue una concentrazione degli stessi in quello specifico territorio: questo è quello che avviene normalmente anche in natura quando le diverse specie tendono a concentrarsi nelle zone più ricche di risorse alimentari.

Per fare un esempio, il 4 ottobre 2013, il sindaco di  Perinaldo, comune ligure vietava di dar da mangiare a gatti e cani, stabilendo multe dello stesso ammontare (dai 25 ai 500 euro) per i trasgressori.
Un divieto simile, tendente a ridurre sempre i fenomeni di randagismo era anche stato approvato al comune di Cagliari nel marzo dello scorso anno.
Oggi comunque è la prima volta che un tale divieto viene esteso anche alle persone umane: certamente i clochard guastano l'immagine che si vuole offrire della città, ovvero quella di un centro pulito ordinato e laborioso, dove la miseria non esiste.
Solo mi chiedo: se in giro per la città invece di vedere straccioni vedessimo cadaveri scheletriti di straccioni, che vanno putrefacendosi negli angoli e sotto i muri, quale sarebbe la nostra impressione?
Il problema è quello di eliminare realmente la miseria, non di fingere che non ci sia e cercare di nasconderla!
Ma, a parte questa banale considerazione di buon senso, mi chiedo anche: un'ordinanza di questo genere non viola la libertà personale costituzionalmente riconosciuta ad ogni cittadino della nostra nazione?
Se io voglio regalare un sacchetto della mia spesa a qualcuno, non ho forse il diritto costituzionalmente riconosciuto di esercitare questa scelta? 
Ma poi se il mio amico fosse per dire un tipo disordinato e trasandato nell'abbigliamento a chi ed in che modo è demandato il compito di decidere se sia o meno un vagabondo?
Cosa si intende per vagabondo?
Se poi volessimo parlare dei principi di solidarietà, soccorso e reciproca assistenza, che dovrebbero rappresentare il fondamento della nostra cosiddetta civiltà, il discorso potrebbe divenire assai spinoso e delicato: la mia associazione è andata immediatamente all'editto del comune di Trieste  del 1877, col quale si faceva obbligo di lasciare acqua pulita e cibo agli animali randagi di passaggio e sapete perché?
Perché un animale affamato ed assetato può divenire rabbioso e molto distruttivo ... cosa che succede anche agli esseri umani, qualora a Tosi il concetto non fosse chiaro ...

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