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"A meglia parola è chella che nun se dice". Un capitolo della serie: l'antica saggezza popolare.

Esiste un corrispettivo scialbo nella lingua italiana per l'elogio del silenzio:
"Il silenzio è d'oro!" ci dicono ed aggiungono che "la parola è d'argento" ma solo le voci squillanti ed argentine (per l'appunto) dei bimbi possono realmente vantare il possesso della parola d'argento: intuitivamente uno si aspetterebbe il terzo di piombo, anche perché notoriamente "non c'è due senza tre", che poi è anche il numero perfetto, ma il piombo riguarda solo le arance mangiate alla sera o l'eventuale passaggio a vie di fatto dopo un'accesa discussione ... d'argento.

In realtà il nostro aforisma partenopeo, "A meglia parola è chella che nun se dice", contiene un sapere più profondo e disincantato: 'a meglia parola è la parola migliore, quella che scopre a sorpresa una verità scomoda e nascosta, ma anche in qualche modo immediatamente chiara nella sua realtà inconfutabile una volta che sia stata rivelata.
Però è proprio quella che nun se dice, perché rischia di mettere a nudo, non senza una punta di cattiveria, motivazioni e sentimenti magari poco nobili e non bene accetti a chi dovrebbe o potrebbe ricevere il messaggio: dunque va taciuta per considerazioni di ragionevolezza sociale, per non risultare invisi e/o non fomentare ed inasprire conflitti già aperti e per se stessi dannosi.
 'A meglia parola insomma raramente è una parola di pacificazione e di buon senso: è solo una parola di verità, ancorché scomoda. 
Naturale qui nasce la domanda: quando è che vale la pena di dirla questa  'a meglia parola?
Se vogliamo scherzare e provocare maliziosamente (goduria!) è un conto, ne possiamo anche dire, ma se vogliamo dirla per davvero, il più delle volte in situazioni serie e reali della vita, tacerla quella parola rappresenta una delle strategie vincenti nella ricerca di una soluzione o uno sbocco: le parole da dire sono quelle che spingono verso la soluzione ed il superamento di un problema. 
La "verità" che  serve a ciascuno di noi e .... a ciascuna delle persone che ci sono care (o comunque affidate alla nostra responsabilità) è la chiave interpretativa della realtà utile al  progresso ed al raggiungimento degli  obiettivi: tante altre verità sarebbero invece le meglie parole, quelle che noi saggiamente faremo a meno di dire soprattutto ai nostri cari, a meno che non siano quanto meno utili, ancorché sgradevoli,  nella nostra valutazione previsionale, rispetto al percorso di vita della tale persona
Ma è risaputo che non tutte le verità sono utili (diciamo la verità!!).


Una folla di meglie parole inespresse giace sotto ogni lapide e se tutte queste parole volassero nell'aria non rappresenterebbero che brusii e sibili confusi ed incomprensibili anche all'ascoltatore più attento, ma se per caso una di quelle parole riuscisse a staccarsi dalla ingarbugliata matassa dell'inespresso ed a rendersi distintamente udibile  a qualcuno (perché non a tutti il tacere giova) difficilmente se ne coglierebbe il nesso apparente con il contesto attuale e presente a quella data persona, senza contare che, sempre nell'ottica che è meglio tacere, troverebbe sempre qualcuno pronto a fare diagnosi di allucinazioni uditive ....

Insomma ribadiamo: "a meglia parola è chella che nun se dice" ma veramente non si dice ...
Lo dico per il vostro bene ....

Commenti

  1. Ciao, interessantissimo il tuo post! I modi dire regionali sono sempre particolari e curiosi. Contengono grandi verità.... oppure no, visto che i tempi son cambiati. Dipende dal proverbio
    SE non ti crea problemi ti ho taggata qui
    Ciao

    RispondiElimina
  2. Accidenti Patricia !!! Mirtilla (malcontenta??) Accetto la sfida ;-)) è anche una roba che mi piace: non era proprio questo il post che avevo in programma (fino ad oggi ho pubblicato sul blog solo poesie scritte da me) ma ora subito ti servo. Posto una poesia che adoro ... intensa e delicata ... poi leggila e dimmi che ti pare :-D

    RispondiElimina

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